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Sessa Aurunca – Crisi del CAB: anni di responsabilità riassunti dal Circolo Vassallo in un comunicato

Sessa Aurunca (CS) – Le dimissioni del dott. Antonio Carotenuto da commissario del Consorzio Aurunco di Bonifica segnano un ulteriore drammatico momento di una crisi complessiva dell’ente che ormai data da alcuni anni e che, nel corso degli ultimi mesi, ha assunto aspetti drammatici. Il nostro Circolo in tutto questo tempo ha preferito restare in silenzio, soprattutto come segno di rispetto nei confronti delle centinaia di lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, ma ha evitato di aggiungersi al coro dei tanti che demagogicamente hanno cercato di “cavalcare” l’ondata emotiva prodotta dalla crisi del CAB, proponendosi addirittura come risolutori di una tragedia sociale di cui in massima parte erano responsabili. Tuttavia riteniamo che non sia più possibile continuare a tacere sulle responsabilità politiche e gestionali che hanno determinato uno stato di crisi che, è bene dirlo subito, al momento sembra di non facile soluzione. Da qui la scelta di contribuire con la presente nota (della cui lunghezza ci scusiamo anticipatamente) per aiutare chiunque sia interessato alla vicenda a ricostruirne gli aspetti principali. Il CAB fu istituito con Regio Decreto del 08/08/1925 ed ha sede a Sessa Aurunca. Il comprensorio del Consorzio interregionale tra Campania e Lazio ha una superficie territoriale totale di bonifica integrale di 24.208 ettari che ricadono nel territorio del Comune di Sessa Aurunca per una superficie di 16.309 ettari e in quella di Cellole per una di 3.500 ettari. Gli altri comuni interessati sono, in provincia di Latina, Castelforte, SS. Cosma e Damiano e Minturno per un totale di circa 4.400 ettari. Al comprensorio del Consorzio è aggregato il territorio irriguo attrezzato nelle Valli del Peccia e del Garigliano che comprende porzioni dei comuni di Rocca D’Evandro, Mignano Monte Lungo e San Pietro Infine . Ha come compiti istituzionali la bonifica e l’irrigazione dei terreni ricadenti nel “comprensorio di bonifica”, più precisamente il prosciugamento meccanico dei terreni paludosi e la manutenzione dei canali di scolo delle acque meteoriche e di falda presenti sul territorio per una lunghezza di circa 800 Km (la vera e propria Bonifica) e dal primo di maggio al trenta di settembre la fornitura di acqua per irrigazione dei terreni consorziati dietro corrispettivo di un canone per il servizio offerto. Si tratta, come è ovvio, di servizi essenziali sia per l’attività agricola che per la prevenzione dell’assetto idrogeologico. Infatti, il territorio (o comprensorio consortile) è una polveriera a causa della mancata manutenzione dei canali di bonifica negli ultimi 4 – 5 anni, per cui c’è un elevatissimo rischio idrogeologico che non ha prodotto danni solo grazie alla mancanza di precipitazioni piovose rilevanti. Gli agricoltori stanno soffrendo un grosso disagio per la scarsità di acqua distribuita dal CAB per la sua paralisi amministrativa e non per la siccità di questi mesi. Paradossalmente qui di acqua ce n’è tanta ma non ci sono le risorse per distribuirla! Il CAB, per i servizi offerti alla comunità, emette un ruolo che comprende un canone di bonifica, obbligatorio per tutti i proprietari terrieri ricadenti nel comprensorio, e un canone irriguo per i coltivatori che usufruiscono del servizio. Inoltre, per legge regionale della Campania, gli viene corrisposto un rimborso pari all’85% dei consumi energetici e finanziamenti per manutenzioni straordinarie. La Regione Lazio invece, con legge regionale 50/94 ha soppresso il CAB sul proprio territorio, e nonostante il CAB abbia continuato ad assicurare il servizio a quei comuni, non è stato rimborsato di nulla da quasi vent’anni a questa parte. In pratica un consorzio di bonifica è un ente di autofinanziamento. Dal 2006 il CAB era governato da una deputazione regolarmente eletta dai consorziati, il Presidente Ing. Raffaele Puoti amministrava con una maggioranza abbastanza solida un Ente con 14 dipendenti a tempo indeterminato e circa 45 operai avventizi stagionali con contratti a 156 giornate/anno; le manutenzioni erano assicurate da imprese di appalto. Gli avventizi lavoravano generalmente da marzo a ottobre per garantire la stagione irrigua, il corretto funzionamento degli impianti e delle condotte di irrigazione e la distribuzione dell’acqua. L’amministrazione Puoti, come le precedenti, ha cercato di garantire sempre il pagamento degli stipendi al personale e la corretta somministrazione di servizi agli utenti. Nel corso degli anni, però, le amministrazioni del CAB, hanno accumulato un notevole indebitamento che, va detto, ha contribuito lentamente a creare i presupposti della crisi attuale come correttamente evidenziato dai numerosi interventi sulla questione dell’ex Commissario Barretta. A dicembre 2011, la Regione Campania in virtù della L.R. 4/2003 decreta il commissariamento del CAB a causa della mancanza di redazione dei bilanci di previsione e consuntivi per gli ultimi anni di esercizio; va precisato che a quella data gli operai erano stati pagati completamente per il lavoro effettuato (TFR compreso) ed i dipendenti fissi avevano “solo” 2 mesi di stipendi arretrati. La giunta del Governatore Stefano Caldoro, nomina Commissario Straordinario Regionale il Sig. Angelo Barretta, con decorrenza primo gennaio 2012 (resterà in carica fino al marzo 2016). Nel decreto di nomina si legge testualmente “visto il curriculum del Sig. Barretta….”. Abbiamo controllato e, a meno non sia sfuggito qualcosa, a noi risulta che il sig. Angelo BARRETTA, classe 66 di Cellole, ha un diploma di 4° anno Magistrale (vecchio ordinamento), di professione si dice imprenditore avendo partecipazioni nelle pescherie di famiglia. Ha un passato di candidato come Sindaco di Cellole (senza mai essere stato eletto fino ad allora), militante in Forza Italia prima nel gruppo di Nicola Schiavone (ex consigliere Regionale arrestato per camorra) e poi nel gruppo di Nicola Cosentino (ex deputato e sottosegretario arrestato per camorra). Nominato prima nella giunta di Camera di Commercio e poi nel c.d.a. del consorzio per la raccolta rifiuti ecoquattro. Arrestati i suoi precedenti mentori, si lega al consigliere regionale Massimo Grimaldi del N.P.S.I., il quale in forza del suo legame speciale con Caldoro probabilmente gioca un ruolo fondamentale nel farlo nominare commissario del CAB. Giunto al CAB, come primo atto nomina un suo amico avvocato come consulente fisso del CAB, poi procede all’assunzione di uomini di sua fiducia come usciere, autisti e ragionieri. Le premesse sono buone, infatti estromette le ditte esterne che costavano tantissimo all’ente procede all’assunzione di una ventina di operai stagionali con i quali effettuare le manutenzioni in house. Subito (2012) acquista alcuni mezzi con dei fondi provenienti dal MIPAF con destinazione d’uso specifica; creando il primo “intoppo”, infatti acquista un escavatore, con lo scopo di fare manutenzione ai canali di bonifica, in autonomia, pagando anticipatamente per circa € 200.000 un commerciate il quale non consegna mai il mezzo e fallisce inghiottendo i 200.000 euro. Mano a mano che passa il tempo aumentano le assunzioni e di stagione in stagione si arriva a contare 316 dipendenti stagionali tra operai ed impiegati con contratti variabili che vanno dai tre mesi ai sei mesi/un anno – la maggior parte di essi provenienti dal comune di Cellole. Contemporaneamente i dipendenti a tempo indeterminato diventano 23 grazie alla trasformazione di alcuni contratti stagionali in virtù del CCNL dei consorzi di bonifica che contempla l’assunzione anche per chiamata diretta. Il costo per il personale dipendente (avventizio o fisso), in questo modo, aumenta esponenzialmente senza avere la copertura finanziaria per sostenerlo. Contemporaneamente, vengono iniziati dei lavori di manutenzione degli immobili ospitanti gli impianti idrovori, a dir poco assurdi. I lavori consistono solo ed esclusivamente nella manutenzione esterna dei fabbricati, senza toccare minimamente gli impianti idrovori presenti al loro interno, necessari a quella che è la vera missione aziendale di un consorzio di bonifica. Vengono anche eseguiti lavori manutenzione ad alcuni canali in cemento, i quali vengono letteralmente “pitturati” con pittura al quarzo per esterni, assolutamente inadatta a sponde di cemento contenenti acqua corrente ed esposte alle intemperie 365 giorni l’anno; per questo scopo vengono impiegati centinaia di fusti di pittura per un valore di decine di migliaia di euro. In generale Barretta predilige gli abbellimenti esterni degli immobili in uso al CAB (sono di proprietà del demanio dello stato), con il posizionamento di faretti, bandiere, prati verdi, gazebo in legno, fontane di roccia; niente di male se si trattasse di edifici privati e non di impianti demaniali destinati alla bonifica e per di più gestiti da un ente in crisi di liquidità e che non paga gli stipendi al personale. Infatti, la gestione Barretta, fino a metà 2013 riesce a pagare gli stipendi con una certa regolarità, poi iniziano i ritardi nei pagamenti, le dilazioni ogni 3 o 4 mesi, gli acconti; e sempre senza nessun principio di eguaglianza tra lavoratori, nel senso che venivano pagati alcuni con somme più importanti e più spesso a scapito di altri che venivano pagati meno e con intervalli più lunghi. Simbolo emblematico dei lavori “folli” della gestione Barretta è stato lo sperpero per la ristrutturazione dell’impianto idrovoro di “Fontana Vecchia” in territorio del comune di Cellole, un impianto in disuso dai primi anni settanta e per il quale sono stati spese e impegnate somme per oltre settecentomila euro, con personale impiegato che ha superato le ottanta unità giorno. I lavori hanno previsto la creazione di prati e giardini con fontane di roccia e gazebo in legno con tanto di passeggiate in lastrico di pietra. Basterebbe recarsi sul posto per verificare lo stato dei luoghi a distanza di poco più di tre anni! Tutto questo a che serve per un impianto che dovrebbe tirare acqua dalle paludi e recapitarla a mare? Per di più, un impianto in disuso e mai più utilizzabile? Tutto è stato chiaro nella primavera del 2016, quando il sig. Barretta si è candidato come sindaco di Cellole, eletto certamente anche grazie ai voti delle persone assunte in modo clientelare da lui stesso al consorzio e dei cellolesi che hanno ammirato le pregevoli manutenzioni esterne dei fabbricati consortili, servite solo a dargli visibilità, creare consenso e accrescerne il prestigio; quindi lavori finalizzati a mera propaganda elettorale. Dal 2015 si bloccano i pagamenti del tutto ed inizia il vero calvario per i dipendenti, i quali pur continuando a lavorare regolarmente per assicurare il servizio pubblico agli utenti, iniziano ad agitarsi; nello stesso anno si vota in Campania, Caldoro perde le elezioni e viene eletto De Luca; Barretta si riposiziona prontamente con il consigliere regionale Oliviero del PD e viene lasciato al suo posto al CAB. Verso la fine del 2015 i rapporti con i dipendenti diventano ingestibili e Barretta si arrocca; le continue denunce di dipendenti e consorziati inducono De Luca a sostituire Barretta (anche d’accordo con il consigliere regionale Oliviero che lo vuole candidato sindaco di Cellole) e a marzo 2016 viene nominato un nuovo commissario. Barretta va via ma lascia un debito di € 4.325.244,3 solo per stipendi non pagati a impiegati ed operai per la maggior parte assunti da lui; di questa somma, € 1.800.442,69 è relativa a contributi previdenziali non versati (dati ufficiali rilevati dalla relazione del nuovo commissario regionale). Prima di andare via però, ha il tempo di incassare quanto auto attribuitosi di stipendio, compreso il TFR (diritto riservato ai lavoratori dipendenti e non ai commissari straordinari regionali), e l’ultimo giorno precedente al passaggio di consegne con il nuovo commissario, si elargisce un bonifico di €1700 per lui e €1500 per il suo ragioniere (questa era la somma disponibile sul conto corrente bancario del CAB di cui Barretta possedeva la chiavetta per l’Home banking); il passaggio di consegne con l’insediamento del nuovo commissario c’è il 16 di marzo 2016 e Barretta ordina i bonifici il 15 di marzo. In totale Barretta, incassa compensi nei 4 anni e 3 mesi di incarico da commissario al CAB, per circa € 210.000 (TFR compreso), mentre i dipendenti non venivano pagati. Oggi, paradossalmente il credito vantato dai dipendenti supera i sei milioni di euro; il paradosso è che il consorzio è un ente pubblico, emette un ruolo di contribuzione come un qualsiasi altro ente (comuni, province, ecc.) ma ha un contratto di lavoro con i propri dipendenti di tipo privatistico, il che lo rende attaccabile dai creditori per i decreti ingiuntivi e pignoramenti. Ad onor del vero bisogna aggiungere che una parte dei decreti ingiuntivi sono rapportabili agli stessi lavoratori che non percepiscono gli stipendi per cui si viene a creare una situazione paradossale: le somme eventualmente elargite per pagare i lavoratori possono in ogni momento essere pignorate per effetto dei decreti ingiuntivi di alcuni degli stessi lavoratori! Nel pieno della crisi, su iniziativa dell’on. Oliviero si cerca di aggirare l’ostacolo attraverso un maldestro tentativo di bloccare i pignoramenti delle somme destinate alla retribuzione. Come si comprese da subito si trattava di fumo negli occhi e della solita demagogia buona a placare gli animi per qualche giorno. Si era alla vigilia del Natale del 2016 e un po’ tutti volevano mettersi il cuore in pace! Come detto, a marzo 2016, il governatore De Luca cede alle pressioni, anche per accontentare l’on. Oliviero il quale vuole un uomo “suo” candidato in un comune del proprio bacino elettorale, e nomina il dott. Antonio Carotenuto nuovo commissario del CAB, con decreto del 10 marzo 2016 pubblicato sul BURC. Carotenuto, a differenza di Barretta, un curriculum ce l’ha e questo fa ben sperare i dipendenti. Dirigente di ruolo della Regione Campania, nel dipartimento “politiche agricole” (quello che materialmente esercita le funzioni di controllo sui consorzi di bonifica), con un passato di dirigente sindacale della CGIL. Nel primo incontro con i dipendenti, annuncia di essere pronto a denunciare tutti gli abusi commessi in precedenza da altri e a sistemare le carenze amministrative iniziando a pagare con regolarità gli stipendi correnti e cercando una soluzione per gli arretrati lasciati da Barretta. Nel frattempo, il governatore De Luca nomina l’avv. Franco Alfieri come proprio consigliere delegato all’agricoltura, non avendo conferito a nessun assessore la delega all’agricoltura ed essendo egli stesso assessore all’agricoltura oltre che presidente della giunta; Alfieri diventa l’interlocutore dei dipendenti del CAB con la Regione e lui stesso nomina e tutela Carotenuto come commissario. Tornando a Carotenuto, il suo mandato si contraddistingue per l’assenza: alla sede dell’ente si vede pochissimo, meno di una volta al mese; i rapporti con i dipendenti sono inesistenti e in più occasioni si mostra intollerante ai rapporti sindacali. Carotenuto si dimette ufficialmente il 14 luglio 2017, su 16 mesi di incarico riesce a pagare appena 3,7 stipendi ai dipendenti fissi e 2,7 agli operai stagionali, con denari provenienti da stanziamenti precedenti alla sua nomina; ovviamente i dipendenti hanno continuato a lavorare per tutto il periodo del suo incarico maturando le relative spettanze economiche. Nel suo mandato non riesce a recuperare alcuna somma per il pagamento degli stipendi o per la gestione amministrativa dell’ente, riesce però ad ottenere un risultato, a marzo 2017 viene nominato vice direttore del dipartimento “lavori pubblici, protezione civile e ambiente”, facendo un bel balzo in avanti nella sua prospettiva di carriera nell’amministrazione regionale. Ad oggi il CAB è senza guida, con le dimissioni di Carotenuto manca il rappresentate legale dell’ente. Barretta è riuscito nello scopo di diventare sindaco della sua città (aveva già provato a diventare sindaco due volte venendo sempre bocciato dall’elettorato) grazie alla politica clientelare messa in atto nella gestione del CAB, oltre a essersi assicurato un ottimo stipendio per oltre 4 anni. Carotenuto, dopo appena un anno alla guida del CAB ha ottenuto la tanto agognata progressione di carriera. I dipendenti fissi devono percepire mediamente 30 mensilità arretrate e gli stagionali oltre dieci, senza avere nessuna prospettiva per il futuro. La politica locale e regionale (sia campana che laziale) ha incassato un nuovo fallimento, condannando i dipendenti del CAB a lavorare senza remunerazione e ad un futuro drammatico e privo di prospettive, gli operatori agricoli a enormi disagi e la stessa popolazione al rischio di un gravissimo ed irreparabile dissesto idrogeologico del territorio. Il sindaco Silvio Sasso, altro “uomo” dell’on. Oliviero, in più di un’occasione ha manifestato la disponibilità a dare il suo contributo (crediamo non personale, ma in nome dell’ente da lui amministrato) per trovare una soluzione. Ha incontrato spesso i lavoratori in qualche caso dialogando, ma spesso anche mostrandosi piuttosto insofferente (ricordate il video in cui li definiva degli “incivili” perché osavano stare sui tetti al passaggio di una processione???). Ebbene, al di là delle dichiarazioni di circostanza e di un’assemblea pubblica svoltasi nel Salone dei Quadri di cui nessuno è riuscito a capire lo scopo il suo contributo al momento è stato chiaro solo in una direzione: evitare accuratamente di onorare gli impegni del Comune da lui diretto nei confronti del CAB. Il comune di Sessa Aurunca, infatti, in qualità di contribuente del Consorzio, è debitore per € 911.594,88 a tutto il 31/12/2016 – come da nota commissariale n° 4993 del 07/10/16, che non risulta sia stata riscontrata dal comune di Sessa. A questa somma va aggiunto l’avviso di pagamento per l’annualità 2017 per un importo di € 209.978,28. Certo si tratta di somme che da sole non risolvono la questione ma che potrebbero rappresentare una boccata d’ossigeno almeno temporanea. Bisogna aggiungere che lo scorso 9 giugno, il Sindaco Sasso ha inviato una propria nota al Consorzio Aurunco, offrendo “sostegno alle attività consortili”, scimmiottando le azioni già fatte a maggio dal Sindaco di Cellole. Il consorzio ha risposto inviando un elenco di beni e servizi da acquistare ma ad oggi non c’è stato alcun seguito. Una cosa però il Sindaco Sasso la potrebbe fare da subito: smetterla di occuparsi di sagre per accontentare qualche “azionista” della sua maggioranza e pensare ad affrontare con serietà e determinazione la più grave emergenza sociale del nostro territorio semmai sensibilizzando opportunamente il suo padrino politico on. Oliviero che, come si evince dalla nostra analisi, ha non poche responsabilità nell’intera vicenda. Al di là delle responsabilità politiche e gestionali è a nostro avviso indispensabile che si accertino anche eventuali responsabilità penali. Voci non confermate parlano di un intenso lavoro da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria C.V. che sta svolgendo un indagine sulla gestione CAB, tramite la Guardia di Finanza. Non sarebbe la prima volta nella martoriata storia del nostro Paese che la Magistratura giunga dove la politica (quella con la “p” minuscola) non vuole e non sa arrivare. IL CIRCOLO POLITICO “ANGELO VASSALLO “ – SESSA AURUNCA

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