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CASERTA – Omicidio dell’imprenditore Feola, scarcerato Cusano: caso ancora irrisolto

Caserta – Dopo 25 anni resta ancora irrisolto l’omicidio di Vincenzo Feola, l’imprenditore del calcestruzzo ucciso – secondo la Procura – per non aver rispettato i piani dei clan che imponevano il prezzo dei materiali. Pochi giorni fa il blitz che portò in carcere quattro persone. Oggi Andrea Cusano, uno degli arrestati è stato scarcerato per carenza delle esigenze cautelari. L’indagato, difeso dagli avvocati Gabriele Gallo e  Raffaella Ria è stato sopposto all’obbligo di dimora nella provincia di Como.

La storia dell’arresto (30 maggio 2017):
L’indagine ha consentito, tra l’altro, di individuare nei destinatari del provvedimento, tutti affiliati al clan dei “casalesi”, gli autori dell’omicidio dell’imprenditore edile Vincenzo Feola commesso il 21 ottobre 1992 a Caserta.  L’imprenditore edile fu ammazzato nella sua azienda “Appia Calcestruzzi” sul viale Carlo III.  Destinatari del provvedimento sono Francesco Bidognetti, 66enne, alias “Cicciotto ‘e mezzanotte”, Francesco Schiavone detto “Cicciariello” di 64 anni, Andrea Cusano di 59 anni ed Ettore De Angelis 54 anni domani.  L’indagine è partita nel 2015 dopo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Nicola Panaro, Giuseppe Misso e Cipriano D’Alessandro. Secondo quanto ritenuto dal gip, l’omicidio era stato deciso dai capi dell’epoca del clan, ovvero Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone ed eseguito da Nicola Panaro e Andre Cusano. L’imprenditore aveva inteso non aderire al consorzio Cedic Calcestruzzo che in maniera monopolistica gestiva e spartiva gli appalti relativi alla fornitura del cemento in provincia di Caserta. A tale consorzio, ideato da Antonio Bardellino, aderirono tutti i produttori di calcestruzzo casertani, titolari di cave e di impianti di produzione, determinando la gestione del mercato in maniera esclusiva da parte del sodalizio criminale.  Feola, già socio del Consorzio, chiese l’estromissione della propria azienda in quanto non intendeva più aderire alle condizioni economiche dettate dal clan ovvero la corresponsione di una percentuale, pari a 2mila lire per ogni metro cubo di cemento distribuito nell’ambito del normale espletamento dell’attività lavorativa. Feola, secondo quanto ricostruito dalla Dda, venne ucciso per la sua errata convinzione di poter determinare il prezzo del cemento sul mercato a prescindere dalla volontà del Consorzio, e di poter evitare di pagare una percentuale sui lavori che stava effettuando nell’area industriale di Marcianise.

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