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CASERTA – Incassavano assegni rubati, arrestati dai carabinieri di Pordenone

CASERTA –  SGOMINATA BANDA DEL CASERTANO DEDITA AL RICICLAGGIO DI ASSEGNI RUBATI.

Nel corso della notata tra il 18 ed il 19 settembre u.s., i militari della Stazione Carabinieri di Pordenone hanno dato esecuzione all’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo stesso 18 settembre dal Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Pordenone, dott.ssa Roberta BOLZONI, concorde con le risultanze investigative prodotte dai militari operanti sotto l’attenta e valida coordinazione del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Pier Umberto VALLERIN, traendo in arresto:

  1. BUOMPANE Eugenio,  Caserta
  2. CATERINO Michele, Aversa
  3. CATERINO Francesco, Caserta

tutti residenti in Casal di Principe (CE), rei di aver formato un sodalizio criminoso dedito alla ricettazione di assegni circolari falsificati emessi non solo da istituti bancari per conto di compagnie assicurative, ma anche per conto dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale – I.N.P.S., e alla loro successiva negoziazione mediante l’utilizzo di documenti d’identità falsificati validi per l’espatrio.

Le indagini sin ora eseguite,  hanno consentito l’individuazione ed il sequestro di titoli per un totale parziale di 1.500.00,00 (un milione e cinquecentomila) euro nelle sole province di Pordenone, Treviso e Udine.

Le attività investigative, condotte dalla Stazione Carabinieri di Pordenone in collaborazione con le Stazioni Carabinieri interessate per territorio, erano iniziate nel pomeriggio dello scorso 11 maggio quando, per la prima volta, uno dei tre complici si era presentato in uno degli istituti di credito cittadini per eseguire un prelievo dal conto corrente acceso qualche giorno prima e sul quale aveva versato quattro assegni circolari per un valore totale di quasi 8.000,00 (ottomila) euro, risultati realmente intestati ad altri beneficiari.

Nella circostanza, si apprendeva che le generalità da questi fornite agli impiegati erano false, in quanto descritte su una carta d’identità recante un numero meccanografico falsificato, ma contenente le reali generalità del beneficiario del titolo realmente esistente.

Le indagini immediatamente attivate anche tramite la predisposizione di un servizio di osservazione e pedinamento, consentivano l’individuazione di altre due persone che, nelle due settimane precedenti questo episodio, avevano già negoziato titoli per un importo di 50.000,00 (cinquantamila) euro circa.

Sempre nel corso dei primi accertamenti, si poteva ricostruire un modus operandi puntualmente e meccanicamente reiterato che, di fatto, permetteva di indirizzare le indagini verso un univoco disegno criminoso.

Inoltre, si era appurato che i tre viaggiavano a bordo di un furgone cassonato del tipo solitamente usato dalla manovalanza edile, spesso di origine meridionale, proprio per eludere ogni possibile controllo da parte delle forze impiegate nel controllo alla circolazione stradale. In particolare, a seguito di controlli incrociati, emergeva che questo automezzo, di proprietà di una quarta persona, risultava essere realmente nella disponibilità del BUOMPANE Eugenio, ritenuto il capo del sodalizio, per cui le indagini ora si potevano estendere a due dei tre soggetti poi arrestati.

Nel corso delle indagini si era anche proceduto ad informare gli istituti bancari del territorio circa le identità false e le modalità di accensione dei conti corrente utilizzate dal sodalizio: in particolare, erano stati attivati tutti i servizi d’allertamento bancari per ciascun istituto presente o rappresentato nel Friuli Venezia Giulia (ancorchè solo pochi di questi abbiano fornito una reale e fattiva collaborazione e/o abbiano seguito le indicazioni loro fornite, riportando quindi importanti perdite…).

Metodologie di indagine innovative utilizzate nel corso dell’indagine permettevano di apprendere che, nella giornata del 12 giugno 2012, era stato acceso un nuovo conto corrente presso la banca “Friuladria” di San Vito al Tagliamento (PN) da parte di un individuo, poi identificato realmente quale CATERINO Michele e, nel contempo, si era appreso che il furgone sopra menzionato aveva percorso il tratto autostradale A4. In conseguenza di ciò, la Stazione di Pordenone aveva immediatamente attivato un servizio rinforzato di ricerca e pedinamento. Pochi minuti dopo l’episodio di San Vito al Tagliamento, giungeva notizia che la filiale della “Banca Antonveneta” di Codroipo (UD) aveva segnalato la presenza di CATERINO Francesco presso i propri locali. Grazie alla contiguità di posizione di una delle pattuglie dislocate ai confini con la provincia di Udine, era possibile agli stessi militari della Stazione di Pordenone procedere al suo arresto in flagranza di reato. Poche ore dopo, gli altri due complici, che inizialmente avevano fatto perdere le loro tracce nel dedalo di strade che caratterizza il centro abitato di Codroipo, venivano intercettati lungo l’A4 dalla pattuglia della Polstrada in servizio sulla tratta Portogruaro – Trieste e fermati dopo l’uscita autostradale di Trieste Lisert. Immediatamente raggiunti dai militari della Stazione di Pordenone, si era proceduto anche al loro arresto nella cosiddetta “quasi flagranza”.

Il Sostituto Procuratore coordinante, dott. Pier Umberto VALLERIN, che  aveva assunto la titolarità del fascicolo processuale nei loro confronti, delegava ulteriori accertamenti e indagini che in seguito hanno consentito la precisa individuazione della provenienza furtiva di altri titoli, oltre alla delineazione dell’effettiva pericolosità sociale dei tre, ritenuti sicuramente in grado di reiterare la propria azione criminosa. Da ciò, la richiesta al G.i.p. e l’emissione dell’ordinanza, eseguita nottetempo dai militari della Stazione di Pordenone che, partiti in tutta fretta da questo capoluogo nel pomeriggio del 18 settembre u.s., raggiungevano il Comando Compagnia Carabinieri di Casal di Principe (CE) entro la mezzanotte e, validamente coadiuvati dai colleghi dell’Arma locale, erano in grado di rintracciare i tre e di associarli, alle prime luci dell’alba, alla Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere (CE).

Le indagini sono ora dirette all’individuazione di basisti e complici, non escludendo il benestare dei noti clan camorristici della zona (sorprendente la felicità dei tre prevenuti e dei loro familiari nell’apprendere del loro arresto e nell’insistere, essi stessi, affinchè la notizia fosse diramata alle testate giornalistiche locali: il poter “fregiarsi”, in futuro, di questo periodo di detenzione e di ulteriori precedenti penali permetterà loro la scalata delle gerarchie della malavita organizzata tipica di quella regione. In alcuni bar del luogo è possibile trovare, sempre aggiornati, veri e propri album-raccoglitori degli articoli di stampa riguardanti arresti di soggetti locali, con tanto di “testine”).

Le imputazioni vanno da quelle sanzionate dall’articolo 416 C.p. (associazione a delinquere) a quelle degli articoli 497 e 498 C.p., specifiche per i reati di ricettazione, riciclaggio, falsificazione e utilizzo di documenti validi per l’espatrio, per i quali si rischiano condanne di almeno tre anni di reclusione per ogni assegno individuato o fatto comunque accertato.

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