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ALIFE – Raccolta rifiuti, arriva la SELENOL, già sequestrata dall’Antimafia.

ALIFE – La raccolta dei rifiuti, in paese, cambia mano. Il sindaco, Salvatore Cirioli, ha scelto la nuova impresa che gestirà il servizio. Sarà una  associazione di impresa costituita dalla TLZ di Ailano, della famiglia Cappelli, e dalla SELE NOL di Campobasso ad effettuare, fino al prossimo 31 gennaio la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel territorio di Alife. La SELE NOL srl è riconducibile  del gruppo SELE Ambiente di Battipaglia. Un gruppo finito sotto la lente della Procura Antimafia.
In data 16/07/2015 la guardia di finanza, compagnia di Campobasso, ha notificato il decreto di sequestro preventivo disposto dalla procura della repubblica presso il tribunale di Salerno, direzione distrettuale antimafia, in data 14/07/2015, dell’intero complesso aziendale della Sele Nol s.r.l.; della quota pari a euro 20,000,00 del capitale sociale della Sele Nol s.r.l. intestata a Botta Raffaele; della quota pari a euro 30.000,00 del capitale sociale della Sele Nol srl, sono stati nominati in via provvisoria e fino ai provvedimenti di nomina che il gip adotterà’ in sede di convalida, custodi e amministratori giudiziari delle aziende in sequestro congiuntamente i dottori gianvito morretta e antonio de lucia, con poteri gestori di conservazione ed amministrazione nell’osservanza dei poteri e dei limiti individuati dagli artt. 35 e segg. del dJvo 6 settembre 2011 n. 159 (tu. leggi antimafia).
In data 4 settembre 2015 il tribunale di Salerno ha trasmesso il decreto ex art. 321 c.p.p. di convalida del sequestro d’urgenza adottato dal pm in data 14 luglio 2015 e di emissione del sequestro preventivo dei beni indicati nei verbali di sequestro redatti dalla delegata p.g. gico gdf Salerno del 16/04/2015 e del 1/07/2015.
Il tribunale di Salerno, in data 7/3/2016 ha disposto, in parziale accoglimento dell’istanza di dissequestro proposta nell’interesse di Meluzio Morgan, revoca il sequestro preventivo disposto con decreto del gip del tribunale di Salerno del 21.7.2015 limitatamente all’intera azienda della società Sele Nol s.r.l., fermo restando il sequestro dei beni materiali della società’, con facoltà’ d’uso dei beni ad opera della impresa medesima e della totalità’ delle quote rappresentative del capitale sociale di quest’ultima società.
Il sequestro si inserì nell’operazione «Amorzinha», condotta dal Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata (GICO) del Nucleo di Polizia Tributaria Guardia di Finanza di Salerno che portò agli arresti domiciliari di Morgan Meluzio, alla contestazione di plurimi reati nei confronti di altri 18 soggetti a piede libero e al sequestro d’urgenza di conti, depositi bancari, aziende, quote societarie, immobili, terreni, veicoli ed imbarcazioni per decine di milioni di euro, per le ipotesi delittuose, a vario titolo, di associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, tentata truffa aggravata ed emissione di fatture false. Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro nell’ambito di tutta l’operazione superava i 50 milioni di euro. Secondo l’accusa le indagini dei magistrati pugliesi e dei colleghi campani, iniziate nel marzo dello scorso anno, hanno consentito di sgominare un’organizzazione che smaltiva illegalmente tonnellate di rifiuti dalle province della Campania, Basilicata, Molise e Puglia. Attraverso l’appoggio in alcuni siti di stoccaggio, tra i quali quello della Sele Ambiente di Battipaglia, il sodalizio criminoso raccoglieva i rifiuti che, alla fine, venivano “tombati” in un terreno agricolo di Ordona, in provincia di Foggia, dove vi è un grosso cratere che inghiottiva la frazione umida non trattata. Per evitare controlli, la frazione umida, solo per una questione amministrativa e di facciata, passava per l’impianto di compostaggio di Bisaccia, in provincia di Avellino. Un altro ciclo illegale, quello per la frazione secca, – secondo le indagini della Dda di Bari – si chiudeva, dopo lo stoccaggio in un capannone di Santa Felicietta di Foggia, con lo sversamento in cave abbandonate di Trani e Poggio Imperiale e in terreni agricoli di Foggia, Potenza e Benevento. Talvolta i rifiuti finivano nei pressi di zone lacustri e corsi d’acqua di grande rilevanza paesaggistica e faunistica. In altri casi venivano incendiati.  L’attività illecita di smaltimento della Sele Ambiente, secondo l’accusa, si è protratta fino a poco tempo fa. I magistrati contestano ai responsabili dell’azienda battipagliese lo smaltimento di 3800 tonnellate di rifiuti in modo non corretto (2580 della frazione umida e 1260 della frazione secca). Queste, in sostanze le accuse mosse dalla Procura Antimafia e sfociate nell’operazione  del 2015.

 

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