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PIEDIMONTE MATESE – Appalti truccati, l’ex sindaco Cappello torna nella sua città. E Terreri torna all’ufficio tecnico

CASERTA / PIEDIMONTE MATESE –  Natale speciale per l’ex sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello. Da oggi è libero di ritornare nella sua città. Cade, nell’ambito dell’inchiesta “Assopigliatutto”, il divieto di dimora in Provincia di Caserta per  Vincenzo Cappello. Il Giudice per l’indagine preliminare ha imposto, a carico di Cappello, unicamente l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria due volte a settimana. Considerato anche il dettaglio che la Procura non ha fatto ricorso in Cassazione contro la scarcerazione di Cappello, si potrebbe ipotizzare che la posizione dello stesso, all’interno dell’intera inchiesta assume sempre più un ruolo marginale. Anche il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Pietro Terreri, è libero di circolare in provincia di Caserta. E Martedì prossimo potrebbe già ritornare a lavoro nell’ufficio tecnico di Piedimonte Matese. Anche per Terreri il gip ha previsto solo l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria.
Tutto si innesta all’interno del terremoto giudiziario che ha scosso, lo scorso settembre, la politica casertana, partendo da Gioia Sannitica ed in particolare dalla scalata velocissima e per certi versi inarrestabile del gruppo ‘Termotetti’ dell’imprenditore Luigi Imperadore (anche lui arrestato) capace di aggiudicarsi decine e decine di appalti milionari in qualsiasi settore, tra cui la gestione dei rifiuti; il presidente della Provincia di Caserta, Angelo Di Costanzo. Le attività di indagine, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno consentito di portare alla luce un vero e proprio sistema criminale finalizzato all’assegnazione illecita di appalti milionari in diversi Comuni del casertano. Fra le persone coinvolte potrebbero essere esponenti di primo piano della politica provinciale e dell’Alto Casertano.
Ricordiamo che la Procura ha presentato ricorso in Cassazione contro la scarcerazione di alcune figure – dall’accusa ritenute chiavi – coinvolte nell’inchiesta: fra loro il presidente della provincia, Angelo Di Costanzo, l’imprenditore Luigi Imperadore di Gioia Sannitica, leader del gruppo Termotetti, e il suo braccio destro Francesco Raucci. Per loro la Procura chiede il ritorno in carcere.

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