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PIEDIMONTE MATESE – “L’impianto idroelettrico del Matese”, il nuovo lavoro di Pepe

PIEDIMONTE MATESE – Il 28 gennaio prossimo, alle ore 11, all’istituto tecnico alle industriale di Piedimonte Matese si presenterà il libro “l’impianto idroelettrico del Matese” a cura di Armando Pepe. Per la prima volta viene pubblicato il documento sull’atto costitutivo del Partito nazionale fascista a Piedimonte Matese i cui dirigenti erano Pasquale Masciotta, Arturo Lombardi, Edoardo Vetere e Arturo Ercole Corbi.  Hanno contribuito alla ricerca anche gli studenti e i docenti della seconde classi dell’Isiss di Piedimonte Matese, guidato dal dirigente scolastico Nicolino Lombardi. Proprio Lombardi firma la prefazione del libro: “È un mattino come tanti, sul Matese piove, l’acqua si fa lago e poi rugiada, in inverno è neve e ghiaccio e spesso è nube o nebbia, ma sempre acqua, vita … energia. Si muove lenta di lago in lago e dal Matese scende a Gallo e poi a Capriati, dove parte della sua forza diventa energia nelle due locali centrali idroelettriche, poi raggiunge il Sava, il Volturno e quindi la centrale di Presenzano. Qui, di notte, gli eccessi di produzione di energia sono sfruttati per pompare acqua nel bacino superiore dell’impianto, e di giorno, nelle ore in cui c’è maggiore richiesta di energia elettrica, quella stessa acqua, attraverso le turbine, viene fatta defluire nel bacino inferiore, ed è in questo passaggio che la forza dell’acqua produce ancora energia elettrica. L’acqua del lago Matese però, attraverso un altro percorso, in due salti raggiunge anche Piedimonte Matese, dove viene sfruttata nella locale centrale idroelettrica e poi corre al Volturno attraverso il torrente Torano ed entra in una rete di utilizzo che spazia dallo sfruttamento irriguo a quello industriale e sportivo. Tuttavia la sua energia non è ancora esaurita, perché a Triflisco una chiusa sbarra il corso del fiume Volturno e crea nuovamente le condizioni per la produzione di energia elettrica. Volendo concludere il racconto, possiamo aggiungere che dopo averci regalato energia elettrica, le acque del Matese raggiungono il mare e riprendono il cammino per ripercorrere il loro ciclo perenne: di nuovo nube, pioggia o ingabbiate in processi chimici, fisici e biologici. Il Massiccio del Matese, che si difende con la sua ostilità e lentamente riconquista ogni luogo che l’uomo gli ha sottratto, è certamente un ambiente poco ospitale ma allo stesso tempo un luogo capace di farsi amare; con le opere d’ingegneria idraulica che l’uomo vi ha realizzato e con la sua natura è soprattutto una straordinaria palestra didattica. Partendo dalle problematiche legate alla proprietà e ai diritti sulle acque del Lago Matese, il professore Armando Pepe in questo lavoro storiografico conduce un’interessantissima indagine sul progetto di derivazione delle acque lacustri, poiché bisognava: “ … derivare, mediante opportune opere, le acque che si raccolgono nel Lago Matese, impedendone il disperdimento negli inghiottitoi e utilizzare così, mediante due salti distinti, la loro energia potenziale disponibile, trasformandola in corrente elettrica …”.  L’accurato e meticoloso lavoro, che il professor Pepe ha condiviso con i colleghi e con i suoi alunni di questo Istituto, contribuisce a fare luce anche sulle conseguenze politiche della realizzazione dell’impianto idroelettrico del Matese e in particolare sulla nascita e sullo sviluppo del movimento operaio e del fascismo a Piedimonte. Nel dare il benvenuto a quanti si accingono a leggere questo breve lavoro, desidero salutare con affetto quanti ne hanno reso possibile la pubblicazione: a tutti loro vanno il mio ringraziamento e la mia riconoscenza nella speranza che questo scritto possa rappresentare per l’Istituto che dirigo il primo di una lunga serie”.

 

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