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BELLONA – Ilside, i veleni direttamente nel Volturno. La paura degli ex dipendenti. Il video verità

IL VIDEO VERITA’ SUL DISASTRO ILSIDE

BELLONA – La Ilside di Bellona rappresenta sempre più un caso emblematico della scorretta gestione del ciclo dei rifiuti. Ora i veleni finiscono direttamente nel Volturno. E’ allarme ambientale per la bonifica mai fatta. Parlano ex dipendenti, ma hanno paura. Non vogliono essere ripresi , vogliono la loro voce modificata. Temono ritorsioni per se stessi e le loro famiglie.
Ma cosa si nasconde dietro il caso Ilside?
Chi deve bonificare?
Come mai un’azienda così importante viene comprata all’asta per soli 50mila euro?
Perché le autorità e la Procura non impongono il previsto smaltimento delle tonnellate di rifiuti presenti nell’azienda, ormai da anni?
Chi sta portando via attrezzature e macchinari?
Ma c’è di più. C’è qualcuno che periodicamente, sistematicamente, fa sparire i cassoni nei quali sono contenuti rifiuti pericolosi. Gli stessi rifiuti vengono scaricati sul piazzale della struttura. Sono già spariti, assicurano alcuni  ex dipendenti, 18 cassoni.  Il loro carico di veleni è lì, all’aria aperta.
La Ilside di Bellona appare un’azienda morta ma ancora capace di produrre gravi danni all’ambiente circostante. Tonnellate di rifiuti di ogni tipo sono sul piazzale, a cielo aperto. Quando piove, l’acqua passa attraverso i  materiali pericolosi, si carica di veleni trascinandoli direttamente nel vicino fiume Volturno.  Il comitato cittadino che protestava per l’attività dell’impianto, quando era in funzione, ora appare in letargo. E l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Filippo Abbate quali iniziative intende intraprendere per tutelare la salute dei cittadini?

La storia:
Siamo 34 ex lavoratori, impiegati fino al 2013 presso l’impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani ubicato nel Comune di Bellona, in provincia di Caserta, la ILSIDE s.r.l. Nel Giugno 2015 siamo stati licenziati. L’impianto esisteva dal 1998 e ha trattato, come piattaforma dei Consorzi di filiera del CONAI, Corepla e Comieco, i rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata, quale vetro, plastica, metalli, legno, carta, cartone e rifiuti ingombranti di numerosi Comuni della Regione Campania. La stessa è stata, insieme al Consorzio CE1, area di trasferenza di rifiuti solidi urbani dei Comuni della Provincia di Caserta nel periodo dell’emergenza. Peraltro, ha collaborato attivamente con la struttura tecnica del Commissariato per l’Emergenza rifiuti in Campania, nelle attività di imballaggio dei RSU e di trattamento dei sovvalli degli impianti di produzione del CDR.  Nel dicembre 2007, la Jacorossi Imprese S.p.A. di Roma, di intesa con il Commissariato Bonifiche in Campania, ha acquistato le quote sociali dai vecchi proprietari, poiché necessitava di un impianto dove trattare i rifiuti provenienti dai siti da bonificare del Litorale Domitio e della provincia di Caserta, in ottemperanza al contratto stipulato con lo stesso Commissariato. Per tutti noi lavoratori si prospettava una futura attiva partecipazione al risanamento del territorio. Ma non è stato così. Nei mesi successivi, i dirigenti, privi di competenze settoriali hanno gestito il sito in maniera inadeguata. L’impianto è stato colpito da un incendio, di cui non si conoscono ancora le cause. L’evento ha avuto ripercussioni solo sui piazzali esterni, dove giacevano da diversi anni rifiuti stoccati, provenienti dall’attività di trattamento. E’ per questa ragione che il sito è ancora sotto sequestro dell’autorità giudiziaria. Resta una domanda: chi sono gli attuali proprietari? Sappiamo solo che hanno acquistato le quote sociali dal Tribunale di Roma ad un costo parecchio più basso di quanto è stato pagato.
La situazione dei capannoni corrisponde a quella ante incendio e gli impianti di trattamento dei rifiuti sono integri, ad eccezione di qualche attrezzatura, poi trasferita in altri siti dall’attuale proprietà. Per questo, l’impianto potrebbe in un mese ripartire, dando un contributo notevole al trattamento delle balle stoccate e all’avvio della bonifica dei territori della provincia. Non solo, potrebbe dare una risposta concreta all’emergenza della Terra dei Fuochi: i rifiuti, infatti, se adeguatamente trattati, possono essere smaltiti a prezzi minori, inoltre una parte di essi, a costo zero, può essere utilizzata per la messa in sicurezza delle discariche. Un altro vantaggio concerne l’ubicazione della piattaforma, che, in quanto baricentrica alla zona di intervento, ottimizzerebbe i costi dei trasporti. Da ultimo, ma non meno importante, il risvolto occupazionale. Con la ripresa dell’attività, infatti , 34 lavoratori tornerebbero ad un impiego, non dimenticando che la ILSIDE nel 2005 è arrivata ad occupare circa 70 addetti.  Per tutti i motivi analizzati, noi ex dipendenti chiediamo aiuto, non senza prospettare una soluzione che incontra il pubblico interesse. La Regione Campania potrebbe rilevare l’impianto, sostenendo solo i costi per lo smaltimento dei rifiuti stoccati, che sono stati già selezionati e classificati e che, in gran parte, possono essere utilizzati nelle messe in riserva delle discariche pubbliche nel territorio campano.

Questo il documento, inviato circa un anno fa dagli ex dipendenti Ilside al presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca. Una lettera rimasta, chiaramente, senza alcuna risposta.

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