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SESSA AURUNCA – Coltivava droga, arrestato

SESSA AURUNCA – In tempi di congiuntura negativa, quando anche la sorte e le avversità climatiche sembrano accanirsi in un settore quale quello agricolo che già versa in uno stato di sofferenza endemica, è necessario provvedere alla “riconversione” delle colture per limitare i danni economici per la cattiva annata delle colture di ciliegie. E’ questo quello che ha  pensato    il cinquantaquattrenne SIMEOLI Gennaro, originario di Marano di Napoli ma da tempo trapiantato nella zona di Sessa Aurunca   ove conduce un vasto fondo agricolo coltivato a frutteto, quando si è reso conto che il raccolto era stato irrimediabilmente compromesso dalle abbondanti piogge dei mesi scorsi e da una invasione di parassiti. Peccato che    la coltura cui aveva scelto di dedicarsi   in alternativa fosse assolutamente illegale e che, per sua sfortuna, gli uomini del Commissariato di P.S. di Sessa Aurunca avevano avviato da tempo, su impulso del nuovo Questore ‘ di Caserta Gualtieri, un’attività di monitoraggio su un fenomeno che, negli ultimi tempi, ha fatto registrare un consistente incremento nella zona, caratterizzata da colture e vasti appezzamenti di terreno che si estendono per migliaia di ettari nell’area collinare in aree del tutto isolate e sottratte ad ogni controllo. SIMEOLI, infatti, non aveva trovato di meglio che realizzare, sul suo fondo in località “Vaiogno” una vera e propria piantagione di “cannabis”   con circa 700 piante che, raggiunta nei prossimi giorni la piena maturazione, gli avrebbero consentito un “raccolto” di oltre 20 kilogrammi di “marjuana”   fruttando un ingente guadagno totalmente illecito con questa insolita coltivazione. Gli investigatori non hanno creduto ai propri occhi quando, negli scorsi giorni, hanno scoperto la “piantagione”  a ridosso di quello che, a prima vista, sembrava un innocente frutteto.- Attivato immediatamente un servizio di appostamento gli agenti  sono  riusciti,  alle  prime  ore  dell’alba di oggi,  a sorprendere il cinquantaquattrenne che, assieme al figlio diciottenne Francesco, si recava ad innaffiare e curare la coltivazione come se si trattasse della più innocente attività agricola, documentando tutta l’attività con riprese videofotografiche. Ovviamente sono scattate le manette ai polsi di entrambi che, per giustificarsi, non hanno trovato di meglio che invocare la “crisi” economica che attanaglia il settore agricolo e che, successivamente, sono stati trasferiti presso la Casa di reclusione di San Tammaro a disposizione della A.G. per la convalida dell’arresto. Particolarmente laboriose le fasi del recupero dello stupefacente nel quale sono stati impegnati gli uomini della Polizia che hanno dovuto a loro volta dedicarsi ad attività “para agricole” sradicando piantina per piantina e caricandole su di un camion per il successivo trasporto, opportunamente scortato,   negli Uffici del Commissariato per i doverosi accertamenti chimici.   Gli   accertamenti,   peraltro,   proseguono     al  fine   di  accertare   eventuali responsabilità nella vicenda a carico di altri soggetti che, a qualsiasi titolo, avevano interessi o accesso al fondo “riconvertito” all”insolita “coltura”.

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