pratella. Perseguitava la sua ex, finisce davanti algiudice un uomo di Pratella.La prima udienza del processo, che doveva svolgersi nei giornis corsi, è stata rinviata per motivi tecnici al prossimo dicembre. Giovan Battista Riccio, quarantacinquenne, dovrà rispondere dell’accusa di stalking. L’uomo ha affidato la propria difesa agli avvocati Vincenzo Cortellessa e Costantino Parisi. I fatti accadero nel 2009 quando l’imputato dopo una serie di fatti, subì anche una misura restrittiva della libertà, in base alla quale, gli venne vietato di avvicinarsi alla sua ex compagna. Sarà ora il giudice di Piedimonte Matese a decidere sul destino dell’uomo.
Sul caso ci sono state, nell’immediatezza dei fatti, le indaginidei carabinieri della stazione di Prata Sannita, competente per territorio. L’attenzione che si trasforma in ossessione. Molestie quotidiane, silenziose, difficili da individuare e arrestare. E il sospetto diventa paura, erode la libertà fino a costringersi in una prigione soffocante. Questo è lo stalking: comportamenti reiterati di sorveglianza, controllo, contatto pressante e minaccia che invadono con insistenza la vita di una persona per toglierle la quiete e l’autonomia. Gli atti persecutori sono ora un reato ben definito, punito con condanne da sei mesi a quattro anni di reclusione. Dall’entrata in vigore della legge sullo stalking è emerso un fenomeno dalle dimensioni allarmanti, portando alla luce centinaia di richieste di aiuto da parte delle vittime. Se i numeri impressionano per la loro crudezza, è ancor più sconcertante la casistica che l’introduzione del reato ha reso finalmente visibile. Con la possibilità di intervenire: le vittime possono querelare subito lo stalker o chiederne prima l’ammonimento. Una risposta concreta ai cittadini, dopo un lungo oblio normativo. I comportamenti persecutori sono riconducibili a molestie reiterate, sia sessuali che psicologiche, tali da causare uno stato di prostrazione che induce la vittima a modificare il modo di vivere quotidiano. Nello specifico, la legge aumenta le condanne da sei mesi a quattro anni, e le pene sono aggravate se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, se avviene a danno di un minore, di una donna incinta, di una persona disabile. Il reo è punito con l’ergastolo se, nell’escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima.
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