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PIEDIMONTE MATESE – Il sindaco Cappello verso l’Udc

piedimonte matese. Il sindaco Vincenzo Cappello sembra essere “pronto” a lasciare il Partito Democratico. Potrebbe approdare nell’Udc ancehper tentare unas calta al parlamento nazionale, in vista delle prossime politiche. Le critiche di Capello verso il partito di Bersani sono, ormai, “senza veli” e mostrano un sindaco – dopo l’importante vittoria elettorale nelle passate comunali – inc erca di “nuove emozioni”, magari, in un altro partito. “Ormai il Pd è incapace di essere attrattivo rispetto ai cittadini. La mancanza di strategia, di proposte e contenuti aumenta il distacco dei cittadini dal partito e dalla militanza politica. Ci sono troppi segnali di insofferenza: la nostra gente si sente disorientata e non ascoltata. E’ necessario discutere e capire i bisogni della gente, c’è l’assoluta esigenza di cambiare passo. C’è bisogno di più coinvolgimento, più dibattito, più direzione politica del partito.   L’agenda del partito si deve muovere urgentemente sue due profili: radicamento sul territorio e profilo programmatico. Se non si cambia registro alle elezioni amministrative, ogni progetto di rilancio risulterà fallimentare. E’ indispensabile lavorare ad un progetto di alternativa al centrodestra casertano sui temi nazionali e su nuove proposte per Terra di Lavoro. Il Partito democratico deve presentare un progetto e deve cercare la condivisione su questo. Quante più forze lo condividono tanto meglio è. L’Udc deve operare una scelta, comunque, rispetto alla Regione e al governo nazionale. Nel napoletano c’è stata, in alcuni comuni l’alleanza Pd-Udc. Vorrei capire come si sono sentiti i rappresentanti dell’Udc quando i nostri compagni di partito hanno attaccato la giunta regionale.
Ribadisco il mio sostegno a Dario Abbate, ma il congresso è finito da un anno. Tutti devono rendersi conto che è il segretario di tutto il Pd e non solo di una parte e che il partito non può reggere e ragionare a compartimenti stagni e senza una discussione aperta e serena negli organismi dirigenti. Le primarie sono uno strumento democratico, non uno di guerra perenne”. Queste le riflessioni del primo cittadino che non nascondo l’amarezza per la situazione interna al Partito Democratico. Potrebbero essere il preludio per un “divorzio” che ormai appare inevitabile

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