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PIEDIMONTE MATESE – Ospedale, arrivano i tagli della regione: struttura in pericolo

piedimonte matese. La sanità è ancora più “malata” e il buco  da 347 milioni euro mette a rischio una serie di strutture sanitarie. Anche verso l’ospedale di Piedimonte Matese, la scure dei tagli potrebbe abbattarsi in maniera forte per ridurre i costi e quindi anche i servizi verso un’utenza già trattata da “terzo mondo”. Entro la metà di questo mese, infatti, la Regione si è impegnata a certificare al ministero della Salute il debito accumulato e le misure urgenti che intende adottare per ripianare il deficit che ammonta ad oltre 347,8 milioni di euro. L’ente di Palazzo Santa Lucia nei prossimi giorni trasmetterà anche un rapporto dettagliato dei pagamenti effettuati in questi anni, con i fondi stanziati dal ministero delle Finanze. Una corsa contro il tempo, dunque, per evitare il commissariamento della Sanità campana. Ieri il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, aveva aperto uno spiraglio per la Campania affermando che l’assessore regionale Montemarano “sta facendo un ottimo lavoro che mi rende moderatamente ottimista per la riuscita dei Piani di rientro”. Per Fazio “grazie ai piani di rientro si stanno facendo tagli epocali prima non possibili come la diminuzione del numero delle Asl, del personale del 118 e delle guardie mediche”.  Dopo la chiusura dell’ospedale di Teano – unico in provincia di Caserta a possedere tutte le certificazioni di sicurezza previste dalle legge –  si riducono ulteriormente i posti letto per la popolazione dell’Alto Casertano. Ora, è disponibile poco meno di un posto letto per ogni 1000 abitanti. La media regionale  è invece di 3,2 posti letto per 1000 abitanti. Una media che sale ulteriormente per il capoluogo partenopeo. “Il Commissariamento della Sanità in Regione Campania –   precisa Umberto Pugliese, segretario provinciale della Cgil –  oltre a non produrre sostanziali miglioramenti sull’andamento dei costi, ha ulteriormente ridotto e dequalificato i livelli di assistenza per i cittadini. Infatti, i tagli lineari e diffusi attuati nel tempo, incidendo in maniera indifferenziata sulle spese, non sono intervenuti sulle reali fonti di spreco e non sono stati accompagnati da interventi di ristrutturazione dell’offerta di cure”. “La progressiva chiusura di ospedali e di ambulatori – rimarca            Il Segretario Generale  della Cgil –     Antonio Crispi – ha di molto ridimensionato l’offerta dei servizi, mentre le strutture ancora operative, prive di interventi di modernizzazione, risentono di sovraffollamento e di diffuse condizioni di invivibilità determinate da carenze organizzative, strumentali e di personale”.

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