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foto di repertorio

PIETRAMELARA – Donna suicida in clinica, risarciti i parenti. Ecco i dettagli

PIETRAMELARA – Una donna si uccise lanciandosi dalla finestra di una clinica nella quale era ricoverata. Dopo 13 anni arriva la sentenza dei giudici che hanno imposto il risarcimento dei danni in favore dei parenti della donna. Incasseranno le somme decise dal giudice (oltre interessi)  i  fratelli e le sorelle della defunta signora Anna Pinchera, morta all’età di 47 anni. Era il sei aprile del 2003 quando la sua vita fini drammaticamente. La famiglia Pinchera è stata sempre molto unita e anche dopo la morte dei genitori il rapporto tra i fratelli è continuato con affetto e stima reciproca. Infatti, alla fine degli anni novanta i germani Pinchera Mara, Anna, Giovanni e Lidia, per motivi familiari si trasferirono a Casapulla (CE) dove continuarono ad abitare insieme, trovando sostegno morale e materiale l’un l’altro.  Purtroppo, già da tempo la signora Pinchera Anna era affetta da gravi turbe psichiche per le quali si rese necessario il ricovero presso la casa di cura “Villa Svizzera”, e successivamente, nel settembre del 2001, presso il centro SIR (Struttura Intermedia Residenziale) di Briano di Caserta, di proprietà dell’A.S.L. CE/1.  La gestione del servizio di assistenza e riabilitazione psichiatrica dei pazienti ospitati nel centro SIR di Briano di Caserta, all’epoca dei fatti fu affidato alla società ANTARES S.r.l, la quale si aggiudicò l’appalto-concorso indetto dall’A.S.L. CE/1.  Anche dopo il ricovero della sig.ra Pinchera Anna, i congiunti, odierni attori, continuarono ad essere presenti nella vita della sorella, facendole visita presso la struttura che la ospitava ed occupandosi e preoccupandosi del suo futuro.  Il giorno 06/04/2003, la sig.ra Pinchera Anna, ancora ricoverata presso il centro S.I.R di Briano di Caserta, si tolse tragicamente la vita gettandosi dalla finestra della predetta struttura.  La sig.ra Pinchera Anna si lanciava da una finestra sprovvista di qualsivoglia protezione idonea a garantire la sicurezza dei pazienti, i quali, si ricorda, sono tutti affetti da turbe psichiche di non poco rilievo. Inoltre all’interno della struttura non vi era stata un’adeguata sorveglianza della paziente né da parte del personale addetto, tale da poter evitare il verificarsi del suicidio, né da parte della società “ANTARES S.r.l.”, in qualità di gestore del centro S.I.R. Dopo la morte di Anna i familiari, assistiti dall’avvocato Luigi Scorpio,  decisero di intraprenere un’azione giudiziaria contro i responsabili dei fatti che causarono la morte della donna.  Dopo tredici anni dalla tragedia arriva la sentenza che riconosce le ragioni della famiglia Pinchiera

 

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