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Lo scavo nell'oasi che determinò il sequestro del cantiere e le successive indagini

RIARDO – Oasi Ferrarelle, la Soprintendenza dice “si” allo scavo nel bosco

riardo. La Soprintendenza di Caserta ha concesso il nulla osta allo scavo per realizzar eun condotto fognario all’interno del bosco Ferrarelle. Il parere è vincolato al fatto che non vengano distrutti gli alberi lungo il tracciato, così come promesso da Ferrarelle. Probabilmente, chi opererà per uqello scavo sarà un autentico mago, cose che solo la Soprintendenza di Caserta poteva autorizzare.  Intanto c’è attesa per conoscere il risultato del lavoro degli uomini del corpo forestale dello Stato di Salerno.  Sarebbero stati ascoltati dipendenti e funzionari della comunità montana, giornalisti, avvocati, operai e tanti altri a conoscenza dei fatti. Sicuramente l’indagine ordinata dal Procuratore Penna, della Procura di Salerno, sarà capace di fare piena luce su una vicenda che in poco tempo sembra essere degenerata oltre misura. La questione, almeno agli occhi del popolo, appare molto semplice: nel 2006 e per altri anni successivi, gli uomini della Comunità Montana del Montemaggiore intervengono sull’area ex Mozzi (di proprietà Ferrarelle) per mettere a dimora oltre 5mila alberi che dovranno essere il cuore dell’oasi. L’intervento viene pubblicizzato in maniera forte e la stessa Ferrarelle ne trae vantaggi in termini di immaggine. Arriva anche un servizio di Rai3. Il tempo passa e, forse, l’azienda cambia visione degli obiettivi. L’oasi diventa ingombrante e – come tutte le cose regalate – di scarso valore. Così arrivano le ruspe, i trinciaerba, le pale meccaniche, i trattori con le fresatrici. L’obiettivo, forse, è quello di cancellare quanto più possibile gli interventi attuati dalla comunità montana. Nessuno più, a Ferrarelle, sembra ricordare che gli interventi erano stati fatti con soldi pubblici. Lo stesso ente montano  appare in difficoltà a ritrovare le carte degli interventi.  Ci pensano i carabinieri di Pietramelara, guidati dal maresciallo Pasquale Mariano, a far ritornare la memoria a qualche funzionario dell’ente di Formicola. Intanto Ferrarrelle è furiosa e sembra non tollerare che “semplici cittadini” e umili giornalisti mettano il naso negli affari del colosso delle acque minerali. Scattano le querele, soprattuto contro “gli impiccioni”. Il Procuratore Penna, però, non è uno che si lascia incantare, vuole vederci chiaro e ordina un’inchiesta capillare sulla situazione.

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