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PIGNATARO MAGGIORE – Caso Magliocca, depositate le motivazioni dell’assoluzione

PIGNATARO MAGGIORE – I giudici  del Tribunale di Napoli hanno depositato le motivazioni della sentenza dell’assoluzione di Giorgio Magliocca. Ora la Procura, entro 45 giorni, potrebbe presentare ricorso contrro la decisione di assoluzione dell’ex sindaco di Pignataro Maggiore. E’ stato il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli, Eduardo De Gregorio, a firmare e depositare le motivazioni della sentenza che lo scorso venti  febbraio, determinaro l’assoluzione dell’ex primo cittadino.  Dopo quasi un anno di battaglie nelle aule di giustizia Giorgio Magliocca, ex sindaco di Pignataro Maggiore, comune del Casertano, con un passato di consulente (2005-2006) del ministro delle comunicazioni Mario Landolfi e del sindaco di Roma Gianni Alemanno, e’ stato assolto con formula piena dalla grave accusa di concorso esterno in associazione mafiosa; a pronunciarsi in questo senso e’ stato il gup di Napoli Eduardo De Gregorio, in sede di rito abbreviato. Magliocca, avvocato trentottenne, era stato arrestato l’11 marzo dello scorso anno su richiesta del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e dei sostituti della DDA Giovanni Conzo, Alessandro Milita e Liana Esposito, perche’ accusato di aver stretto in due circostanze un patto politico-mafioso prima con il boss della camorra Lello Lubrano (ucciso il 14 novembre del 2002), quindi con il suo successore Pietro Ligato (detenuto al 41 bis), ricevendo sostegno alle elezioni comunali del 2002 e 2006, entrambe vinte, e assicurando in cambio appalti e finanziamenti pubblici, nonche’ la possibilita’ per gli uomini del clan di continuare a gestire i beni confiscati. E’ stato scarcerato dal Riesame il 25 gennaio scorso, dopo oltre dieci mesi e mezzo passati tra il carcere e i domiciliari. Contro di lui una presunta cena con il boss Lubrano in un ristorante di Bellona, comune a pochi chilometri da Pignataro, fatto che non ha trovato riscontri durante il processo, cosi’ come non ha trovato conferme l’incontro del 2006 con Pietro Ligato, che in quel periodo era in cella. Ad accusare Magliocca anche un collaboratore di giustizia, Giuseppe Pettrone, e soprattutto un ”nemico politico” come l’allora consigliere di minoranza al comune di Pignataro Raimondo Cuccaro, oggi sindaco del paese; la sua amministrazione si e’ costituita parte civile, cosi’ come l’altro teste dell’accusa Enzo Palmesano, giornalista, costituitosi al posto della Provincia di Caserta. Le denunce di Cuccaro e Palmesano riguardavano in particolare la gestione dei beni confiscati, ovvero la villa del boss Raffaele Ligato, piu’ volte oggetto di atti vandalici, l’annesso pescheto e un appartamento, beni che non sarebbero mai passati realmente sotto il controllo dell’amministrazione, tanto che il gip Terzi, nell’ordinanza di arresto, esprimeva dure censure morali verso Magliocca. Se entro quarantacinque giorni nonci sarà ricorso, la sentenza di assoluzione sarà definitiva

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