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Piedimonte Matese – Padre orco, sotto processo il carceriere dei propri figli

I carabinieri della stazione del Matese hanno condotto le indagini

piedimonte matese. Picchia, lascia senza cibo e tiene segregati in casa i figli. Un 64enne finisce alla sbarra. Per Giuseppe Amato – residente a Piedimonte Matese – erano scattate anche le manette. Dopo essere stato detenuto presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, il giudice aveva disposto per l’uomo la misura dell’obbligo di dimora.

Secondo l’accusa, mossa dalla Procura della Repubblica sammaritana, Amato, in concorso con Maria Gabriella Rossetti (per la quale si è proceduto separatamente), percuoteva reiteratamente, anche con la cintura, i quattro figli minori, rinchiudendoli da soli in casa, oppure, in altre occasioni, nel capannone adiacente alla stessa abitazione.
Li costringeva, nel contempo, a vivere in circostanze di pericolo per la loro incolumità, nonché in pessime condizioni igieniche, sottoponendoli a punizioni e vessazioni fisiche e psicologiche consistite nell’ingiuriarli e percuoterli quasi ogni giorno. Come se non bastasse, Amato rinchiudeva i figli al buio in ambienti angusti e li lasciava anche senza cibo.
In pratica, infliggeva loro maltrattamenti fisici e morali fino a renderne necessario l’allontanamento dall’abitazione familiare.
Con le aggravanti di aver commesso il fatto per motivi determinati dalla volontà di soggiogare i figli minori e di punirli costantemente agendo con crudeltà nei loro confronti.
Ieri mattina si sarebbe dovuta tenere una nuova udienza a carico dell’imputato presso il tribunale monocratico del capoluogo matesino, ma il Got – dott. Carmela Sorgente – ha rinviato la discussione in aula, per il prosieguo dell’istruttoria dibattimentale, al prossimo mese di marzo.
La causa deve essere trattata, infatti, da un giudice togato. Amato è assistito dall’avvocato di fiducia, Federico Simoncelli. L’episodio ebbe a suscitare grande clamore nella comunità pedemontana. Una vicenda triste che dovrebbe indurre a riflettere. Qualora l’impianto accusatorio dovesse reggere, l’uomo rischierebbe una pena molto severa. Si attende la prossima udienza per capire come andarono effettivamente le cose in quel di San Potito Sannitico fino al luglio del 2009.

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