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foto di repertorio

NAPOLI / CASERTA – La sanità pubblica ha “chiuso”. Cure solo dai privati (se potete pagare)

NAPOLI / CASERTA – «In Campania chi si vuole curare deve spendere di tasca propria». Un concetto che ritorna sempre più spesso. Lo avevano detto i medici di famiglia della Fimmg parlando dell’esaurimento dei fondi per l’assistenza in convenzione, lo aveva ripetuto Paolo Muto (primario della radioterapia del Pascale) riferendosi alle liste d’attesa – anche di tre mesi – per i pazienti oncologici. Ieri a dirlo è stato Bruno Zuccarelli (segretario regionale dell’Anaao Assomed) nel corso di una conferenza stampa che è servita a spiegare le ragioni per le quali la Campania deve, più di altre regioni, aderire allo sciopero nazionale di domani. E quando 21 sindacati uniti dietro ad un tavolo non parlano di rivendicazioni di categoria, bensì di assistenza negata, è evidente che la situazione è grave. «Scioperano i medici – ha spiegato Zuccarelli – ma lo fanno per i cittadini. I campani pagano le tasse esattamente come tutti gli altri, ma in cambio hanno un sistema sanitario che non garantisce i Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Sui Lea siamo ultimi in Italia. E attenzione, non garantire i Lea può sembrare un concetto astratto, invece è molto concreto. Significa che con un tumore si resta in attesa per mesi, che una radioterapia se te lo puoi permettere la vai a fare al Nord. Che se hai un incidente, puoi aspettare anche 40 minuti prima che arrivi un ambulanza in tuo soccorso». A Napoli e in Campania anche solo applicare il diritto al riposo di medici e infermieri ha creato il caos. Basti citare il caso dell’Ascalesi, dove gli interventi in elezione (quindi quelli programmati) sono stati drammaticamente tagliati. Si è passati – come denunciato dalla Cimo – da circa 240 interventi al mese a non più di 40, che tradotto equivale ad un decremento del l’80% circa. E sempre per quantificare l’emergenza in numeri, la Campania commissariata ha perso negli ultimi anni ben 15.000 medici. Oggi per cercare di rimettere le cose a posto, almeno dal punto di vista degli organici, bisognerebbe assumere almeno il 70% di questo piccolo esercito di camici bianchi. Vale a dire che dovrebbero entrare circa 10.500 medici. E poi ci sono le ambulanze del 118, l’emergenza nel servizio d’emergenza. Come rivelato in conferenza stampa da Raffaele Tortoriello (segretario regionale Uil Campania) «viste le scarse risorse a disposizione, le ambulanze del 118 spesso riescono a intervenire solo dopo 40 minuti dalla richiesta d’aiuto del cittadino». Per questi motivi, per rivendicare un finanziamento adeguato per la sanitàpubblica, una legge organica sulla responsabilità professionale e un piano assunzioni dei medici, domani i medici incroceranno le braccia. Quelli che ovviamente non potranno fermarsi sono i medici dell’emergenza. L’Anaao per quanti dovranno restare in servizio ha ideato degli adesivi da mettere sul camice con la scritta «’A sanità è ‘na cosa seria». Un modo per chiedere il supporto ai pazienti e far capire soprattutto a loro che quanto sta succedendo mette a rischio la possibilità di cure eque e accessibili a tutti. Non bastasse un allarme del genere, nel corso della conferenza stampa di ieri Bruno Zuccarelli ha anche spiegato come da Roma siano arrivate notizie gravi circa le annunciate assunzioni, che avrebbero dato un po’ d’ossigeno al sistema campano. «A quanto pare – ha detto – è sfumata anche la possibilità di recuperare risorse economiche per le 3.000 assunzioni prospettate». Poi una nota critica: «Nei confronti della Campania non c’è attenzione. Sono serviti sei mesi per nominare il nuovo commissario, Joseph Polimeni, al quale vanno gli auguri di buon mandato. Ma, certo, al nuovo commissario serviranno mesi solo per potersi orientare in un sistema del tutto nuovo. E non possiamo non rilevare che questa nomina suona anche come una bocciatura, che onestamente trovo ingenerosa». Di «situazione grave» ha parlato Giuseppe Galano (presidente regionale dell’Aaroi – Emac, il sindacato degli anestesisti). «Questo sciopero – ha detto – è un grido di dolore. Spero che i cittadini si uniscano ai medici contro un piano che sembra fatto per fare il male di tutti». Perentorio anche Antonio De Falco, segretario regionale Cimo (Confederazione italiana medici ospedalieri) che ha ricordato come la Campania «soffre più di altre Regioni per il mancato ricambio generazionale e per la pesantezza del Piano di rientro. Serve lo sblocco delle assunzioni, speriamo che i cittadini capiscano e appoggino le motivazioni di questo sciopero».
(di Raffaele Nespoli – http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it)

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