PIEDIMONTE MATESE – Processo Pepe, mancano le vittime: processo rinviato

PIEDIMONTE MATESE – Concussione e abuso di potere, mancano – sul banco dei testimoni – le parti offese. Per questa ragione il giudice ha spostato l’udienza al prossimo anno. Sul banco degli imputati  Fabrizio Pepe, Piero Cappello e Antonio Ferrante.  Secondo l’accusa, Fabrizio Pepe, avrebbe abusato dei suoi poteri di presidente della Comunità Monta­na – ora come all’epoca dei fatti –  Con l’accusa di concussione sarebbero finiti sotto processo anche Antonio Ferrante – assessore del Comune di Piedimonte di Matese –  e Piero Cappello, all’epoca dei fatti assesso­re dell’Ente matesino. Secondo la Procura, Pepe, quale presidente della Comunità Montana del Matese, avreb­be indotto un imprenditore aggiudicatario del­l’appalto relativo ai lavo­ri di ripristino e adegua­mento della strada  Zappinelli-Cisterna ad acquistare mobili per l’arredamento della casa di un’altra persona.  Pepe, per il magistrato, avrebbe approfittato della debolezza dell’im­prenditore che ancora non aveva sottoscritto il contratto con l’Ente per le opere a lui aggiudica­te, ingenerando con un ingiustificato temporeg­giamento il timore che potessero insorgere pro­blemi in relazione alla conclusione dell’iter procedimentale per il defini­tivo affidamento dei lavori. La richiesta sarebbe stata formulata come prestito, ma in realtà, secondo il magi­strato, sarebbe stata fina­lizzata ad ottenere il mobilio poiché, dopo la dazione, non venne restituito l’importo speso. Agli atti della Procura, tutta­via, ci sarebbero anche altri due episodi. Sempre in virtù del suo ruolo amministrati­vo, Pepe avrebbe anche indotto un operaio, incaricato dal Comune di eseguire alcuni lavori presso l’area di stoccaggio rifiuti, ad effettuare opere all’interno di una sua abita­zione nel centro storico della città senza, poi, pagare per le prestazioni ricevute. Anzi, secondo la Procura, Pepe avrebbe affermato che il dovuto gli sarebbe stato fatto recupera­re addebitando la spesa al Comune. Ferrante e Cappello, invece, sono accusati di aver costretto, nell’estate del 2006, lo stesso ope­raio, titolare dei lavori presso l’area di stoc­caggio, a promettere loro che avrebbe man­dato via una ditta per assumerne un’altra. Gli imputati si mostrano sicuri di poter dimostrare la loro innocenza.  L’imprenditore Pasquale Florio è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Fabrizio Zarone.
Gli imputati hann sempre affermato ogni loro estraneità ai fatti contestati e si dicono fiduciosi di poter dimostrare, durante il processo, la loro innocenza. Inoltre non va trascurata l’ipotesi prescrizione che sembra essere sempre più vicina

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