VAIRANO PATENORA – Estorsione e usura, Vincenzo Di Sano e suo figlio Giovanni ammettono le proprie colpe e vanno al patteggiamento. Il giudice, nei giorni scorsi ha emesso anche sentenza condannando i due (padre e figlio) a un anno e otto mesi di reclusione. Il tribunale ha applicato il beneficio della pena sospesa perchè i due erano incensurati. Riconosciuto, quindi, l’impianto accusatorio mossa dalle indagini dei carabinieri della stazione di Vairano Scalo, guidati dal maresciallo Palazzo.
Le accuse della Procura:
Contro di loro, un’ordinanza spiccata dal GIP di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della sezione criminalità economica della procura sammaritana (retta dal procuratore Raffaella Capasso e dall’aggiunto Antonio D’Amato). I carabinieri della stazione di Vairano Scalo, nel novembre 2014, raccolsero la denuncia di una casalinga di 49 anni di Vairano Patenora. La donna raccontò che a marzo, a causa di una serie di problemi economici che attanagliavano la sua famiglia, aveva chiesto un prestito di 2.300 euro ai Di Sano e di avere pattuito con i due la restituzione della somma con interessi mensili del 10 per cento. Nel tempo, la donna riuscì a sborsare circa 6mila euro ma, come sempre in questi casi, il debito fu tutt’altro che estinto in quanto la somma lievitava continuamente a causa degli interessi. Quando non potè più pagare, fu minacciata ripetutamente e i Di Sano – riferì la donna – le dissero anche che se non avesse saldato il debito avrebbero fatto del male ai suoi figli, entrambi piccoli. Fu questo a spingere la casalinga a rivolgersi ai carabinieri. Nel corso delle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni, è stata poi identificata una seconda vittima della attività usuraria dei Di Sano. Si tratta di una casalinga del posto di 34 anni. La donna non ha sporto denuncia.
