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PIEDIMONTE MATESE – Cantiere della Diocesi, tutti bloccati: una vergogna. Oggi l’autopsia. Cinque persone indagate

PIEDIMONTE MATESE – Due morti e un ferito, la sorte peggiore per due operai schiacciati dall’impalcatura, più fortunato l’imprenditore che guarirà in una decina di giorni. Questo il drammatico bilancio dei fatti avvenuti lo scorso sabato pomeriggio a Piedimonte Matese. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tenta di fare chiarezza su quei fatti, cinque le persone indagate. L’accusa potrebbe essere di omicidio colposo plurimo. I due operai morti lavoravano senza rispettare le più elementari norme di sicurezza. Una delle vittime operava in nero. Inoltre quel cantiere era sospeso da una disposizione dell’ufficio tecnico comunale del capoluogo matesino. E questo rappresenta l’aspetto che fa esplodere maggiormente l’indignazione della gente: se fosse stata rispettata quella disposizione, Antonio e Albino sarebbero ancora vivi.  Questa mattina, presso l’istituto di medicina legale di Caserta, si svolgeranno i necessari accertamenti sulle due salme, per stabilire le esatte cause della morte. Successivamente Albino Tammaro e Antonio Artzeni, torneranno nei loro paesi: Gioia Sannitica e Casoria. Intanto i tecnici del comune di Piedimonte Matese hanno continuato le verifiche sull’intera procedura di gara per l’affidamento dei lavori relativi alla ristrutturazione delle chiese danneggiate dal terremoto del 2013. Una procedura di gara gestita interamente dall’ingegnere Luigi Costantino, nominato responsabile unico dei procedimenti dalla stessa Diocesi di Alife e Caiazzo. I controlli hanno confermato le anomalie già emerse in precedenza tanto che, ieri, l’ufficio tecnico di Piedimonte Matese ha bloccato altri tre cantieri. Così, ora, tutti i cantieri della Diocesi, sette su sette, sono fermi. Alle imprese vincitrici degli appalti mancherebbero alcuni importanti requisiti previsti dalla normativa vigente per eseguire quel tipo di lavoro. In ballo ci sono circa 2 milioni di euro e il blocco dei cantieri, per la Diocesi, rappresenta un problema molto serio; infatti se entro la fine del prossimo dicembre non avverrà la rendicondazione si perderanno i fondi europei. Le strutture sacre interessate dai lavori nel comune di Piedimonte Matese sono sette: Ave Gratia Plena, Santa Maria Maggiore, Madonna del Carmine, Cappella Seminario, San Michele, San Tommaso D’Aquino e San Rocco.  Il restauro delle chiese dopo il terremoto del 2013 era già partito fra mille polemiche, in particolare i sindaci del Matese rifiutarono di firmare il protocollo d’intesa organizzato dalla regione Campania. Le fasce tricolori contestarono il tentativo di scaricare sui comuni tutte le responsabilità, concedendo, invece, alla Diocesi i benefici. A questo va aggiunta una forte carenza di evidenza pubblica – necessaria quando si utilizzano fondi comunitari – data all’intera procedura di gara. Infatti è stato utilizzato il giornale della diocesi come unico strumento divulgativo. Bastava utilizzare gli albi pretori dei comuni per conferire ai bandi la massima evidenza possibile. (Giancarlo Izzo – Corrieredelmezzogiorno)

 

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2 commenti

  1. Ai tecnici incaricati sarebbe il caso di dire: Se nun sapit’ fa i scarpari perché rumpit’ o c…… e semmenzelle ???

  2. LUVIGINO LU SANNITA

    Caro Sindaco, fai in modo che scadano i termini per accedere ai finanziamenti e alla banda dei chierichetti si staccheranno falla canna dell’ossigeno e si ttaccheranno a quella del gas.Dopo non vorrei stare nei panni…pardon…nel cappotto cammellato del camelo che si atteggia ad ing. sui cantieri in questione dando disposizioni a destra e a manca agli operai (immagino….), quanfo, ai sensi della L.81 non potrebbe nemmeno nemmeno mettere piede nel perimetro del cantier e soprettuto senza sapere cosa sia una righetta e distinguere il cemento dalla pozzolana. L’unica cosa buona che sa fare è quella di cambiare casacca a seconda del padrone poltico del momento e che, per motivare la sua ossessiva presenza presso gli uffici tecnici comunali ai bei tempi dell’imperatore carlo III di Roccapipirozzi si autodefiniva “uno organico alla maggioranza”.E’ ora che a questo tizio qualcuno metta un freno, prima che il suo modo di fare non diventi una deriva verso il delirio di onnipotenza.

    AMBRABABACICCICCOCO’….TRE CIVETTE SUL COMO’, CHE FACEVANO L’AMORE CON LA FIGLIA DEL DOTTORE, IL DOTTORE SI AMMALO’ AMBRA-BA-BA-CICCI-COCCO’!