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ALIFE – Biodigestore Alife: sempre più isolato fronte del “No”. Intanto Gatti e Montanari (promettevano di lavorare gratis) incassano 10mila euro

ALIFE (di CoGe) – Gli accadimenti che si sono susseguiti nelle ultime settimane lasciano pensare, senza grossi rischi di smentita, che il fronte del “No” al Biodigestore di Alife sia sempre più spaccato e che il Comitato stia vivendo un momento tutt’altro che felice. Emerge un quadro non proprio edificante per il comitato “No Biogas” se si osserva che nell’ultimo mese abbiamo assistito ad assemblee flop capitanate dalla ubiquità di qualche attivista-politico-funzionario regionale, espressione del parere VIA favorevole all’impianto, persone che abbandonano il Comitato per evidenti contrasti partitici, alcune importanti indicazioni emerse nel corso del Forum Rifiuti di Legambiente e dichiarazioni a favore dell’impianto da parte di uno stimato medico igienista matesino.
Ma procediamo con l’ordine necessario:
Il 25 settembre scorso, dopo 4 mesi di vacanze, si svolge un’assemblea convocata dal Comitato “No Biogas” che somiglia più a un incontro per pochi intimi: si vedono politici locali di maggioranza e minoranza, alcuni membri del Comitato, giornalisti e cineoperatori, mentre i cittadini comuni si contano sulle dita di una mano. L’Assemblea si rivela una sorta di apertura della campagna elettorale per le prossime Amministrative con tanto di intervento, tra gli altri, del capogruppo di minoranza, nonché attivista, nonché funzionario regionale, Gianfranco Di Caprio pronto a sventolare subito il vessillo anti biodigestore, ma che, dimenticando di essere ripreso, ha fatto dichiarazioni gravi. Il risultato di quella riunione è nefasto: anche i pochi cittadini presenti abbandonano il Comune nauseati e indignati dalla strumentalizzazione politica della vicenda.
Non intrattiene certo la “folla” l’intervento del Presidente Mariano Ginocchio, il quale rendiconta le spese sostenute dal Comitato rivelando che circa 10.000 euro, sui 13.368 raccolti grazie al contributo degli Alifani, sono stati spesi per pagare la relazione tecnico-scientifica della dott.ssa Antonietta Gatti e del dott. Stefano Montanari, dimenticando di dire che l’Amministrazione Comunale si è rifiutata di pagarla con i soldi pubblici, essendo giustamente attenta a non rendicontare spese ritenute oggettivamente inutili e fuori tema. Peccato che in occasione del convegno tenutosi il 19 aprile ad Alife che ha ospitato i due esperti fu detto e sbandierato, con tanto di consegna di “Colomba della Pace”, che moglie e marito intervenissero gratuitamente a sostenere la causa contro il biodigestore per il bene del popolo alifano e in nome della “pace e della salvaguardia del creato”.
Una concezione di “bene” opinabile, dato che una allegra gita domenicale è costata 10.000 euro al popolo di Alife. Il prof. Montanari ci tenne anche a dichiarare nel corso di alcune interviste del 19 aprile, di non aver visitato il luogo dove sorgerà l’impianto che, nella sua relazione, si era fidato delle indicazioni del Comitato. Da sempre la scienza si fonda sulle opinioni altrui e sulle dicerie del resto!! Proprio per questa ragione, infatti, il prof. Montanari, quel giorno, durante il suo intervento e nelle interviste rilasciate, fa continuamente riferimento ad un impianto “a biomasse”. Qualcuno gli avrà detto poi che, diversamente da quanto riferitogli, l’impianto progettato per Alife nell’area industriale ASI, è un biodigestore anaerobico?? Cari Alifani, probabilmente vi è toccato pagare profumatamente e a vostra insaputa una relazione inutile “in nome della pace e della salvaguardia del creato” mentre eravate convinti di ospitare gratis “luminari di fama internazionale”.
Ad acuire ancora di più il divario tra il fronte del No, sempre più isolato, e la cittadinanza, sempre più aperta ad ospitare l’impianto, giunge, in data 7 ottobre 2015, il parere favorevole della Regione Campania in relazione alla Valutazione di Impatto Ambientale, con delle prescrizioni, tutt’altro che “gravi e inficianti”, come le dipingeva creativamente l’ing. Di Caprio nel corso dell’Assemblea Pubblica del Comitato del 25 settembre, dimostrando di averle già lette prima della loro emissione, ma di non averle capite! Un Comitato sempre più piccolo tra l’altro, poiché a seguito delle polemiche legate a quel parere, Salvatore Foglia e Anna Sasso del Movimento 5 Stelle, abbandonano il comitato “divenuto ormai irriconoscibile rispetto ai principi fondanti”, come si legge in una nota diffusa dal M5S di Alife il 9 ottobre.
Mentre la Regione dichiara la assoluta compatibilità ambientale del progetto, nella capitale si svolge il II Forum Rifiuti di Legambiente (www.forumrifiuti.it), nel corso del quale autorevoli esperti in materia di ambiente e ciclo dei rifiuti si esprimono in maniera a favore degli impianti di compostaggio e digestione anaerobica, soprattutto in quei territori che, come la Campania, sono in perenne emergenza. Più interventi hanno dimostrato la bontà di questi impianti sotto tutti i punti di vista (sociale, ambientale ed economico), rispetto ad altre tipologie di impianti di trattamento rifiuti. Degni di nota i risultati di una ricerca dell’Istituto Meriam Research, presentata dal prof. Francesco Bartolini della SDA Bocconi School of Management, secondo la quale gli impianti di compostaggio e digestione anaerobica, rispetto ad altri tipi di impianti, comportano: più posti di lavoro, minori costi per la realizzazione degli impianti, minori costi di conferimento. Il confronto tra un impianto di termovalorizzazione di nuova costruzione e un impianto di compostaggio e digestione anaerobica, non lascia spazio ai dubbi: ogni 10 occupati nell’impianto di incenerimento corrispondono 30 occupati in quello di compostaggio.
Già in data 23.09.2015, sempre a Roma, anche il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si è espresso a favore dell’impianto, dichiarando tra l’altro che “il sito scelto per la realizzazione dell’impianto risulta esente da vincoli individuati dal Piano Regionale di gestione dei Rifiuti urbani, nonché da quello del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali e del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Caserta e compare nelle destinazioni potenziali ottimali di impianti di gestione trattamento industriale di rifiuti. L’area nella quale ricade il progetto è di scarsa importanza naturalistica e lo sviluppo delle zone ASI in cui è ubicato l’impianto è stato promosso a partire dalla pianificazione di cui al PRG ASI del 1990”.
Infine il 9 ottobre, ha avuto luogo un dibattito nel corso del quale si sono confrontati il Sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello e il leader della minoranza Daniele Ferrucci, medico igienista. Tra gli argomenti toccati, ovviamente, anche il biodigestore che dovrebbe sorgere nella vicina Alife. Mentre il Sindaco Cappello si è detto contrario non sul progetto nel suo complesso, ma sulle dimensioni dell’impianto, Ferrucci, dall’alto della sua esperienza professionale e mostrando grande senso civico ha affermato che “(…) non si può dire no a tutto. Sono più pericolose le continue onde elettromagnetiche che ci bombardano ogni giorni. I rifiuti prodotti devono essere smaltiti. Ci sono tante comunità che convivono con impianti di trattamento dei rifiuti. Siamo contrari a tutto ciò che genera inquinamento. E’ un discorso da affrontare in modo serio, senza fini politici”.
E allora se la Regione dice sì, le associazioni a tutela dell’ambiente pure, i medici sostengono la causa, il Ministro dell’Ambiente idem … perché solo il Comitato si ostina a rifiutare il confronto in maniera preconcetta? Perché il Comitato non risponde al mondo accademico, alle eccellenze scientifiche campane, offendendo un intero territorio e non solo una sua parte? Perché il Comitato preclude alla società civile il confronto, l’informazione, la possibilità di fare domande e sciogliere i dubbi? Chi rappresenta davvero il Comitato ha il dovere di non comportarsi in maniera ottusa, chiusa e contraria alle esigenze della comunità. In una fase delicata come questa, sarebbe corretto e democratico, per il bene del popolo alifano, avviare un dialogo costruttivo al fine di neutralizzare eventuali negatività, qualora ve ne fossero, e valorizzare i tanti punti di forza di un siffatto impianto. Se fosse un comitato cittadino gli starebbe a cuore prendere in considerazione la possibilità di collaborare e intervenire su un progetto che con buone probabilità sarà comunque realizzato. Il nocciolo della questione è che cotanta chiusura non rispecchia per niente le esigenze di una società civile che probabilmente chiede ascolto e vuole referenti che gli vengono sistematicamente negati a cui porre domande; non contempla i bisogni dei cittadini che hanno voglia di sapere, di chiarire e di proporre per fare e fare bene e insieme prima di sbarrare porte e alzare muri irragionevoli. Da sempre la chiusura è un attestato di paura. Un Comitato così frammentato e così “piccolo” forse è rimasto senz’anima e, non avendo altre argomentazioni, si attacca alla causa del digestore per cavalcare ben altri cavalli. La sua paura probabilmente è che questo sia fin troppo chiaro a tutti.

 

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