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foto di repertorio

CASERTA – Camorra, “Spartacus Reset”, parte il processo: 28 imputati chiedono il rito abbreviato

CASERTA – Camorra, è cominciato il processo “Spartacus Reset”, 28 imputati vogliono il rito abbreviato che assicura, in caso di condanna, uno sconto sulla pena. Tutto parte con l’arresto del gruppo criminale riconducibile ai figli di Francesco Schiavone “Sandokan”, Carmine e Nicola, entrambi detenuti. I figli dello storico boss casalese sono tra i 28 imputati che hanno richiesto il processo abbreviato per le accuse mosse dalla Dda, tra cui, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto d’armi e detenzione di armi abusiva.

I nomi degli imputati che vogliono il rito abbreviato:
Emilio Arrichiello (1983, Casal di Principe),
Carmine Iaiunese (1978, Aversa),
Paolo Landolfo (1964, Casal di Principe),
Vincenzo Chiarolanza (1962, Villa Literno),
Franco Bianco (1973, Casal di Principe),
Benito Lanza (1968, Villa di Briano),
Nicola Di Martino (1970, Casal di Principe),
Cesare Bianco (1966, Casal di Principe),
Giovanni Della Corte (1969, Casal di Principe),
Francesco Antonio Celeste (1981, Casal di Principe),
Romolo Corvino (1967, Casal di Principe),
Carmine Morelli (1978, Casal di Principe),
Benardo Ciervo (1983, Casal di Principe),
Vincenzo Conte (1967, Villa di Briano),
Maurizio Capasso (1970, Casal di Principe),
Bruno Salzillo (1965, Casal di Principe),
Mario Schiavone (1966, Casal di Principe),
Alberto Rossi (1960, Villa di Briano),
Oreste Reccia (1969, San Cipriano),
Ulderico Ciccarelli (1976, San Cipriano),
Giorgio Pagano (1976, Aversa),
Antonio Aquilone (1984, Casal di Principe),
Carmine Noviello (1976, San Cipriano),
Bruno Lanza (1969, Villa di Briano),
Maurizio Fusco (1981, San Cipriano)
Luigi D’Ambrosio (1979, Casal di Principe)

L’indagine (marzo 2015):
C’è il centro dell’Italia ma sono coinvolte anche Lecce e finanche località della Sicilia nella vasta operazione contro la fazione Schiavone del clan dei Casalesi di Casal di Principe, blitz che ha visto il ricorso a 200 carabinieri per l’esecuzione di 42 misure cautelari (39 in carcere e 3 ai domiciliari). Tra i destinatari degli ordini di custodia spiccati dalla procura della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ed eseguiti dai militari del Comando provinciale di Caserta collaborati dai colleghi dei comandi territoriali figurano anche Carmine e Nicola Schiavone, figli dell’ex boss Francesco, soprannominato «Sandokan». Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Caserta, Napoli, Avellino, Benevento, Terni, L’Aquila, Cosenza, Cuneo, Prato, Frosinone, Trapani, Taranto e come detto anche nella Città del Barocco.
Dalle indagini è emerso che il gruppo camorristico capeggiato da Carmine Schiavone, figlio di Francesco, detto Sandokan, aveva costituito «una cassa comune» per il pagamento degli stipendi agli affiliati, sia della propria fazione, sia dei gruppi Zagaria e Iovine del clan dei Casalesi. Ai detenuti veniva versato uno «stipendio mensile» per importi variabili tra 1500 e 2500 euro. Le somme erano provento di estorsioni su attività private e lavori pubblici. Nel corso dell’inchiesta della Dda sono stati sequestrati i libri contabili dell’organizzazione sui quali venivano annotati sia gli affiliati che percepivano gli stipendi, sia le persone sottoposte a estorsione. Il materiale cartaceo è stato sottoposto a perizie grafiche eseguite dagli esperti del Ris ed hanno offerto importanti riscontri alle rivelazioni fatte da collaboratori di giustizia. I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal procuratore Giovanni Colangelo, dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, e dal colonnello Giancarlo Scafuri, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. I carabinieri hanno anche sequestrato numerose armi, tra cui due kalashnikov, un fucile d’assalto, due fucili a pompa, una mitragliatrice e quattro pistole.

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