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MONDRAGONE – Droga armi e funerali, la lunga mano della camorra

MONDRAGONE – Diciannove arresti Indagati ritenuti vicini a clan Fragnoli-Pagliuca di Mondragone Napoli, 2 apr. (TMNews) – Spaccio di droga, ma anche supremazia sul territorio grazie all’uso di armi da guerra e bombe a mano. Diciannove le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura antimafia, ed eseguite all’alba dai carabinieri a Mondragone, sul litorale Casertano. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale e ricettazione di armi da guerra e comuni da sparo, illecita concorrenza mediante violenza o minaccia e tentata estorsione nonché associazione di matrice camorristica. Tutti i reati sono aggravati dall’aver agito per agevolare il clan Fragnoli-Pagliuca egemone a Mondragone e comuni limitrofi. Contestualmente, i militari dell’Arma, hanno anche eseguito 25 perquisizioni domiciliari utili per la ricerca di ulteriori prove e sequestrati numerosi beni rinvenuti nella disponibilità degli indagati e considerati provento delle attività illecite. L’indagine si è servita anche delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e ha permesso di fare luce sulla vendita organizzata, sul litorale domizio, di cocaina, hashish e marijuana. In particolare è stata accertata l’esistenza di un’articolata organizzazione che fa capo a Rosario Marciello e Mirko Cascarino che avevano richiesto l’autorizzazione per poter gestire la piazza di spaccio direttamente dall’attuale reggente del clan, Roberto Pagliuca, al quale come corrispettivo per quest’autorizzazione, versavano 3mila euro settimanali.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, l’organizzazione si occupava di reperire la droga, anche al di fuori della provincia tramite corrieri; occultare gli stupefacenti pure all’interno di esercizi commerciali; tagliare e confezionare gli stupefacenti per la vendita al dettaglio; distribuirli sulle piazze di spaccio sia a Mondragone che a Terracina e raccogliere i proventi da consegnare ai promotori dell’organizzazione. Con parte di questi profitti sono state acquistate molte armi da guerra, soprattutto mitragliatrici, diversi fucili a canne mozze e pistole, ma anche bombe a mano, tutte utilizzate per compiere agguati con cui affermare la supremazia del clan sul territorio di Mondragone. Particolarmente rilevante il ruolo svolto dalle donne del clan che custodivano armi e ricevevano lo `stipendio’ per i loro uomini in carcere pari a circa 600 euro pro capite. Nel corso delle indagini sono state sequestrate cinque pistole semiautomatiche, un kalashnikov, due mitragliette Uzi, tre bombe a mano da guerra di fabbricazione sovietica, due fucili semiautomatici da caccia provento di furto, un fucile a canne mozze e varie munizioni. A capo del locale clan c’era Roberto Pagliuca dal quale ogni singolo affiliato prendeva ordini e dal quale ricevevano direttive. A lui era demandata la gestione completa dell’intera organizzazione che operava con metodo mafioso. Pagliuca, inoltre, aveva il preciso compito di `fare cassa’ attraverso la commissione di varie attività illecite, di reinvestire i guadagni in ulteriori attività illegali e di procacciare `gli stipendi’ per le famiglie degli arrestati.

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un commento

  1. incredibbile