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CASERTA (di Nando Silvestri) – Per fortuna, la cultura è un insieme di valori e conoscenze che travalicano oltremodo titoli, convenzioni, pregiudizi e disinformazione pubblica deforme e fuorviante. E’ stato un piacere incommensurabile commentare i dati economici italiani degli ultimi mesi con l’amico Oscar Giannino che di cultura ne ha davvero da vendere. Troppi i numeri contraddittori su crescita, Pil e disoccupazione che hanno disorientato gli italiani negli ultimi mesi, sempre più rincitrulliti dalle stime dorate dei notiziari nazionali sui presunti segnali di ripresa. Numeri esigui e assolutamente poco significativi dal punto di vista macroeconomico hanno gonfiato a dismisura le vele di un accrescimento economico sempre più immaginario e fantascientifico, stillandone la fondatezza come una mera certezza di burro. E’ il parere esternato dallo scrivente al giornalista economico del Sole 24 Ore Oscar Fulvio Giannino, il quale sostiene che molti organi di informazione non sono “le giuste tribune dalle quali aspettarsi giudizi obiettivi”. Forse si è data troppa importanza, all’operazione di Draghi denominata “Quantitative Easing” ampliandone a dismisura le aspettative”. Si tratta, come è noto, di un disegno di politica monetaria espansiva che, a parere di chi scrive, ha ingrossato i corsi dei titoli, generando batterie speculative per lo più disconosciute dagli organi di informazione economica e finanziaria. Questo è il dato di fatto marchiano ed innegabile che Giannino ha condiviso con l’autore aggiungendo: “Bolle speculative? Ce ne sono eccome. Basti vedere la volatilità delle correzioni sui rendimenti dei Bund e dell’intero mercato del reddito fisso sul lungo termine”. Più volte l’attenzione dello scrivente si è soffermata sulla maestria disinformativa di certi notiziari spazzatura trasmessi dalle reti della televisione di Stato che, edulcorando e plasmando i dati economici ad uso e consumo della committenza politica, hanno elevato cifre decimali con qualche zero di troppo, prima e dopo la virgola, a timidi segnali di sviluppo economico riferibili in qualche modo all’ingannevole miraggio di fiabesche luci, scintillanti in fondo al tunnel. “Non ti meravigliare, si tratta di enfasi da accondiscendenza e riguarda emittenti televisive e carta stampata”. Queste le rassicuranti argomentazioni di Oscar riferite all’autore fuori dai denti con freddezza disarmante. E’ stata premura dello scrivente commentare assieme al celebre saggista economico alcune vistose asimmetrie dell’Agenzia delle Entrate di Caserta e il peggioramento delle condizioni reddituali dei contribuenti di Terra di Lavoro, dove, l’indice di Gini sfiora e spesso supera il valore di 0,4. Va all’uopo sottolineato che Oscar Giannino, unitamente a pochi studiosi e docenti di economia come il professor Mario Seminerio e il professor Mario Colombatto è uno dei pochi analisti economici italiani capaci di interpretare con fervida lucidità il significato macroeconomico e sociale dell’indice statistico sopra menzionato dallo scrivente, oltrepassando perciò gli scarni e algidi contenuti dell’indicatore Pil. L’indice di Gini è un coefficiente statistico di cruciale importanza in macroeconomia tenuto conto che, variando da un minimo di zero ad un massimo di uno, indica il livello di disparità nella distribuzione dei redditi dei cittadini, ovvero il noto fenomeno della concentrazione. Oscar Giannino che ha apprezzato le riflessioni dell’autore sul peggioramento dell’indice succitato fra i redditieri di Terra di Lavoro, non ha esitato a richiamare l’allarme lanciato di recente dall’OCSE a riguardo. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico evidenzia difatti come in Italia l’indice di Gini sia salito, in media, dallo 0,31 del 2007 allo 0,33 del 2014. Sebbene si tratti di una variazione apparentemente irrisoria, un balzo di due centesimi si traduce in un peggioramento inarrestabile delle prospettive di crescita nell’economia reale e di valorizzazione del capitale umano. In Italia, oggi, il reddito medio del 10% più ricco della popolazione è pari a 11 volte quello del 10% più povero (dati OCSE), sebbene il livello di indebitamento sia relativamente più basso della media europea. Il succitato divario nella distribuzione dei redditi implica un drenaggio incontenibile di risorse che le classi più abbienti esercitano da tempo ai danni dei più indigenti, costretti non di rado a rovistare fra i rifiuti o a riattare con stratagemmi vari, mezzi dismessi e desueti per seguitare a sopravvivere. E’ condivisibile che Giannino, avallando l’OCSE a riguardo, indichi la disuguaglianza economica come un’insidia che penalizza il capitale e pregiudica sensibilmente lo sviluppo. Per quanto concerne l’aspetto governativo e tributario locale casertano, è stato inevitabile per lo scrivente denunciare al giornalista e allo staff del Sole 24 Ore i contenuti nocivi di taluni ambigui atti amministrativi e tributari ufficiali debordanti di strafalcioni , vizi di forma e orrori grammaticali. Rispetto ad essi Giannino, non ha potuto fare a meno di esclamare “poveri noi!”, segnalando che “l’inettitudine governativa, operate rare eccezioni, flagella la Penisola intera, allontanandola progressivamente dai livelli economici del 2007”. Quando la povertà diventa un endemico dato di fatto, oltre che un disfunzionale obiettivo programmato è lecito chiedersi a cosa servano istituzioni ed enti pubblici. Si può dunque immaginare, senza essere per forza liberali e liberisti come Giannino che le forze di mercato, paradossalmente, restituiscano all’individuo la dignità e le risorse di cui si appropria indebitamente uno Stato che il giornalista non esita neppure un attimo a definire “ladro”. Fin troppo generoso il mentore ed amico Oscar Giannino: in definitiva, chi riduce l’uomo allo stento sino ad annichilirlo o sopprimerlo non è poi così diverso da un boia. A tal proposito, E’ piaciuto all’autore esternare il suo pensiero al giornalista in ordine alle sibilline parole proferite dal professore e avvocato inglese Charles Adams, secondo il quale l’unica forma di rivoluzione possibile è quella dell’evasione fiscale di massa. Secondo Oscar, il nostro sistema tributario obbedisce a meccanismi asimmetrici che, pur promulgando formalmente il “criterio della progressività” sancito dal secondo comma dell’articolo 53, si orienta in direzione completamente opposta per quanto concerne le imprese di piccole dimensione riducendone prospettive e sopravvivenza. La progressività, a parere di chi scrive, è spesso il più onirico dei miraggi, un’invenzione maldestra per scoraggiare la crescita e accanirsi sui contribuenti più facilmente raggiungibili, ossia quelli più deboli e vulnerabili. Impossibile non concordare con Giannino, soprattutto se si tiene conto che molti redditi, come quelli provenienti dalle rendite finanziarie e quelli derivanti dai canoni di locazione vengono tassati secondo criteri proporzionali piuttosto che progressivi. “La chiarezza e il rigore sono principi che il fisco applica in modo unilaterale, applicando per sé l’unica regola che conosce, quella dell’eccezione”. Un lemma innegabile come la saggezza e l’acume di Oscar Giannino, al quale va la stima incondizionata dello scrivente.
Bell’articolo Nando!
A quando l’intervista a Oscar Giannino?