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NAPOLI – Gruppo Ragosta, maxi sequestro per 71 milioni di euro

NAPOLI – In data odierna, militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo “per equivalente” emesso dal GIP presso il Tribunale di Nola, in accoglimento della richiesta presentata da questa Procura della Repubblica, avente ad oggetto conti correnti, rapporti finanziari, beni immobili e mobili registrati nonché quote sociali nella disponibilità dei coniugi RAGOSTA Fedele e IOVINO Annamaria nonché di IOVINO Gabriele, fino a concorrenza del valore di oltre 71 milioni di euro. Somma, questa, corrispondente all’ammontare complessivo dell’IRPEF evasa dai predetti coniugi negli anni dal 2007 al 2011 (per circa euro 64 milioni) nonché dell’ IRES e dell’IVA evase dalla IMI SUD S.r.l., amministrata da IOVINO Gabriele, nell’anno 2008 (per euro 7.125.000).
Agli indagati RAGOSTA Fedele e IOVINO Annamaria sono contestati plurimi reati di dichiarazione infedele (art. 4 del D.Lgs. 74/2000), con riferimento alle dichiarazioni dei redditi personali presentate per gli anni d’imposta dal 2007 al 2011, nonché di appropriazione indebita aggravata (art. 646 c.p.).
A carico dell’indagato IOVINO Gabriele è ipotizzato il reato di dichiarazione infedele (art. 4 del D.Lgs. 74/2000), con riferimento alla citata IMI SUD S.r.l. (limitatamente all’anno 2008) nonché il concorso con RAGOSTA Fedele nel reato di appropriazione indebita aggravata, con riferimento alle somme al medesimo corrisposte dalla IMI SUD S.r.l.
Secondo la ricostruzione accusatoria, i coniugi RAGOSTA Fedele e IOVINO Annamaria hanno ricevuto nel tempo dalle società DAGAR S.r.l. e IMI SUD S.r.l., attraverso bonifici bancari accreditati in varie tranches su propri conti correnti personali, somme di denaro ammontanti nel complesso a circa 165 milioni di euro, a titolo di restituzione di fittizi finanziamenti (in realtà mai effettuati), nella loro qualità di soci. In particolare, è stato accertato che la DAGAR S.r.l. aveva strumentalmente aderito all’istituto del ed. “condono tombale” (art. 9 della legge 289/2002) per la definizione dell’annualità di imposta 2002, così beneficiando della facoltà di non conservare i documenti e le scritture contabili relativi agli accadimenti gestionali fino al 31 dicembre 2002. Sfruttando tale facoltà, in sede di “riapertura” delle scritture contabili al 1° gennaio 2003 erano state effettuate delle annotazioni assolutamente artificiose, al fine di ottenere il duplice effetto di generare contestualmente:

  • da un lato, un fittizio credito IVA a favore della società, dall’ingente importo di euro 146.000.000, in gran parte utilizzato per effettuare in più annualità successive – indebite compensazioni d’imposta e/o di contributi: per tali indebite compensazioni (integranti il reato di cui all’art. 10-quater del D.Lgs. 74/2000 e oggetto di separato procedimento penale), i coniugi RAGOSTA sono stati condannali (in primo grado) dal Tribunale di Nola PI 1 novembre 2014;
  • per altro verso, un fittizio debito, di pari importo, da parte della DAGAR S.r.l. nei confronti dei soci RAGOSTA Fedele e IOVINO Annamaria, poi progressivamente “stornato” fino a completo esaurimento, negli anni dal 2006 al 2011, mediante i suddetti bonifici a titolo di restituzione dell’inesistente finanziamento.

Con riguardo invece alla IMI SUD S.r.l. è stato appuralo che, attraverso una serie di annotazioni contabili effettuate nell’anno 2008, anch’esse assolutamente artificiose, sono stati evidenziati costi inesistenti, relativi a falsi acquisti di merci per euro 15.000.000 (con corrispondente IVA a credito inesistente per euro 3.000.000), nonché un fittizio debito della società nei confronti dei soci per euro 18.000.000, anch’esso totalmente stornato nel successivo anno 2009 mediante bonifici bancari effettuati in favore del socio RAGOSTA Fedele, con la causale di restituzione dell’inesistente finanziamento.  Le somme di cui si sono, secondo la ricostruzione di questa Procura, indebitamente appropriati i coniugi RAGOSTA attraverso il descritto artificioso meccanismo, costituiscono “illeciti proventi” da assoggettare a tassazione (ai sensi dell’art. 14 della legge 537/1993).

LA REPLICA DI FEDELE RAGOSTA:
“Facendo seguito alla notizia, apparsa su diversi organi di stampa,  di un nuovo sequestro  ai danni del sottoscritto e delle mie aziende, ho sentito l’esigenza di scrivere per offrire maggiore chiarezza sulla situazione. Peraltro, ho immaginato che  gli stessi giornalisti ed i lettori si domandassero su  quali presupposti si basano i diversi sequestri e le numerose inchieste di cui leggono sui giornali accompagnati dal mio nome. Mi preme precisare che tutte queste inchieste traggono l’unico fondamento nella colpevolizzazione di un imprenditore che ha contribuito a far crescere l’occupazione, attraverso lo sviluppo di diverse aziende di successo, ma purtroppo in questo paese, e soprattutto al sud, ci si sforza sempre di etichettare il successo con diverse ipotesi di reato”.

Alla luce della doverosa premessa, si riporta di seguito il comunicato con il quale esprimo le mie considerazioni sull’odierno sequestro:

“Sono ormai vittima di un sistema impazzito, senza logica. Sono anni ormai che si legge di continui sequestri ai miei danni, ma si tratta in realtà sempre del sequestro degli stessi beni, basati sempre sulla stessa ipotesi di evasione. Ritengo vi sia un vero e proprio corto circuito dovuto alla costruzione di diverse ipotesi di reato, portata avanti da diverse procure, ma sempre a partire dallo stesso fatto. In effetti, alla data odierna si possono contare ben 4 sequestri sugli stessi beni, nonché una ventina di procedimenti penali e circa 60 procedimenti tributari e, mi preme ribadirlo, sempre basati sullo stesso fatto, ossia se sia legittimo o meno il condono tributario cui ho aderito.

Mi pare una assurdità inaudita dovuta alla moltiplicazione di norme che finiscono per accavallarsi e sovrapporsi, una moltiplicazione senza alcun senso che  comporta soltanto costi inutili allo stesso Stato.

Ho investito in progetti imprenditoriali sani e solidi, contribuendo con il mio impegno a far nascere oltre 500 posti di lavoro.  Ho soltanto aderito ad una Legge promulgata dallo Stato e non dal sottoscritto, eppure vengo criminalizzato con numerosissimi processi come raramente è accaduto nella storia di questo paese.

Di fatto mi è stato sottratto anche il diritto di difesa. Con tutte le risorse sequestrate non posso difendermi adeguatamente.

La mia unica colpa è l’aver aderito ad un condono e di aver investito in aziende, creando posti di lavoro.

Sono certo che prima o poi qualcuno si accorgerà di questo corto circuito e sono dispiaciuto per le centinaia di lavoratori che lavorano per le aziende sequestrate.

Concludo sottolineando che se in relazione allo stesso fatto vi sono numerosissime ipotesi di reato distinte, basate su altrettante interpretazioni proposte dalle decine di magistrati impegnati sulla vicenda, significa che probabilmente le norme non sono poi così chiare!”

 

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un commento

  1. Questo imprenditore non era quello che voleva fare una fonderia a Riardo! Con appoggio di qualche politico di Riardo che aveva avallato questa iniziativa! MAa come ha fatto come dice l ‘articolo, ad evadere 175 milioni di euro ? Grazie ma non voglio essere sistemato da lei per 1200 euro al mese in una fonderia sapendo che c’è una probabile evasione di 175 milioni di euro .