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PIEDIMONTE MATESE – Metanizzazione Concorzio25 , inchiesta bis su CPL Concordia: ci sono 12 indagati

PIEDIMONTE MATESE – Inchiesta bis su Cpl Concordia, la società finita nella maxi inchiesta sulla metanizzazione nei comuni dell’agro aversano.  Ci sono 12 persone iscritte nel registo degli indagati al momento  con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica. Ovviamente i pm Cesare Sirignano, Catello Maresca e Maurizio Giordano ripartono su questo filone bis dalla figura di Roberto Cesari, presidente del Cpl Concordia. Il nome di Casari è in cima a un decreto di perquisizione eseguito il 9 aprile negli uffici di Concordia sulla Secchia. I carabinieri del Noe sono andati a cercare ed a sequestrare documenti relativi ai contratti di appalto, di progettazione e di affidamento delle metanizzazioni di Bologna, Modena, Piedimonte Matese(comune capofila del Bacino Caserta 25), della Regione Sardegna e dei comuni ricadenti nelle province del Basso Lazio. Gli inquirenti della Dda – secondo quanto sostiene il Fatto Quotidiano – vogliono approfondire l’analisi delle vicende correlate proprio ai presunti accordi tra la coop rossa modenese e il clan dei Casalesi. A seguito di una serie di perquisizioni ed interrogatori, il Riesame ha trasferito gli atti del filone metanizzazione ad Ischia a Modena. Nel contempo si vuole far chiarezza su un presunto patto esistente tra gli emissari dei bos e i manager modenesi. In effetti i magistrati intendo comprendere se davvero “ci fu un patto, se questo fu ‘imposto’ dalle cosche di Iovine e di Michele Zagaria, oppure se i vertici Cpl decisero consapevolmente di “trattare” con la camorra casertana in nome della tranquillità”. In tale coacervo di notizie e di analisi arrivare anche a controllare la  regolarità o meno del percorso delle autorizzazioni con cui Cpl è riuscita nel miracolo della metanizzazione nell’agro aversano, un’area dove il progetto era fermo da lustri perché affidato in concessione a un’impresa, Eurekagas, che non faceva mai i lavori. Oltre al pentito Iovine, a circoscrivere la vicenda giudiziaria sarebbe stata anche la rivelazione di un funzionario Cpl di medio livello con mansioni di capocantiere nel casertano, a sua volta indagato: Pasquale Matano. Quest’ultimo avrebbe confermato agli inquirenti una circostanza già anticipata da Iovine: la rete del metano del Bacino Caserta 30 non è stata realizzata a norma. Le ispezioni dei Noe di fine febbraio e inizio marzo tra Casal di Principe e Casapesenna hanno in effetti verificato che i tubi sono stati interrati ad appena 30 centimetri, invece che a 60. Così le imprese subappaltatrici risparmiarono. A scapito della sicurezza. Matano avrebbe specificato di aver informato Cpl riferendo tutto a un ingegnere. Ma Casari e gli altri decisero – secondo l’indagato – di non intervenire. Forse per non violare il ‘patto’. E di nuovo spunta secondo la ricostruzione di Iovine e di altri indagati la figura di un imprenditore locale: Antonio Piccolo, considerato un nome chiave in questa storia. A tirarlo in gioco non è solo Iovine, ma anche Giulio Lancia, ingegnere responsabile area tecnica Cpl, sentito il 26 giugno come teste dai pm Woodcock, Carrano e Loreto per le tangenti ischitane, ha parlato di Piccolo rispondendo a domande sulla metanizzazione in provincia di Caserta: “Antonio Piccolo ha introdotto Concordia nell’agro aversano. Piccolo conosceva bene anche Casari. So per averlo appreso da Pino Cinquanta, a quel tempo direttore commerciale Cpl, che prima di partecipare e aggiudicarsi tali appalti si “sedettero attorno a un tavolo” – e cioè si misero d’accordo per definire a monte i termini dell’affare – Casari, Cinquanta e Piccolo. Pino Cinquanta mi disse che per qualsiasi cosa riguardante i lavori dovevo fare riferimento a Piccolo, che in quella zona era un punto di riferimento. E mi ha fatto capire chiaramente che Piccolo aveva rapporti con la criminalità organizzata della zona del casertano»”. Lancia ha anche ribadito: «Cinquanta mi disse che il riferimento di Piccolo era il boss Michele Zagaria. Sicuramente Cinquanta riferiva a Casari tutto ciò che avveniva, le scelte avvenivano sempre d’intesa. Poiché Casari conosceva Piccolo, ritengo anche lui fosse a conoscenza dei suoi collegamenti con il territorio”.

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