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foto di repertorio

CASERTA – I numeri della propaganda: ecco la democrazia italiana

CASERTA (di Nando Silvestri) – Quando la realtà brucia come un tizzone ardente, i governi tacciono o danno i numeri. L’inettitudine è diventata peraltro una consuetudine patetica sdoganata fisiologicamente anche dall’amministrazione centrale, soprattutto in ambito macroeconomico. Secondo il governo centrale negli ultimi 12 mesi oltre 70000 nuovi posti di lavoro sono stati creati dal nulla, sorretti da un’enormità di contratti a tempo indeterminato. Se così fosse stato anche il Pil, mero e convenzionale indicatore quantitativo della crescita economica, sarebbe cresciuto. L’incremento del Prodotto Interno Lordo è la più ineluttabile delle conseguenze dell’aumento occupazionale, a meno che non si verifichi un incremento della produttività, ovvero dell’efficienza produttiva. Purtroppo, ad oggi, il Bel Paese non è in grado di vantare un innalzamento del Pil e, negli ultimi 4 anni, gli esodi verso Germania, Inghilterra e Austria dettati dall’assenza di opportunità lavorative è passato da 60000 a oltre 114000 unità. E’ evidente che tra i vari benefits di cui l’esecutivo si ammanta a spese della collettività mancano pallottolieri e testi di economia politica. Ma a suffragare la fantascienza dei numeri immaginari del governo ci si è messa anche Terna, l’azienda fornitrice di energia elettrica. Essa, nel primo paragrafo di un documento ufficialmente divulgato, ha reso noto che negli ultimi 12 mesi l’Italia ha fronteggiato uno dei più notevoli incrementi di consumi di energia elettrica dell’ultimo decennio. Un segnale che all’epoca del boom economico degli anni 50 veniva associato allo sviluppo. Le bugie, si sa, hanno le gambe corte. E a smentire le allusioni trionfali dell’ impresa, Terna ci ha pensato da sola, in armonia con i tracolli economici lucidamente segnalati dall’ISTAT. Nel terzo paragrafo del succitato documento ufficiale, difatti, Terna sottolinea che l’innalzamento dei consumi elettrici del 2014 è interamente riferibile alle anomalie climatiche che hanno imperversato nella penisola, unitamente agli sbalzi termici ricorrenti. Sarà forse per questo che si suole ripetere a perdifiato “piove, governo ladro”? Chissà. Ladro o no, il governo che rappresenta questo “Stato” decadente e giustizialista è di sicuro poco trasparente, soprattutto per quanto concerne i tributi. Restando in tema di numeri, oltre 100 funzionari di taluni enti tra i quali spiccano quelli dell’Agenzia delle Entrate sono stati recentemente dichiarati “anomali ed irregolari” dalla Corte Costituzionale. Stando alla Corte, il ruolo che essi ricoprivano era stato praticamente conseguito senza presupposti e, presumibilmente, senza i meriti necessari. Per la verità, la difformità in oggetto non deve stupire più di tanto tenuto conto che, come è noto, diverse assunzioni e avanzamenti di carriera nella suddetta Agenzia esulano per prassi consolidata da selezioni mirate e concorsi seguendo, piuttosto , iter preordinati. Logiche di spartizione e parcellizzazione delle rendite, secondo indiscrezioni. Non è azzardato pensare che l’occultamento di questi 100 nomi opportunamente segretati dallo Stato obbedisca al preciso intento di scongiurare eventuali opposizioni e ricorsi da parte dei contribuenti in ordine agli annullabili atti sottoscritti proprio dai funzionari finiti sul banco degli imputati. Il dubbio è legittimo e fondato anche nell’autore che, 3 anni fa ha avuto modo di riscontrare di persona lo sciatto modus operandi di 2 autoreferenziali funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Caserta che ignoravano addirittura lo Statuto dei Diritti dei Contribuenti trasgredendolo in toto impunemente. Del resto, anche la “Robin Hood Tax” è stata dichiarata incostituzionale dopo 8 anni dalla sua entrata in vigore, ma nessun burocrate ha inteso metterne in discussione i succulenti introiti fiscali, sanati in qualche modo dalla voracità istituzionale, nonostante derivassero dall’applicazione di un tributo illegittimo. In definitiva, accreditare uno Stato che dà i numeri e legifera asimmetricamente per entrare nel merito altrui senza dare conto di sé implica massicce dosi di sfiducia e disconoscimento della sovranità fiscale e governativa.

 

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