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BENEVENTO / MILANO – Strage in tribunale: l’assassino e di Benevento, la vittima di Avellino

BENEVENTO / MILANO – Ha ucciso tre persone al Palazzo di Giustizia di Milano. Ha 57 anni ed è residente in Brianza. Gestiva una società immobiliare in corso Magenta. La vittima è il giudice Ciampi, originario di Fontanarosa, in Irpinia, dove tornava ogni estate.  Strage al palazzo di giustizia di Milan (tre morti e un ferito): il killer e il giudice ucciso sono entrambi campani, anzi entrambi della «terra dell’osso»: sannita l’omicida Claudio Giardiello, irpino una delle vittime, il giudice Fernando Ciampi. I giudice vittima è irpino.  Ciampi, 72 anni, era nato a Fontanarosa ed è stato presidente della sezione ottava civile. Da sei anni era alla seconda sezione civile, incaricata dei fallimenti. Fama da integerrimo, dal 19 giugno al 30 settembre 2009 era stato anche presidente facente funzione della sezione fallimentare. Nella sua carriera, Ciampi si è occupato soprattutto di diritto societario e fallimentare, a proposito dei quali ha scritto anche numerosi testi. La sua azione negli ultimi anni si concentrava soprattutto nel campo dei brevetti, dei marchi, della concorrenza sleale e del diritto d’autore.
Dolore e sconcerto a Fontanarosa, il piccolo centro della provincia di Avellino, 3.200 abitanti nella Valle del Calore, di cui era originario Ciampi. Il giudice tornava a Fontanarosa almeno una volta l’anno per trascorrere alcuni giorni nella casa di proprietà che si trova nel centro del paese. La sua famiglia è molto nota e apprezzata: suo padre, Mario Ciampi, scomparso alcuni anni fa, per decenni è stato il medico condotto di Fontanarosa. In un incidente giovanile, il magistrato aveva perso l’uso della mano sinistra. Laureatosi giovanissimo alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, aveva superato brillantemente il concorso per entrare in magistratura. Il sindaco di Fontanarosa, Flavio Petroccione, ha espresso il dolore e la solidarietà della comunità in una nota e in un manifesto di cordoglio.
Claudio Giardiello, l’assassino, ha 57 anni: è nato a Benevento il 6 marzo del 1958, ed è residente a Brugherio in Brianza. Aveva due società ma, negli ultimi tempi, si trovava in gravissime difficoltà finanziarie, sfociate in diverse cause giudiziarie, come quella che lo vedeva imputato per la Immobiliare Magenta Srl.«È una persona sopra le righe, ingestibile come cliente perché non ascoltava mai i consigli. Era uno che pensava che tutti lo volessero fregare, era paranoide». È la descrizione dall’avvocato di Giardiello, Valerio Maraniello. Il legale spiega di avere difeso Giardiello fino ad un paio di anni fa e poi di avere lasciato il mandato proprio perché era un cliente «difficile». «Era una persona particolare, inquietante ma non avrei mai immaginato che fosse capace di una cosa del genere», dice Maraniello che ne traccia un breve profilo. «Era un imprenditore distinto, educato, ma si era convinto di essere vittima di una truffa da parte dei soci coimputati nel processo in corso».
Giardiello si trovava questa mattina in tribunale perche’ risulta imputato nel processo della Immobiliare Magenta srl, di cui era socio di maggioranza. La società è stata dichiarata fallita nel 2008 (l’altra sua società era fallita nel 2012) e l’udienza del processo era stata fissata nella stessa aula dove era previsto l’inizio di un altro procedimento, sempre per bancarotta, ovvero quello del gruppo di call center Eutelia-Agile. I feriti, Davide Limongelli (in passato suo socio nella Immobiliare Magenta) e lo zio Giorgio Erba (poi morto in ospedale), erano coimputati o testimoni nel processo sul fallimento dell’immobiliare.
Giardiello potrebbe avere evitato i controlli presenti ad ogni ingresso del Palazzo di Giustizia semplicemente entrando insieme al suo legale. Solo così, al momento, troverebbe una giustificazione il fatto che l’uomo possa essere entrato armato in un’aula di giustizia. «Probabilmente -spiega Valerio Maraniello, ex legale di Claudio Giardiello – potrebbe essere entrato insieme all’avvocato e quindi avrebbe evitato i controlli presenti in tutti gli ingressi».
La presenza dell’arma portata con sé fa ipotizzare che l’uomo abbia pianificato la sua azione: secondo quanto trapela, Giardiello prima ha colpito a morte il giudice, quindi si è diretto verso l’aula e ha rifatto fuoco sparando all’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani (poi morto) al quale aveva revocato il mandato. Quindi ha sparato verso i suoi coimputati che lui riteneva “causa” dei suoi guai. (CorMez)

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