PIEDIMONTE MATESE – Sono stati dissequestrati i conti correnti intestati ai familiari di Orlando Cesarini. Lo ha stabilito il tribunale su istanza dell’avvocato Ercole Di Baia, difensore di fiducia dell’indagato. Il sequestro dei conti era avvenuto nel giorno dell’arresto dell’imprenditore matesino. L’imprenditore Orlando Cesarini appare impegnato in una rete fittissima di affari attraverso tante azienda in cui è socio. Un dato che mette in evidenza l’inchiesta della Procura della Repubblica che ha portato all’arresto, pochi giorni fa, dello stesso Cesarini, del suo socio Domenico Ferraiuolo (segretario cittadino del Partito Democratico) ed al tre persone. Le indagini sullo scandalo all’ospedale civile di Caserta mette in evidenza anche lo stretto legame di amicizia fra Cesarini e il gruppo di Zagaria. Importanti le intercettazioni telefoniche così come le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Infatti, grazie ai nomi espressamente indicati dagli stessi conversanti nel corso dei colloqui intercettati, ai riscontri oggettivi e soggettivi consistiti nella documentazione acquisita, nelle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia e nel contenuto di svariate intercettazioni, si è riusciti con certezza ad individuare, altresì, alcuni degli imprenditori in ‘rapporti d’affari’ con il clan ZAGARIA, così come riferito dal collaboratore Venosa Salvatore in data 22.11.2012. In particolare sono stati identificati CANGIANO Vincenzo, FERRAIUOLO Domenico, CESARINI Orlando e D’ANTONIO Gabriele in relazione ai lavori oggetto dell’inchiesta dell’Antimafia. Intanto Orlando Cesarini – una delle persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura Antimafia – sarebbe incompatibile con il regime carcerario. Attualmente l’imprenditore di Piedimonte Matese si trova nel reparto medico del carcere di Santa Maria Capua Vetere, sotto stretta osservazione dei sanitari. Le relazioni dei medici parlerebbe di condizioni di salute, per Cesarini, al limite della compatibilità con il regime carcerario. Ma questo non è bastato ai giudici del riesame che hanno confermato la permanenza in carcere per l’imprenditore dell’Odeia
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