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PIETRAVAIRANO – Appalti e tangenti, entro l’estate la sentenza: gli imputati rischiano pene pesantissime

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PIETRAVAIRANO – Appalti e tangenti, è ripartito il processo Longa Manus. L’altro giorno in aula sono stati ascoltati alcuni testimoni. Altri, invece, non saranno mai più ascoltati perché gli avvocati difensori hanno rinunciato alle loro deposizioni. Si tornerà in aula il prossimo febbraio. Entro la prossima estate, probabilmente, potrebbe arrivare la sentenza di primo grado. Gli imputati rischiano pene pesantissime. Tuttavia le loro difese non sembrano mostrare segni di cedimento, sicuri di poter scagionare i propri assistiti dalle accuse contestate.
Il processo si snoda sui fatti che circa sei anni fa portano all’arresto dell’ex sindaco Dario Rotondo e di alcuni suoi assessori, tecnici e imprenditori. La Cassazione, inoltre, ha accolto anche il ricorso della Procura in merito alla posizione processuale dell’ex sindaco Dario Rotondo, dell’ex assessore Enzo Del Sesto e degli imprenditori Giovanni Zagaria e Gennaro Di Bello. Nei loro confronti la Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura, ha stabilito che il Gup dovrà rivalutare la precedente decisione – quella assunta circa un anno fa – con cui venivano scagionati da alcuni reati minori all’interno della stessa vicenda. Secondo la Procura e secondo i giudici del riesame che hanno confermato successivamente l’impianto accusatorio, nei confronti delle 29 persone indagate ci sono diverse accuse fra cui spicca l’ipotesi di reato per “associazione a delinquere”, “concussione”, “corruzione”, “turbativa d’asta”, “truffa ai danni dello Stato”, “falso”, “abuso d’ufficio” e “incendio”. Secondo l’accusa Rotondo e Del Sesto avevano messo in piedi un sistema per pilotare le gare d’appalto dell’ente in favore delle due ditte dell’Agro Aversano, Di Bello e Zagaria. L’imprenditore Cerbo, invece,   provvedeva a monetizzare le tangenti. I tecnici Panarello e Di Duca avrebbero favorito, dirigendo numerosi lavori, le ditte evitando alle stesse “problemi” con il comune. Le indagini sono scattate nel 2007 e hanno tratto origine da una denuncia di un imprenditore che, nel rappresentare fatti circostanziati aventi ad oggetto richieste di “contributi” a fronte dell’affidamento di lavori pubblici da parte del comune di Pietravairano. Intanto, nel processo Longa Manus esiste già una condanna definitiva, quella inflitta all’ingegnere Giuseppe Panarello a cui la Cassazione ha confermato la condanna inflitta dai giudici dell’appello. Panarello è la prima figura del gruppo di persone coinvolte nella vicenda a chiudere la propria posizione; inoltre è l’unica che finora avrebbe ammesso parte delle proprie colpe, giustificando però il proprio comportamento con l’impossibilità di agire diversamente. Insomma, Panarello era costretto a comportarsi in quel modo per poter lavorare. Panarello, secondo l’accusa, insieme ad altri due colleghi, Giuseppe Di Duca e Valerio Mortellaro, faceva parte di quel sistema che è stato denominato “Diga”, una sorta di misura di prevenzione che i tre si affrettavano a prendere per impedire l’accesso di altre società o ditte negli appalti del comune e dunque proteggere gli affari di quelle uniche ditte che si aggiudicavano gli appalti attraverso un sistema davvero farraginoso e diabolico. La “diga”, secondo l’accusa, era uno sbarramento attuato dai tre tecnici, tra cui Panarello, per proteggere il sistema che gli amministratori, collusi con gli imprenditori corruttori, avevano attuato per mettere le mani sulla pioggia dei milioni di euro che arrivavano per i lavori pubblici. Per rifare le strade per ristrutturare edifici e scuole comunali per gli impianti di illuminazione e quant’altro pur arrivando le richieste di partecipazione di numerose altre ditte erano sempre quelle di Zagaria e Di Bello ad aggiudicarsi i lavori. Ciò avveniva con un sistema illegale messo in moto dai sodali che di fatto impediva l’accesso ad altre imprese reali, mentre per le gare d’appalto facevano passare proposte fittizie, offerte provenienti da società che sono poi risultate inesistenti a seguito dei controlli della GdF. I giudici dovranno valutare questo castello accusatorio

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3 commenti

  1. Grillino Venduto

    Che dice di questo la canditata dura e pura del M5STELLE Del Sesto? O continua con l’aria fritta su you tube e su facebook? Troppo bello fare i coraggiosi quando il nemico è generico e lontano, molto più difficile quando invece è il tuo compaesano, il tuo vicino di casa, o è l’amico di papà o dello zio. In questo caso meglio rifugiarsi a sghignazzare e a fare auguri di buone e feste e complimenti su facebook.

  2. Caro Grillino venduto la nostra candidata non può commentare e dare pareri sul passato politico perché lei il suo posticino ha genesi da li…………………..

  3. Tutta invidia la vostra per la prima volta abbiamo una bravissima olre che bella persona che corre alle regionali…il posticino??? Allora abbiate le palle di dire nome e cognomi senza fare accuse campate in aria….molto meglio lei che queste facce da culo del pd la mattina e zinziniane la sera….queste facce qui fanno cagare..mi vergognerei nel votarle…..forza margherita anche se sono un forza italia convinto ti sosterro…