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VAIRANO PATENORA – Mariam, quando la fratellanza abbate i muri del razzismo

studentessa morta

VAIRANO PATENORA (di francesco mantovani) – Immigrazione e integrazione: un binomio che cammina su un equilibrio troppo instabile ma che nel corso del suo cammino riesce spesso a trovare risposte di speranza da cui ripartire per un futuro di pace. La vicenda della giovane Mariam Abbu Assira – la studentessa 18enne morta dopo un intervento chirurgico cui si  era sottoposta in un ospedale partenopeo – è mai come in questo momento una icona, un simbolo capace di raccontare come spesso i luoghi comuni muoiano nella loro inconsistenza. Mariam era figlia di un immigrato da anni residente a Marzanello, dove lavora. Lei frequentava l’Issis Marconi a Vairano Scalo dove il 23% degli iscritti è di origine straniera. Una famiglia perbene. Stimata da tutti. Una famiglia che pregava un dio diverso da quello che la maggior parte della gente prega a Vairano come nel resto d’Italia. Ma appartenere ad una religione diversa – nel caso specifico a quella musulmana – per gli amici di Mariam e della sua famiglia non era affatto un problema. Anzi. Miriam era amata da tutti. Aveva un carattere solare. Era gioiosa. Guardava al futuro con l’entusiasmo di chi sta percorrendo il sentiero della vita nella fase più bella dove vivono i sogni, le speranze, gli amori travolgenti, la spensieratezza che da grandi, spesso, ognuno un po’ rimpiange. Viveva in perfetta sintonia con la stessa città che ha accolto i suoi genitori quando sono venuti a cercar fortuna in un paese che nonostante le sue contraddizioni è ancora capace di lasciare in eredità ai suoi figli volori come il rispetto, la fratellanza e l’accoglienza. Mariam era musulmana, i suoi amici in gran parte cattolici. Pregavano un dio diverso ma insieme stavano bene perchè guardavano al mondo con la stessa luce negli occhi. Per questo, in un momento in cui la storia piange nel vedere i suoi figli cadere al suolo e lasciati raffreddare nel sangue in nome di una guerra santa che in realtà è espressione subdola e distorta dal bieco fanatismo, l’immagine dell’abbraccio collettivo che una comunità come Vairano ha donato a Mariam nel suo ultimo viaggio terreno è una goccia di speranza. Ma anche una icona indelebile stampata nella pancia della storia per rivendicare con orgoglio quanto sia possibile ancora credere nell’incontro e nel dialogo tra religioni diverse. Condizione imprescindibile per abbattere quei muri di divisione macchiati dal sangue e dal dolore di centinaia di teste che cadono da martiri.

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