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RIARDO – Fonderia Ragosta, arrivano i carabinieri in comune e portano via tutti gli atti

RIARDO – Fonderia, giornata importante quella di ieri, per il progetto del gruppo industriale Ragosta, vissuta su due episodi  diametralmente opposti: nelle prime del mattino, i carabinieri della stazione di Pietramelara, sono piombati in comune per acquisire l’intera documentazione; nel pomeriggio, invece,  Ferracciai srl (la società del gruppo Ragosta creata appositamente per tentare di condurre in porto l’insediamento produttivo nelle verdi campagne riardesi)  ha presentato alla cittadinanza, all’interno della sala consiliare,  il suo progetto. La chiamano “fonderia a impatto zero” perché emetterà nell’aria un valore di anidride carbonica, quattro volte inferiore a quello fissato per legge. Stesso discorso per la diossina e per tutte le polveri pericolose. Tuttavia, nessuno, al momento, sembra essere in grado di quantificare (nell’arco di un anno), quanto inquinamento sarà realmente prodotto. Gli argomenti del gruppo Ragosta sono stati esposti in una sala gremita dove spiccavano tanti “forestieri”. Alcune ore prima, gli uomini guidati dal maresciallo Pasquale Mariano,  si erano presentati in comune per acquisire tutti gli atti relativi al progetto. Compreso le osservazioni prodotte da Coldiretti, Ferrarelle, Consorzio Tutela della Mozzarella, dai circoli per l’Ambiente. Tutti fortemente contrari all’ipotesi progettuale perché si innesterebbe in una zona con forte vocazione agricola. A pagare più di tutti, probabilmente, potrebbe essere lo stabilimento Ferrarelle, le cui sorgenti distano poco in linea d’aria; oltre al probabile inquinamento il danno dell’immagine che l’azienda riardese potrebbe ricevere dall’associazioni  fonderia-sorgenti,  potrebbe rivelarsi drammatico. l blitz dei carabinieri in comune lascerebbe supporre l’apertura di un fascicolo sull’intera vicenda. L’ipotesi di una fonderia a poca distanza dalle sorgenti Ferrarelle allarma  molti, anche la stessa Confindustria di Caserta che scrive al consorzio Asi di Terra di Lavoro per evidenziare il pericolo.  Anche secondo il  P.T.R. ( Pianificazione Territoriale Regionale) il territorio di Riardo è inserito nel STS B/7 e viene definito con espressa vocazione agricola-culturale. Contro l’impianto anche l’associazione  Medici per l’ Ambiente (ISDE). I medici spiegano i motivi in una lettera inviata alla popolazione, all’amministrazione comunale di Riardo.  A tutti i sindaci del comprensorio Vairano-Pietramelara-Caianello. I medici per l’Ambiente – ISDE ( International Society Doctor’s for Environment) in merito al progetto del gruppo Ragosta, esprimono  la loro netta contrarietà per  Inadeguatezza del sito prescelto dal punto di vista idrogeologico in quanto quel terreno è paludoso. Per il  forte rischio di contaminazione della falda acquifera e compromissione del prezioso sito delle acque minerali. Inoltre, ha evidenziato l’associazione, il raffreddamento dei forni richiede una notevole quantità di acqua e nello specifico di acqua dolce. Particolarmente pericolose – affermano i medici Gaetano Rivezzi e Pietro Carideo – sono le emissioni di diossine e miscele di metalli pesanti che si liberano in grandi quantità per le alte temperature considerando che il forno per la fusione del ferro rottamato che supera i 1500°C.

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  1. REGIONE LAZIO-MAFIA NEL LAZIO –INTERROGAZIONE PRESENTATA DA ON.IVANO PEDUZZI- ON. FABIO NOBILE (FDS): “CIVITAVECCHIA A RISCHIO”Comunicati StampaRegione Lazio — 30 novembre 2010

    On. Ivano Peduzzi (FdS)

    Roma – 30 novembre 2010-Con una interrogazione indirizzata al Presidente della Giunta regionale, Renata Polverini, i consiglieri della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio, Peduzzi e Nobile, hanno lanciato un allarme sulla penetrazione delle mafie nella zona di Civitavecchia.“Sul mensile La voce delle voci di ottobre –affermano i consiglieri Peduzzi e Nobile- è stato pubblicato un articolo nel quale vengono messe in evidenza connessioni tra politica, affari e criminalità organizzata, rispetto a opere realizzate, appaltate o di futura progettazione nella città di Civitavecchia”.“Se le cose riportate dal periodico sono vere -proseguono- si profila la possibilità di una grave situazione di condizionamento dello sviluppo di un’area di grande importanza nella Regione, attraverso il controllo di appalti per opere pubbliche e concessioni per opere private da parte della criminalità organizzata”. Nell’interrogazione viene messa in evidenza l’inquietante presenza di molti personaggi riconducibili alla criminalità organizzata, o comunque coinvolti in inchieste della magistratura, in numerose società interessate ad appalti e concessioni nella zona.“Dalla Presidente Polverini –continuano- vorremmo sapere quali iniziative intenda prendere, nel caso i fatti riportati corrispondessero a verità, al fine di vedere tutelata la legalità ed evitare ipotesi di condizionamento nella gestione della cosa pubblica”. “Esprimiamo infine –concludono Peduzzi e Nobile- solidarietà all’associazione Caponnetto per le gravi affermazioni rivolte loro dal sindaco di Civitavecchia in seguito alla pubblicazione dell’articolo”.

    Interrogazione a risposta scritta

    Premesso che

    il mensile “La voce delle voci” nel numero di Ottobre 2010 ha pubblicato un articolo titolato “Porto che Scotti. Affari miliardari per VIP e massoni nello scalo di Civitavecchia” nel quale vengono messe in evidenza ipotetiche connessioni tra politica, affari e criminalità organizzata, rispetto a opere realizzate, appaltate o di futura progettazione nella città di Civitavecchia,a seguito della pubblicazione di detto articolo il sindaco di Civitavecchia, Giovanni Moscherini ha dichiarato “che gli venga un colpo a quelli della Caponnetto” ritenendo evidentemente la nota associazione antimafia ispiratrice dell’articolo consideratala gravità delle affermazioni contenute nel suddetto articolo dal quale potrebbe desumersi una grave situazione di condizionamento ed una ipoteca dello sviluppo di un’area di grande importanza nella nostra Regione, attraverso il controllo di appalti per opere pubbliche e concessioni per opere private, nonché la gravità, in questo contesto della dichiarazione del sindaco Moscherini interrogail Presidente della Giunta regionale per sapere se-1. corrispondono al vero le affermazioni contenute nel suddetto articolo ed in particolare che:- l’amministratore delegato della società PORTO POPOLARE LA FRASCA SPA, promotrice di un progetto per la realizzazione di un porto turistico in località La Frasca a Civitavecchia, sarebbe il sig. GIULIANO VALENTE, già amministratore della MARINA DI NETTUNO, accusata di collusione con le ‘ndrine dei Gallace-Novella nell’inchiesta che ha portato allo scioglimento del Comune di Nettuno per infiltrazioni mafiose;- la società promotrice del progetto per la realizzazione di una centrale a biomasse a Tuscania, Loc. Formicone, la TUSCANIA BIOENERGIA (ora BIOENERGIA E AMBIENTE) nonché quelle coinvolte nella progettazione TECNOPLAN SRL, SIRCO SPA e FINGAS sarebbero riconducibili a pregiudicati ed in particolare: le società TUSCANIA BIOENERGIA e TECNOPLAN sarebbero controllate dall’ing. VALERIO BITETTO arrestato e condannato per concussione nell’inchiesta “Mani Pulite” di Milano;

     della società SIRCO SPA sarebbero soci i signori GIORGIO GHIRON, MASSIMO CIANCIMINO e GIOVANNI LAPIS, tutti condannati in primo grado dal tribunale di Palermo a 5 anni e 8 mesi per riciclaggio;

     il socio della SIRCO SPA, GIOVANNI LAPIS, avrebbe partecipato alla compravendita di un lotto di terreno a Palermo su cui e’ stato costruito illegalmente un palazzo, i cui appartamenti sarebbero stati occupati da Giovanni Brusca, Stefano Bontade e Leoluca Bagarella;

     la società FINGAS, insieme alla citata SIRCO, con cui condividerebbe la sede palermitana, sarebbe stata soggetta a sequestro delle azioni da parte del tribunale di Palermo;

    – il progetto per la realizzazione e gestione di un “Marina Yatchting” nel porto di Civitavecchia, sarebbe stato affidato dall’allora Autorità Portuale senza la necessaria gara di appalto alla società “PORTO DEL TIRRENO SRL”;

    – la società INTERMINAL, che si occuperebbe delle operazioni portuali delle navi Tirrenia a Civitavecchia e sarebbe interessata alla realizzazione di un district park nell’area portuale, sarebbe controllata dal casertano NICOLA DI SARNO, figlio di un esponente di spicco del clan napoletano dei Nuvoletta, ora deceduto;

    – il Direttore della società HOLDING SERVIZI, incaricata di gestire i servizi ed il patrimonio del Comune di Civitavecchia, sarebbe l’avvocato MASSIMO FELICE LOMBARDI, già al vertice della PALERMO AMBIENTE SPA nonché dell’azienda del trasporto pubblico locale di Civitavecchia ETM SPA, e proprio per la gestione di quest’ultima condannato dalla Corte dei Conti;

    – il CONSORZIO CENTRO ITALIA, che ha partecipato alla realizzazione di lavori pubblici presso il carcere di Civitavecchia, i porti di Santa Marinella, Fiumicino, Gaeta e Civitavecchia, avrebbe al suo interno aziende riconducibili alla famiglia gelese dei RINZIVILLO, vicina al boss Giuseppe Madonia, oltre che la ANEMONE DINO, implicata nella inchiesta sulla cosiddetta P3;

    – la ELETTRICA LEOPIZZI SRL, aggiudicataria di vari appalti per opere pubbliche come i lavori di illuminazione nel porto, sarebbe riconducibile a MARCO DE SANTIS, fratello del Provveditore alle Opere Pubbliche arrestato nell’inchiesta detta P3, nonché alla stessa famiglia ANEMONE;

    – alcuni uffici del Comune di Civitavecchia, nonché quelli della già citata Holding Servizi, a capitale totalmente pubblico, avrebbero sede nell’immobile denominato “Torre Europa” che sarebbe di proprietà della società IMMOBILGEST di Casoria il cui titolare FEDELE RAGOSTA sarebbe stato soggetto ad un provvedimento di sequestro di beni ordinato dalla Procura di Nola e sarebbe stato raggiunto da due ordinanze di custodia cautelare per smaltimento illegale di rifiuti;

    – l’attuale Presidente della Sviluppo Lazio, nonché delle società CONSORZIO SVILUPPO MEDITERRANEO e CENTRALE FINANZIARIA GENERALE SPA, firmatarie con il Comune di Civitavecchia di un “accordo quadro … per favorire un processo di sviluppo nell’area a nord della capitale”, GIANCARLO ELIA VALORI, sarebbe al centro di indagini condotte dalla procura di Catanzaro e tra gli indagati dell’inchiesta su Alitalia – Cai;

    – il Sindaco di Civitavecchia, GIOVANNI MOSCHERINI avrebbe partecipato ad una cena nell’ottobre 2009 durante la quale si riferì agli indagati dell’inchiesta Anemone come agli “amici del Salaria Sport Village”,

    2. quali iniziative intenda prendere, nel caso i fatti riportati corrispondessero a verità, al fine di vedere tutelata la legalità ed evitare ipotesi di condizionamento nella gestione della cosa pubblica;

    3. se non ritenga doveroso esprimere a nome della Regione Lazio la solidarietà nei confronti della associazione regionale antimafia Antonino Caponnetto

  2. ALBERGHI E AFFARI, L’ANTIMAFIA INDAGA SUGLI HOTEL DELLA COSTIERA AMALFITANA

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    Amalfi
    Da Amalfi a Positano fino a Ravello. Le procure della Repubblica di Napoli e di Salerno – direzioni distrettuali antimafia – hanno aperto due inchieste sui movimenti economici dietro le operazioni immobiliari tese ad acquisire i più noti alberghi della costiera amalfitana: da Vietri sul Mare a Positano in costiera amalfitana.

    Due indagini parallele ma per nulla distanti: l’ultimo capitolo che sarebbe stato aperto è sul gruppo Ragosta, titolare tra l’altro dell’hotel Raito oltre che di aziende nel settore immobiliare, al centro poche settimane fa di un sequestro ordinato dal gip del tribunale di Nola dopo l’indagine della procura vesuviana su una maxievasione fiscale che avrebbe finanziato un fondo immobiliare in Lussemburgo.

    Ma le indagini non si fermanoal gruppo Ragosta: da qui potrebbero approdare ad altre operazioni immobiliari e, sempre nel settore turistico, ad Amalfi, Ravello e Positano.
    Siamo ai primi giorni di giugno del 2008 e nei saloni dell’hotel Raito è in corso il banchetto del matrimonio, poco prima celebrato a Casal di Principe, di Carmine Schiavone, figlio di Francesco detto Sandokan uno dei capi del clan dei Casalesi, e Floriana Diana, figlia di un imprenditore di Casale. Ma all’improvviso il sontuoso banchetto (menù raffinato dal costo di 175 euro a persona) viene interrotto da un blitz della Squadra Mobile di Caserta e di Salerno. I poliziotti chiedono a tutti di pazientare per l’improvvisa irruzione e procedono all’identificazione di più di 200 persone, tra i quali molti pregiudicati legati al clan dei Casalesi. Tutti gli invitati furono «schedati» e controllati. Il ricevimento del matrimonio ebbe una sospensione ma poi proseguì senza ulteriori intoppi. Gli investigatori sembra che fossero alla caccia di un latitante che, dalle prime scarne informazioni, sembrava avesse deciso di rendere onore al pranzo di nozze della coppia Schiavone-Diana nella cornice inimitabile della costiera amalfitana.
    Quel che è certo, scrive Antonio Manzo su Il Mattino di oggi, è che ci sono due indagini parallele ma per nulla distanti: le procure antimafia di Napoli e di Salerno hanno aperto due fascicoli d’indagine sui movimenti finanziari che si celano dietro le operazioni immobiliari e gli shopping di alberghi in Costiera amalfitana, da Vietri sul Mare a Positano. L’ultimo capitolo che sarebbe stato aperto è sul gruppo Ragosta, titolare tra l’altro dell’hotel Raito oltre che di aziende nel settore immobiliare, al centro poche settimane fa di un sequestro ordinato dal gip del tribunale di Nola dopo l’indagine della procura vesuviana su una maxievasione fiscale che avrebbe finanziato un fondo immobiliare in Lussemburgo dal quale sono stati poi attinti i soldi per lo shopping alberghiero e immobiliare. Gli investigatori della Finanza e gli inquirenti dell’Antimafia vogliono conoscere le radici di un impero economico che solo recentemente è stato oggetto di una verifica fiscale sulla maxievasione fiscale. Ma le indagini non si fermano al gruppo Ragosta: da qui potrebbero approdare ad altre operazioni immobiliari e, sempre nel settore turistico, ad Amalfi, Ravello e Positano. Il gruppo immobiliare che fa capo a Fedele Ragosta, imprenditore di San Giuseppe Vesuviano, una holding che nel giro di quindici anni ha aggregato interessi ed attività per un giro di affari che sfiora i 250 milioni di euro, è al vaglio degli investigatori e degli inquirenti dell’Antimafia. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli indaga. Così come la Dda salernitana, indagine, complessa ed articolata che ha proprio nello shopping di alberghi, compiuto negli ultimi cinque anni, sulla costiera amalfitana da parte di gruppi imprenditoriali Ai magistrati antimafia di Napoli e Salerno arriva anche dalla Sardegna un capitolo investigativo sul gruppo di Fedele Ragosta. Proprio la Corte dei Conti sarda sta indagando su un presunto danno erariale di svariati milioni di euro sulla «cittadella della pubblica amministrazione», un patrimonio immobiliare che un tempo apparteneva ad Angelo Atzori, ex parlamentare dc tesserato con la P2 di Licio Gelli e successivamente finito nelle mani dell’Inpdap, ente previdenziale. Il complesso immobiliare fu messo in vendita come patrimonio pubblico per ridare ossigeno alle casse dello Stato. Siamo alla fine del 2003 e la Fingest Real Estate srl acquista tre delle «sei torri». L’acquisto dei tre immobili alla periferia di Oristano risale al 18 marzo del 2004, ma la società era nata solo il 20 novembre dell’anno prima. Nella Fingest Real Estate srl il 70% del capitale era nelle mani di Anna Maria Iovino, 42 anni di Ottaviano, mentre il 30% era detenuto dal marito Fedele Ragosta, 41 anni, di San Giuseppe Vesuviano amministratore unico di altre due società del gruppo: la Immobilgest srl e la Ragosta Real Estate srl. L’indagine delle procure antimafia di Napoli e Salerno avrebbero beneficiatio recentemente dell’operazione delle Fiamme Gialle che ha scoperto di come attraverso una maxioperazione di trucco fiscale – che la società decisamente respinge – sia stato possibile finanziare un fondo immobiliare in Lussemburdo dal quale sono stati poi attinti i fondi per acquistare gli alberghi in costiera, a Roma e a Taormina (hotel La Plage di Taormina e l’hotel Raito e Paradiso di Vietri sul Mare). Nel settore turistico da alcuni anni, infatti, sarebbero stati coltivati affari per un riciclaggio del danaro sporco, spesso frutto delle attivitàeconomico-criminali legate al mondo degli appalti pubblici come del settore dei rifiuti. L’indagine antimafia è per ora coperta dal più stretto riserbo. Non si sa se ci sono già i primi indagati con la classica contestazione del riciclaggio per evitare il sequestro di beni. Sono comunque già al lavoro i consulenti finanziari delle due procure così come gli ufficiali dlele Fiamme Gialle da qualche anno impegnati costantemente sulle radiografice dei patrimoni immobiliari
    È da una indagine su una maxifrode fiscale che la Guardia di Finanza entra nei conti di Fedele Ragosta. Si tratta di danaro – sostengono gli investigatori del nucleo di polizia tributaria della Fiamme Gialle di Napoli — trasferito su un fondo di investimento immobiliare e poi utilizzato per acquistare lussuosi alberghi ed immobili di pregio in Costiera Amalfitana, a Roma e Taormina. Il fondo immobiliare, da alcune settimane, è sotto sequestro, su provvvedimento del gip del tribunale di Nola che ha accolto al richiesta del procuratore della Repubblica Paolo Mancuso. Sono quote di un fondo di investimento per un valore di 20milioni e 600mila euro di proprietà di Fedele Ragosta e della moglie Anna Maria Iovino che detiene le quote per l’intera proprietà degli alberghi Hotel Raito ed Hotel Paradiso di Vietri sul Mare oltre che dell’Hotel La Plage di Taormina e di un immobile in via Volturno (alle spalle di via Veneto) a Roma. L’escalation economico finanziaria del gruppo Ragosta – il vesuviano arrivato a Salerno con l’obiettivo di monopolizzare gli alberghi della Costiera – ha ora subìto uno stop. Il sequestro delle quote del fondo immobiliare, finanziato con il danaro che gli investigatori della Guardia di Finanza ritengono frutto di una maxifrode fiscale, è arrivato dopo circa due anni di indagini del comando provinciale delle Fiamme Gialle di Napoli (colonnello Fabio Massimo Mendella) e di quello di Salerno del colonnello comandante Angelo Matassa e del tenente colonnello Francesco Mazzotta. La misura cautelare del sequestro preventivo fa seguito all’accertamento di una rilevante evasione dell’Iva da parte di società del Gruppo Ragosta, un boom economico finanziario partito negli anni Novanta nel settore dei rifiuti, poi approdato alla produzione e commercializzazione di metalli ferrosi fino ad innervarsi nel mercato immobiliare italiano. Il complesso sistema di frode faceva ricorso a crediti Iva inesistenti per 146 milioni, sorti a fronte di operazioni commerciali fittizie pari a 730 milioni. I falsi crediti Iva venivano poi compensati con il debito d’imposta sorto in capo alle società. Il fondo di investimento sequestrato sarebbe dotato -secondo gli inquirenti della Procura di Nola – «di risorse di ben maggiore entità» rispetto ai venti milioni di euro posti sotto sequestro. Ma gli investigatori e gli inquirenti sarebbero solo all’inizio dello screening sul patrimonio economico finanziario del gruppo di Fedele Ragosta, originario di San Giuseppe Vesuviano coinvolto, ma poi assolto, in un processo di ecomafie presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nel giro di quindici anni Ragosta ha costituito una holding per un giro di affari che sfiora i 250 milioni di euro. Ragosta acquistò all’asta fallimentare l’hotel Raito, fino a quei giorni di proprietà del noto personaggio salernitano Peppino Palma. Inutilmente quest’ultimo, anche per conto della mgolei Annamaria Giordano, avrebbe tentato all’epoca di far valere le sue ragioni ma sensa esisot positivo. Poi fu la stessa annamaria Giordano a firmare un esposto alla magistratura con l’accusa di presunte zone d’ombra nela procedura di accertamento della massa debitoria. Denunzia che tuttora è all’attenzione dei magistrati napoletan
    Il Mattino di Napoli inserisce Michele Pappacoda

  3. In merito alla fattibilità o meno dell’insediamento industriale dovrebbero esprimersi tutti i comuni limitrofi. Infatti, se è vero che l’insediamento interessa il territorio di Riardo, è altrettanto vero che gli effetti interesseranno un territorio molto più vasto. Pertanto i comuni limitrofi devono far sentire il loro parere e partecipare ad una conferenza dei servizi allargata a tutto il comprensorio. Cosa fanno, perchè non si fanno sentire? Il previsto insediamento è stato oggetto di una valutazione di impatto ambientale?

  4. giancarloizzo

    Ritengo opportuno approfondire alcuni particolari attraverso una conversazione privata
    le lascio una mail giancarlo.izzo@alice.it

  5. Pietro Lucca
    Assolutamente contro: E un’ evidente sopruso ambientale e sociale illogico. Tralasciamo il piu`vicino a noi: i famosi inceneritori e le proteste e sofferenze delle popolazioni che li subiscono (Non possono mangiare neanche piu`la frutta delle loro campagne ed il tasso di mortalita` e`altissimo anche tra`i giovani). Un’altro esempio per gli immemori:Quanti ricorderanno dell’obbrobrio che costitui`la realizzazione del V centro siderurgico al centro della piana di Gioia Tauro, in Calabria?Quante proteste, quanti comitati per difendere l’unica, fertile pianura della regione. Niente da fare: i padroni del vapore di allora, con i loro soci, imposero alle popolazioni quello che risulto`esser chiamato : la cattedrale nel deserto. Anche allora, quante rassicurazioni,quante promesse di benessere e d’impiego per la gioventu`locale. Come fini? Un disastro ambientale, con pochi operai specializzati provenienti dal nord!: ‘FINITA LA FESTA GABBATO IL SANTO’ . Qui da noi, adesso, come si fa`solo a pensare una follia simile. Anche volendo sacrificare il discorso di zona prettamente agricola; E le Ferrarelle? Come si puo`prevedere che non compromettera`la falda freatica di acqua minerale, dono prezioso per la nostra zona ? Anche se cio`non avvenisse, le Ferrarelle, con una fonderia a vista come sarebbe valutata dai consumatori e dalla concorrenza? NOOOO!!! Bisogna fermamente insieme, in un solo blocco dire NO!, Poiche`gli stessi scenari le stesse realta`saranno vissute da noi, quando sara`troppo tardi reagire. Ricordiamoci che per avere una fonderia quale annunciata, a parte le calamita`provocate da smog e tossine varie, prepariamoci alle discariche dei rifiuti e degli scarti.Dove andranno? Io credo che la scelta di questa zona, nella mente degli imprenditori, sia dovuta non solo al fatto che e`una zona vergine, ma anche, ed e`un fattore iomportante, perche`la gente e`mite, la zona e`calma, e quindi potranno spadroneggiare come vogliono. Uniamoci, le idee non mancano se si vuol realmente essere attivi e produttivi. abbiamo risorse umane e naturali, nostre. Basta solo la volonta.`Non aspettiamo soluzioni da fuori o dall’alto! Una volta si diceva: aiutati, e Dio ti aiuta! Son pienamente daccordo con il sign Gerardo Giardino.