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PIGNATARO MAGGIORE – Caso Magliocca, assolto anche in appello: parti civile condannate alle spese processuali

magliocca

PIGNATARO MAGGIORE – E’ stato assolto, nuovamente, anche in appello, l’ex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca. I giudici hanno confermato la sentenza di primo grado, assolvendo il politico per non aver commesso il fatto, quindi con formula piena.  Le parti civili – il comune di Pignataro Maggiore, rappresentato Raimondo Cuccaro e un cittadino, Enzo Palmesano, che si era costituto in sostituizione delle provincia di Caserta- sono state condannate al pagamento delle spese processuali.  All’udienza di oggi la difesa dell’ex primo cittadino pignatarese, rappresentata dall’avvocato Mauro Iodice, chiedeva la conferma della sentenza di primo grado con l’assoluzione piena per Magliocca. Di parere nettamente contraria la Procura che, invece, chiedeva la condanna per il politico pignatarese. Anche il comune del centro dell’Agro Caleno si è costituito parte civile e chiedeva la condanna di Magliocca. Saranno i giudici della Corte di Appello di Napoli a decidere sulla vicenda.  In primo grado fu il Gup del Tribunale di Napoli, dottor Eduardo De Gregorio, ha ritenere non sussistenti i fatti di cui all’ipotesi accusatoria. Le emergenze processuali, scrive il Tribunale di Napoli, “frantumano” l’impianto della Dda di Napoli. In particolare, si legge nella sentenza n. 1069/12, per il 2006, anno in cui secondo la Procura di Napoli l’ex sindaco Magliocca avrebbe stretto uno scellerato patto elettorale con il boss Pietro Ligato in cambio del rilascio di una concessione edilizia, “le condotte non risultano provate nel loro accadimento storico. Le dichiarazioni del pentito Pettrone – continua infatti il Gup – non solo sono state smentite dal teste di riferimento Anziano ma sono negate anche da quanto emerge in atti circa i periodi di detenzione di Ligato Pietro; costui, secondo quanto certificato dal Dap, fu detenuto dal 6 ottobre 2004 al 20 luglio 2006, ben oltre la chiusura del periodo elettorale, pertanto impossibilitato a tenere i comportamenti riferiti dal Pettrone che lo aveva immaginato personalmente e direttamente impegnato per il Magliocca in campagna elettorale”.  Per quanto riguarda i fatti del 2002, anno in cui Magliocca avrebbe stipulato uno scellerato accordo politico-mafioso con il locale clan in cambio di una allegra gestione dei beni confiscati, scrive invece il De Gregorio che “i tempestivi adempimenti riguardanti la concessione dell’appartamento in Pignataro, dalla rapida acquisizione di tutti i beni al patrimonio comunale, da una discreta generale attività di controllo sulla loro sorte, da gravi errori e consistenti inadempienze di altri soggetti tenuti ad intervenire nelle procedure, da una chiara presa di distanza ed iniziativa nei confronti della ritardataria associazione Icaro, dalla costituzione di un ufficio beni confiscati nel 2000 e dalle altre evidenze probatorie di cui si è dato ampiamente conto anche tramite l’esame degli atti prodotti nella qualità di sindaco” sono la prova che in dal braccio quella tornata elettorale, premesse le cene raccontate dal braccio destro del capo clan Lubrano Raffaele, sul quale il Gup sottolinea la poco “cristallina” personalità e getta un’ombra sulle sue reali “intenzioni” circa il riferimento dei momenti conviviali, Magliocca “nulla promise e di conseguenza alcun contributo concreto, specifico e consapevole dette o ha dato ai fini della conservazione o del rafforzamento dell’associazione criminale”.  Secondo quanto scritto dal giudice De Gregorio, le cene al ristorante Ebla ci sarebbero state – una certezza processuale, precisa il Gup – ma esse non rappresenterebbero alcuna prova dell’accordo fra la camorra e l’ex sindaco Magliocca. Oggi la seconda assoluzione per Magliocca che ha dovuto subire 11 mesi di carcerazione.

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