RIARDO – “L’agglomerato ASI nel quale ricadrebbe l’intervento è privo di infrastrutture e non è stato mai approvato un piano attuativo. Tali aree non sono quindi suscettibili di edificazione (se non per attività connesse all’uso agricolo) in quanto prive dei requisiti minimi necessari ad un sviluppo industriale. In particolare, i terreni sui quali verrebbe de localizzato lo stabilimento, in parte sono classificati industriali, in parte agricoli. L’intera zona circostante, tradizionalmente denominata “Pantani” o “Lagoscello” data la sua particolare morfologia, è stata destinata già da molti anni per l’allevamento di razze bufaline e per la coltivazione razionale di alberi da frutto. Si tratta in buona sostanza di terreni a forte vocazione agricola, sui quali negli ultimi anni vi sono stati consistenti interventi ad opera del Consorzio di Bonifica del Sannio ed Alifano, finalizzati a favorire la coltivazione dei fondi e più in generale tutte le attività connesse all’ agricoltura. Nelle aree immediatamente circostanti v’è un importante caseificio che vedrebbe seriamente compromessa la propria attività. Durante i lavori eseguiti dal Consorzio, sono stati rinvenuti reperti archeologici di particolare importanza, che testimoniano l’esistenza di una estesa necropoli in loc. Lagoscello. Il territorio rientra nel perimetro del Parco Regionale delle Acque di recente istituzione, del quale il Comune di Riardo è Ente Capofila. Proprio tale Ente, solo in data 21.03.2011 esprimeva parere negativo in ordine alla delocalizzazione di un cementificio in loc. Monte Monaco a Pietravairano, quindi a distanza di oltre dieci chilometri, dato l’evidente impatto ambientale ed il contrasto con i propri fini istituzionali. Evidentemente, l’impianto di un opificio con emissione di fumi e rifiuti speciali rappresenta oggi situazione ben più grave dal punto di vista ambientale, dato che lo stesso verrebbe delocalizzato o pochi chilometri dal centro e all’interno del perimetro del parco, nelle vicinanze dello stabilimento di acque minerali Ferrarelle. Trattandosi di impianto destinato alla trasformazione di metalli ferrosi con emissione di fumi e produzione di rifiuti speciali, lo stesso è di competenza regionale. In particolare il procedimento di VAS è un processo che comprende lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l’elaborazione di un rapporto ambientale nonché lo svolgimento di consultazioni con gli enti e le associazioni interessate. Nel caso in esame manca la redazione del rapporto ambientale tra soc. proponente e Autorità procedente, prescritto dall’art. 13 del D.lgs 152/2006 e preliminare all’attuazione di tal tipo di programmi. Non v’è stata verifica di assoggettabilità manca la fase della consultazione pubblica, dei pareri dei soggetti competenti in materia ambientale. In paricolare non v’è stata la previa acquisizione dei pareri del AGC- Ecologia tutela ambiente – della Regione Campania recanti la valutazione ambientale strategica e mancano i pareri dulla valutazione d’impatto ambientale. Il procedimento seguito dall’Amministrazione oltre a contrastare con le prescrizioni del D.Lgs 152/2006 contrasta con la direttiva europea 2001/42/CEE e comporta gravi responsabilità penali, in caso di approvazione. Per tali ragioni il progetto al momento non è suscettibile di approvazione da parte del Consiglio Comunali”.
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