LETINO. L’emergenza neve vista dalla parte dei cittadini di Letino. Nel secondo paese più alto della Campania (1.050 metri), la gente è abituata a temperature così rigide ed è abituata anche a rimboccarsi le maniche e a unire le forze per affrontare e vincere anche i disagi più pesanti. Perché a Letino vince sempre e comunque la solidarietà. Per questo, a cominciare dal sindaco, ognuno sta contribuendo a superare l’emergenza. Passeggiando – si fa per dire – per le strade ancora piene di neve della cittadina, capita di incontrare tanti volontari muniti di pale impegnati a ripulire le arterie viarie. Come il vicesindaco Fausto Perrone, ad esempio, che continua a spalare nei pressi del quadrivio: un punto nevralgico dove si incrociano le quattro maggiori vie del paese. Qui la gente è forte e non si lamenta più di tanto. Si pensi al parroco che, tra mille difficoltà, tutti i giorni raggiunge a piedi la chiesa per celebrare la messa. Dagli alti balconi dove i monti del Matese sembrano vicini tanto da sfiorarli con le dita, un’anziana signora esclama: “Mai tanta neve dal 1956. E’ stata una catastrofe”. Un’altra donna, invece, chiede al sindaco quando riapriranno le scuole. A Letino, c’è voglia di ricominciare. Di tornare alla normalità. Intanto, non lontano da un gruppo di vecchietti indaffarati a parlare del tempo andato e dell’inferno bianco che talvolta ritorna spietato, le ditte locali sono al lavoro per pulire le strade innevate. Di neve ne hanno tolta tanta, ma manca ancora un po’ perché le vie possa di nuovo aprire al traffico. Proseguendo il giro e uscendo dal centro storico, grazie alla disponibilità degli uomini del corpo forestale, saliamo a bordo di un loro mezzo per dirigerci verso località Secine. Oltre il bianco, non si vede altro colore. I timidi raggi del sole illuminano la neve che pare brillare. Sul ciglio della strada c’è un signore che saluta. Ci fermiamo. Iniziamo a scambiare qualche parola, gli poniamo le solite domande. Quelle che dopo un po’ ti scocciano e ti portano a cercare d’impeto dialoghi più confidenziali. Dalle parole dell’uomo traspare la ferma volontà di vincere ogni disagio, ogni avversità. Di non arrendersi mai. E’ sicuramente per questo che egli ha preferito restare dallo scorso lunedì nella propria azienda agricola con più di 500 capi di bestiame. Lì ha preferito restare anche la sua famiglia. Dal più grande ai più piccoli. Quell’uomo, dagli occhi vispi e dal volto segnato dai sudori della fatica, è Filippo Di Cecco. Qui a Letino sono un po’ come lui. La gente sente il freddo e batte i denti. Soffre, ma non si arrende. Perché quando i cuori si stringono in nome della solidarietà, tutti i muri sono destinati a crollare. Anche subito. Francesco Mantovani
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