RIARDO – GLI AFFRESCHI BIZANTINI DI RIARDO, TRA STORIA, CRONACA E (DIS)AMMINISTRAZIONE

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RIARDO  –   Le cronache di queste ultime settimane hanno riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la presenza degli affreschi bizantini nel santuario della Madonna della Stella. A parte il dato storico, sul quale si dirà subito in seguito, qualche riflessione appare opportuna sullo stato di fatto e giuridico della Cappella che, come è noto, è tuttora di proprietà privata, sebbene di consolidato uso pubblico, quale luogo di culto dei riardesi.  Nell’anno 2004, l’Amministrazione Comunale dell’epoca affidò incarico per gli atti tecnici (accatastamento, frazionamento, ecc.), necessari per l’acquisto della Cappella e dell’area circostante e, nel 2008, manifestò la volontà di acquisirne la proprietà mediante apposita procedura giudiziaria, non instaurata perché la proprietà si dichiarò disponibile a cederla spontaneamente.  A questo punto, siamo nel 2009, l’allora vice Sindaco Vincenzo Landolfo chiese ed ottenne pieno mandato alla soluzione della questione, avendo egli garantito la sollecita stipula dell’atto di donazione, non senza millantare particolari amicizie personali ed affinità politiche con il rappresentate dei comproprietari.

Siamo arrivati a fine 2014 senza che l’atto di cessione al Comune sia stato fatto, rimanendo la questione irrisolta, al pari di altre affidate alle “cure” di Vincenzo Landolfo.  Se il percorso di trasferimento al Comune, cioè ai cittadini, fosse stato completato, anziché rimanere nelle manie autocelebrative di qualche amministratore distratto e disinteressato, non avremmo assistito alla confusione e al balletto di responsabilità che la vicenda ha causato, con l’Amministrazione passivo spettatore.  Come annunciato in premessa la “querelle” sugli affreschi della Cappella della Madonna della Stella serba in sé anche dei risvolti dal punto di vista storico-artistico o meglio offre spunti per una riflessione seppure non esaustiva su quelle” testimonianze visive presso i luoghi di culto-chiese santuari-o cappelle-legandole per certi versi e probabilmente ad una tradizione “campana” od ancora inserendole in un percorso post-desideriano dopo l’impulso dato dall’Abate Desiderio alle arti a Montecassino dopo il 1057 ,.addirittura richiamandosi per esse una sorta di “romanitas” risentendo forse delle pitture catacombali dopo la affermazione del Cristianesimo. Come si vede la congerie di riferimenti stilistici è talmente varia che anche gli storici dell’Arte che hanno dedicato studi e ricerche alla pittura altomedievale non sempre si muovono su identiche premesse storico-artistiche.-Addirittura per fare una esemplificazione-e per rimanere in un terreno contiguo a Riardo- chi ci potrà dire se “qualcuna delle immagini votive della Grotta delle Formelle a Calvi sia o no anteriore alla venuta dei maestri costantinopolitani?”(O.Morisani).

Questo per dire che discettare sugli affreschi di Riardo è cosa complessa ed ardua tenuto conto che gli artisti che operarono nella cosiddetta.” Capella della Stella”-fossero monaci o laici specialisti o girovaghi non ebbero certamente una” loro autonomia né fantastica né concettuale,né una personale partecipazione alle concrete tendenze dell’arte ed un loro personale contributo alla maturazione di particolari contributi”(F:BOLOGNA). Da ultimo-sempre per confermare la inopinata diversità di stilemi pittorici in un territorio abbastan-za prossimo alle terre dell’Alto Casertano nell’Abbazia di S.Vincenzo al Volturno – Isernia affreschi del 881-quei pochi rimasti-conservano secondo il Bologna” una grande libertà pittorica,una suprema facoltà di ispirazione…………………………… esprimendo  non una stanca fissità pittorica”.

Pertanto in una situazione di grande varietà stilistica così come si presentano gli affreschi di Riardo oggetto di una tesi di Laurea della D.ssa G. Di Martino- databili dalla fine del XI Sec. all’inizio del XIII Sec., presuppongono interventi diversi o mani o botteghe diverse tali che ad essi non può assegnarsi una unicità ed omogeneità di cultura artistica. Secondo gli studiosi i soli affreschi che pretendono una autonomia artistica sono quelli definiti Coppia dei Santi Apostoli e per questo rimandiamo alla tesi della D.SSA Di Martino (A.C. 1996/1997). Sarebbe stato certamente di grande utilità conoscere l’ antico luogo originario ove i primi affreschi quali?-videro la loro nascita,ma purtroppo esso fu distrutto da una incosciente cultura non idonea al­la conservazione di un “bene”artistico.

Alla luce di queste analisi seppure parziali,non trovandosi gli affreschi restaurati in una condizione di idonea conservazione se solo si fosse preferito il sito originario e non avendo essi quella organica unicità forse solo devozionale-non crediamo si debba gridare allo “scandalo” se sono stati allocati lungo le pareti .Si potrà con calma ripensare ad una più idonea collocazione degli affreschi che altro non sono che i “disiecta membra”di una realtà pittorica di” immagini contigue”ma di intonazione stilistica diversa.

Infine, e solo per dovere di cronaca,l’Assessore alla Cultura di Riardo si è fatto sentire in questo frangente? O come al solito si è aggrappato all’inesorabile silenzio?A proposito esiste un assessore alla Cultura? Ai Riardesi l’ardua risposta.

(comunicato stampa – Impegno in Comune)

 

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