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PIETRAVAIRANO – Caso Boffo, sotto processo impiegato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere

PIETRAVAIRANO –  Il moralizzatore Dino  Boffo  ex direttore di  Avvenire si costituisce parte civile nel processo che vede alla sbarra un impiegato del tribunale di Santa Maria Capua Vetere addetto al casellario giudiziario. Il dipendente si collegò dalla sua postazione di lavoro senza alcuna autorizzazione al servizio centrale del casellario giudiziario per scaricare tutti i carichi pendenti del direttore Boffo e permettere così al Giornale di divulgare la notizia della condanna che Boffo aveva subito per molestie ad una donna. Boffo era finito all’epoca dei fatti nel mirino del PdL per i suoi attacchi a Berlusconi ma qualcuno era riuscito a penetrare nel sistema centrale del casellario giudiziario e a scoprire  e a divulgare la fedina penale di Boffo sulla quale risultava una condanna trasformata in sanzione pecuniaria.  Il processo a carico di Francesco Izzo di Pietravairano davanti al giudice monocratico Morra del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L’istruttoria è ancora nelle fasi preliminari. Il tribunale ha proceduto solo ad accettare la costituzione della parte civile di Boffo danneggiato dal comportamento dell’impiegato.  Gli inquirenti sono risaliti ad Izzo a seguito dell’inchiesta che venne aperta dopo un esposto dell’onorevole Di Pietro  che chiese di indagare per scoprire chi avesse divulgato un documento segreto al quale non tutti se non gli addetti al lavoro previa autorizzazione potevano accedere. Venne fuori che al casellario giudiziario centrale era stata fatta una richiesta di accesso proprio dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere sul conto di Boffo. La pg poi arrivò ad Izzo l’unico addetto a quell’ufficio.  Boffo era finito sotto inchiesta nel mese dall’ottobre del 2001 al gennaio 2002, mese quest’ultimo nel quale, a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria, si sarebbe constatato il reato fino al rinvio a giudizio del direttore del quotidiano Avvenire, disposto dal Gip del Tribunale di Terni il 9 agosto del 2004.  Boffo fu a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, aveva una relazione. Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un’ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione.  Dino Boffo è stato il direttore di Avvenire per quindici anni, direttore e responsabile dei servizi giornalistici di Sat 2000, il network radio-televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo, nonché membro del comitato permanente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che detta le linee guida delle Università Cattolica del Sacro Cuore. Acuto osservatore della vita politica italiana e delle vicende che segnano il mutamento dei tempi e dei costumi, recentemente, in più d’una occasione, Boffo aveva espresso giudizi severi sul comportamento del presidente del Consiglio Berlusconi. Da qui la vendetta fino ad arrivare alla sua crocifissione mediatica che lo spinse alle dimissioni da direttore di Avvenire.

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un commento

  1. Paola Salvatorelli

    Se può servire……ti invio anche un altro articolo più…….fresco!!!!!