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CASERTA / PIEDIMONTE MATESE – FORZA ITALIA, SARRO: “MI MUOVO SULLE ORME DI COSENTINO”

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CASERTA — Per riorganizzare Forza Italia Carlo Sarro non sembra avere alcun dubbio: seguo le orme di Nicola Cosentino. Lo afferma lo stesso Sarro in una lunga intervista rilasciata ad Angelo Agrippa sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno. Una vita tra Napoli, dove risiede ed esercita la professione di avvocato amministrativista, e Piedimonte Matese, paese da cui proviene e dove è stato anche sindaco. Carlo Sarro, 55 anni, deputato, è stato di recente nominato commissario provinciale di Forza Italia a Caserta: la provincia — si diceva una volta — più azzurra d’Italia, ma anche dove la classe dirigente berlusconiana è stata letteralmente decimata dalle inchieste giudiziarie, prima con l’ex sottosegretario Nicola Cosentino (accusato di aver favorito il clan dei casalesi e tuttora detenuto a Secondigliano) e poi con Angelo Polverino (il consigliere regionale coinvolto nell’inchiesta su presunte irregolarità negli appalti della Asl) e quindi con Paolo Romano (l’ex presidente del consiglio regionale finito, pure lui, in un filone di inchiesta sulle nomine Asl).
Sarro, cosa rimane di Forza Italia a Caserta?
«Il lavoro fatto in passato da Cosentino e da chi gli è succeduto ha prodotto una classe politica capace e affidabile. E comunque Terra di Lavoro resta la provincia più azzurra d’Italia e con una notevole rappresentanza di sindaci e amministratori locali».
Insomma, la traccia di Cosentino resta?

«Veda, il caso Cosentino deve far riflettere. L’uso distorto della carcerazione preventiva è evidente: i fatti che vengono contestati a Nicola risalgono a oltre un decennio fa. Lui non ricopre più da tempo incarichi politici e parlamentari e in aggiunta si sta difendendo nei processi e non dai processi. A tutto questo, se posso, aggiungo che personalmente sono fortemente convinto della sua estraneità alle accuse».
Lo dice da cosentiniano?
«Lo dico per aver fatto il sindaco e come tanti altri amministratori di quel lungo periodo di leadership di Nicola Cosentino non ho mai ricevuto una segnalazione, una raccomandazione o subìto una pressione da lui. Ricordo che in occasione della battaglia per difendere i 600 posti di lavoro delle Manifatture del Matese non ha fatto mai mancare il suo supporto. Ed è quello che voglio fare anche io, seguire il suo esempio di impegno vicino alla gente».
Lei si reca spesso in carcere a fargli visita?
«Sì, e trovo ogni volta un uomo che affronta stoicamente la detenzione, ma che soffre profondamente sapendo di subire una evidente ingiustizia. Non c’è dubbio che su Forza Italia vi sia stata un’attenzione giudiziaria pesantissima su fatti che in gran parte non riguardano né episodi corruttivi, né di cattiva gestione della cosa pubblica».
Non vuole mica ridurre la portata di accuse come quella di aver favorito le organizzazioni criminali?
«No, ma su questo noto un accento di valutazione politica. Io stesso, nella XVI legislatura, in Senato, presentai interrogazioni circostanziate su attività sospette nelle amministrazioni di Melito e Acerra. Ma da garantista dico: lì non è mai stato proposto alcun accertamento giudiziario. Nessuno mi convincerà mai che certe eventuali contaminazioni abbiano interessato un solo partito e un solo territorio. E poi, per quale motivo la camorra avrebbe dovuto scendere a patti con esponenti di Forza Italia, da anni fuori dalla gestione, anzi all’opposizione, in Campania?».
Un altro cosentiniano, il senatore D’Anna, contesta la sua nomina a capo del partito a Caserta perché calata dall’alto.
«Militiamo in un partito dove l’elemento verticistico è un dato connaturato alla struttura organizzativa. Insomma, lo abbiamo accettato e dolersene è sospetto. Mi pare che anche la candidatura di D’Anna sia piovuta dall’alto. Ma non è tempo di far polemiche. Cerco di applicare il mio metodo: concentrarmi sul lavoro. Ho incontrato i consiglieri regionali e i sindaci. Poi vedrò i presidenti degli ordini professionali e i rappresentanti delle associazioni datoriali».
Non prova imbarazzo essere individuato come il senatore del condono in Campania, per via della sua implacabile battaglia per vedere applicati i benefici del condono che furono negati, nel 2003, dall’allora amministrazione regionale Bassolino?
«Tutt’altro, conferma che il mio metodo funziona politicamente. Non perché porti voti, quanto perché i cittadini finalmente individuano in chi fa politica non un approfittatore, bensì uno che li rappresenti in una giusta battaglia».

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2 commenti

  1. Congratulazioni per il nuovo ruolo all’interno del Partito. Tuttavia, non dimenticarti di quanto sta avvenendo a Piedimonte, dove una inesistente opposizione, sta consentendo a Cappello di agire da padre padrone nella Casa comunale, calpestando regolarmente i diritti dei cittadini e dei dipendenti comunali.

  2. Carlo, e orme di Cosentino conducono a San Tammaro. Non farti questi brutti auguri. Noi ti vogliamo bene. Fai come dice il commento sopra. caccia Cappello dalla città. Piedimonte vuole solo te.