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CASERTA (di Nando Silvestri) – Evasione fiscale in provincia di Caserta: una conseguenza del malessere economico, piuttosto che la causa

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CASERTA – L’Agenzia delle Entrate ha appena stilato una mappa dell’evasione fiscale italiana inducendo non poche riflessioni. La mappa del rischio evasione, che non esclude neppure il centro nord del Bel Paese, diventa evidente in Campania ove primeggiano Napoli e Salerno, seguite  a ruota da Terra di Lavoro. Più che una causa del malessere economico, l’evasione fiscale è da considerarsi un effetto della ridotta capacità dei contribuenti, della chiusura di troppe aziende, della caduta verticale del potere di acquisto di remunerazioni sempre più basse della produttività e, soprattutto, di un’oppressione fiscale assurda e irrazionale. Si pensi, difatti, che una pattuglia di verificatori e accertatori costa ai contribuenti oltre 70000 euro di stipendi a fronte di evasioni accertate di 100000 euro (dati Sole24Ore) dei quali, nella migliore delle ipotesi, solo un terzo viene recuperato effettivamente grazie alle contrattazioni e ai patteggiamenti avallati dalla stessa Agenzia delle Entrate attraverso adesioni e concordati accomodanti, vantaggiosi  solo per grandi evasori e operatori bendisposti. Inequivocabile segno che più si evade e meno si paga al fisco, subdolo e sleale perchè sempre più complice dei trasgressori e ipocrita censore degli “evasori di sopravvivenza”. Emergono anche ruoli pericolosamente destabilizzanti del fisco come quello di istigatore al suicidio e incitatore alla discordia sociale per il plagio di massa esercitato sui cittadini, morbosamente e spudoratamente indottrinati allo spionaggio, proteso all’estorsione di documentazioni fiscali e scontrini mediante promesse di fantomatici premi. La Guardia di Finanza di Caserta, ad esempio, si è spesso accanita su medici specialisti che offrivano magnanimamente sporadica consulenza gratuita ad anziane 88enni pretendendo emissioni di fattura “zero” attraverso  lunghi e costosi appostamenti teatrali culminati in penosi accertamenti successivamente contestati con fausto esito per i contribuenti sanzionati.  Sfugge, in genere, alle autorità e ad istituzioni come il prefetto l’uso improprio e oltraggioso delle risorse finanziarie pubbliche utilizzate talvolta dalle amministrazioni per  espandere conforti e prebende elitarie. Se gli onerosi versamenti dei contribuenti assurgono a mezzi economici a disposizione del tornaconto di oligarchie e potentati governativi, talvolta commisti a figure opache operanti ai margini della liceità, l’evasione fiscale resterà una formula fisiologica e inevitabile di sopravvivenza come ebbe modo di affermare il professore inglese Charles Adams. Lo sanno bene i contribuenti casertani che annaspano quotidianamente e 14 edicolanti su 20 che, a fronte di margini di profitti sempre più risicati e della crisi dell’editoria non hanno ancora pagato  (e non pagheranno almeno per ora) la Cosap più alta d’Italia. Il tutto avviene nella totale indifferenza del locale governo alle due istanze di dilazione e sgravio, inoltrate oramai senza esito da 4 mesi. Al danno la sorte aggiunge talvolta la beffa, dal momento che le edicole sono peraltro vittime di alberi d’alto fusto cadenti e di sindacati non meno insidiosi, che hanno definitivamente smesso di rappresentarle e tutelarle per subordinarne bisogni economici e lavorativi ad interessi particolari. In definitiva, per abbattere il triste primato dell’evasione fiscale basterebbe un uso meno individualistico, ma anche più congruo e razionale della finanza pubblica. Sarebbe altresì necessario ridurre le aliquote a livelli mediani, grazie ai quali si riuscirebbe concretamente a massimizzare il livello delle entrate fiscali, riducendo così il numero di accertamenti ed evasori a favore dell’intera comunità e dell’erario stesso, come ha matematicamente dimostrato l’economista americano Laffer.  La curva di Laffer indica difatti, che le entrate fiscali dello Stato sono massime proprio quando le aliquote si posizionano attorno a percentuali mediane, ovvero non particolarmente alte e neppure troppo basse. Nel nostro caso le aliquote si avviano a livelli massimi e, di conseguenza, si accentuano fenomeni evasivi ed elusivi, mentre le rimesse incassate dall’erario sotto forma di tributi precipitano vistosamente.

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