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VAIRANO PATENORA – TAVERNA DELLA CATENA E IL GIALLO DELLA PARTICELLA SCOMPARSA

VAIRANO PATENORA – Nella complicata e lunghissima vicenda che da generazioni attraversa Taverna della Catena, arriva anche il giallo della particella catastale scomparsa.  Un giallo che sembra favorire, in modo “simpatico” i proprietari che hanno commesso abusi edilizi sulla struttura dello storico incontro, mentre, dall’altro canto, penalizzerebbero il comune che intende acquisire a patrimonio dell’ente lo storico stabile.
Così nella precedente delibera con cui il comune acquisiva a patrimonio dell’ente la struttura Taverna della Catena, è stata citata una particella sbagliata. Ma l’unica particella disponibile.  Per sanare questo “curioso” aspetto, il consiglio comunale ieri sera ha annullato quella delibera. Quando l’ufficio tecnico sarà in grado di definire con esattezza la “vera” particella con cui si identifica Taverna della Catena, allora, forse, si farà un nuovo consiglio comunale per l’acquisizione a patrimonio dell’ente di Taverna della Catena.
La storia dell’immobile si arricchisce di un nuovo giallo per la particella catastale “magicamente” sparita. . Con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione in data 6.4.1967 l’edificio venne dichiarato di interesse particolarmente importante e quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela <<perché elemento dominante del quadro naturale sulla scena del quale si svolse lo storico incontro con cui si concluse il processo unitario del Risorgimento Nazionale tra Vittorio Emanuele II ed il generale Giuseppe Garibaldi>>. Un iter giudiziario – penale e amministrativo – che si protrae da oltre 41 anni la vicenda relativa all’immobile di Taverna della Catena. Una vicenda che si trascina dal lontano 1969 quando con un’istanza i proprietari  chiedevano il rilascio di una licenza edilizia per opere di ristrutturazione e consolidamento dell’immobile; una licenza che il comune  rilasciava nel dicembre dello stesso anno subordinandola al parere favorevole della Soprintendenza che però, l’anno successivo,  negava il nulla osta “in quanto le opere previste avrebbero apportato  alle linee architettoniche del monumento modifiche inaccettabili per la sua conservazione snaturandone del tutto il carattere. I proprietari eseguivano egualmente le opere di ristrutturazione dell’immobile ma le stesse venivano sospese. Il pretore di Teano condannava i proprietari chiarendo che gli stessi avevano eseguito le opere in totale difformità dalla licenza edilizia, realizzando un secondo e un terzo piano. Nel 1987  la Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per le province di Caserta e Benevento, contraddicendo se stessa, esprimeva parere favorevole alle richieste di sanatoria, presentata dai Tizzano.

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