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SANT’ANGELO D’ALIFE – Filiera corta, conflitti di interesse e budget ridotto: la norma Di Tommaso-Caporaso fa discutere

SANT’ANGELO D’ALIFE. Filiera corta, un progetto discutibile e confusionario. Il sindaco Crescenzo Di Tommaso ed il suo vice, Michele Caporaso, rivolgendosi al macellaio (solo uno) e agli allevatori locali, hanno reso noto che è possibile presentare istanza per ottenere dal Comune i contributi così come previsto da una delibera di giunta adottata lo scorso mese di agosto. In soldoni, si tratta di un incentivo una tantum. Il provvedimento si presenta lacunoso sotto molti aspetti. Prima di tutto, dietro questa norma, si cela  un non troppo velato conflitto di interesse. In secondo luogo, il progetto non è sostenuto da un preciso regolamento che lo disciplini. Restano forti dubbi, infatti, in merito alla copertura economica a sostegno della “leggina” visto che la maggioranza per il progetto filiera corta aveva approvato una variazione di bilancio di soli 1000 euro. Se le istanze supereranno questa soglia, chi sarà escluso? E secondo quali criteri? E poi, quale sviluppo per il territorio potrà mai portare un progetto con un budget così ridotto? E i piccoli produttori potranno mai beneficiare di questi contributi? Per intenderci, i piccoli allevatori, che non hanno aperto una partita Iva, come faranno a consegnare la fattura richiesta? Va da sé che il progetto sarà destinato a procurare denaro soltanto alle medie e alle grandi aziende.  In ultimo, è del tutto evidente che la ripartizione delle somme da elargire non rispetti assolutamente il criterio del peso dell’animale. In sintesi, a Sant’Angelo d’Alife, allevare e vendere polli potrebbe essersi rivelato un affare d’oro. Solo per qualcuno. Francesco Mantovani