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CELLOLE – Immigrata tratta come una schiava, ecco la mia triste storia

cellole (Melina Vitale) – Immigrata romena picchiata a sangue dal suo datore di lavoro. Da anni – Loredana Softoiu –  è  sfruttata, costretta a vivere  senza corrente elettrica, senza acqua calda, senza riscaldamento e senza servizi igienici. Lavorava 12 ore al giorno per appena 50 euro alla settimana. Quando diceva di voler andar via, allora veniva minacciata: ti tagliamo la testa e la buttiamo nel mare.  E’ questo il riassunto di una drammatica storia,  raccontata dalla vittima, trentatreenne, venuta in Italia come tante altre, a fare dei lavori che molti italiani si rifiutano di fare.  La vittima ha denunciato nella mattina di mercoledì 5 febbraio, le minacce e le violenze da parte di una famiglia italiana presso la quale lavorava.  Tutto capita nel pomeriggio del 31 gennaio, quando la signora, mentre trasportava in spalla due cassette di verdura, è spinta con inaudita violenza da Michele Della Corte, cade  sul braccio sinistro che si frattura.  La donna vive in Italia da nove anni come badante e da circa un anno e mezzo lavora presso le Aziende Agricole di Della Corte Michele, situate nelle zone limitrofe del comune di Cellole. Presso questa azienda, non solo lavorava nei campi ma anche come donna delle pulizie nella residenza Della Corte, per una scarsa paga e un misero vitto e alloggio. Da circa quattro mesi, il suo datore di lavoro, non solo non le retribuiva la paga ma spesso veniva picchiata senza un motivo rilevante (ammesso che possa esistere un motivo rilevante per picchiare un dipendente)  ma solo perché lui riteneva che fosse troppo lenta nel lavoro. Nonostante ciò la donna non ha abbandonato il suo incarico, dati i suoi problemi familiari. Dopo l’accaduto di venerdì, la donna  ha accusato immediatamente dolore ma il Della Corte l’ha costretta a lavorare rifiutandosi di soccorrerla e accusandola di non voler lavorare. Non sopportando il dolore, la domenica successiva, si reca presso l’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca, assieme ad una sua conoscente di Cellole. Dopo le cure, i medici rinviano la gessatura al giorno seguente, al fine di sottoporla a visite specialistiche.  Ritornata presso l’abitazione, non curandosi dello stato della donna, il Della Corte, la fa continuare a lavorare; Della Corte, non contento, la  picchia dicendole che non si doveva permettere assolutamente di andare in ospedale, minacciandola a morte qualora ci fosse ritornata. Il giorno seguente, non interessandosi delle parole dette, si reca ugualmente presso il san Rocco, dove, visitata dall’ortopedico, riscontra delle lesioni al braccio sinistro, per cui viene ingessata. La signora dichiara però di essersi fatta male accidentalmente, avendo paura di dire la verità. Nonostante ciò, tornata a casa, è costretta comunque a lavorare, in più il figlio di Michele, la picchia ripetutamente per quello che aveva fatto.  Solo nella giornata di ieri, si riesce a sottrarsi  alla violenza attuata nei suoi riguardi, avendo avuto aiuto da una persona di Cellole, il quale si è offerta di aiutarla fino a quando non avrebbe trovato una degna sistemazione e che non fosse guarita.  Sul caso, ora indagano i carabinieri della stazione di Cellole dovranno fare ulteriore

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