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ALIFE – Ufficio archeologico addio, incredulità in paese

ALIFE – Incredulità e delusione: questi sono i sentimenti che prevalgono tra gli alifani in questi giorni di inizio anno di fronte alle voci che continuano a circolare in merito al possibile trasferimento dell’Ufficio Archeologico da Alife.
Racconta un cittadino alifano, da sempre impegnato nella difesa del patrimonio archeologico che la notizia ha raggiunto perfino gli emigrati in America del Nord e del Sud, che sui social network hanno espresso tutto il loro sdegno di fronte alla prospettiva di vedere la città defraudata del presidio simbolicamente più importante a garanzia e difesa dell’identità del proprio paese di origine.  Ma perché avrebbe preso corpo l’ipotesi dello spostamento da Alife dell’Ufficio della Soprintendenza? Il punto è che nessuno riesce a trovare una ragione plausibile.  Un intero edificio è stato dedicato trent’anni fa agli Uffici, alla custodia ed all’esposizione dei reperti archeologici ritrovati nella città e nel territorio. Il Comune si è sempre puntualmente incaricato di garantirne la manutenzione e perfino il pagamento delle bollette elettriche, nella speranza che quello divenisse sempre più la “casa della memoria” di tutti gli abitanti. E non risulta che la nuova Amministrazione abbia, da questo punto di vista, mutato di una virgola l’orientamento di quelle che l’hanno preceduta.  Gli alifani si aspettano che la Soprintendenza intervenga per assicurare piena operatività  agli Uffici e di conseguenza  maggiore lustro al presidio museale, utilizzando meglio le forze locali e una maggiore e costruttiva collaborazione  con il Comune affinché ognuno faccia meglio la sua parte.  Certamente, invece, spostare il personale in altra cittadina viciniore significherebbe mortificare tali aspirazioni e, di fatto, condannare il piccolo museo attualmente esistente ad una completa marginalizzazione.  Siamo in un tempo in cui le amministrazioni del  territorio, di fronte alla crisi che incombe sempre più pesantemente, dovrebbero piuttosto fare fronte comune nella prospettiva di uno sviluppo armonico di tutto il comprensorio. L’idea che un Comune cerchi di accrescere il proprio “peso” a spese di un altro non costituisce certo il “viatico” migliore perché tutto questo si possa realizzare.  Non è più tempo di “capricci”  quando si è preposti alla cura dei beni comuni.
enzo martino

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