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MATESE / ROCCAMONFINA / CASERTA / NAPOLI – Acquedotti all’amianto, sono 21 i comuni a rischio: ecco l’elenco ufficiale

MATESE / ROCCAMONFINA / CASERTA  / NAPOLI – Acquedotti dell’Ato2 all’amianto.  Si tratta di condotte  che rappresentano un pericolo gravissimo per migliaia di persone. Sono vecchie condotte, alcune realizzate dopo gli anni ’50 e sono fatte da tubazioni in amianto-cemento, quindi con un alto rischio per la salute umana. Sono 21 – su 136 – i comuni interessati da condotte pericolose. Tutto certificato dalle mappe in possesso dell’Ambito Territoriale Ottimale 2.

Nell’area del vulcano di Roccamonfina i comuni interessati da condotte amianto cemento sono: Conca della Campania, Tora e Piccilli, Marzano Appio, Galluccio, Roccamonfina, Caianello

Nell’area del Matese i comuni interessati da condotte amianto cemento sono: Alife, Capriati a Volturno, Fontegreca, Gallo Matese

Nell’area del Montemaggiore i comuni interessati da condotte amianto cemento sono: Dragoni, Baia e Latina

Nell’area dell’Agro Caleno  i comuni interessati da condotte amianto cemento sono: Calvi Risorta, Bellona, Grazzanise

Nell’area del Litorale Domitio l’unico comune interessato dal problema delle condotte Amianto-Cemento è quello di Carinola

Nell’area di Caserta i comuni interessati da condotte amianto cemento sono: Casapulla, Portico di Caserta, Casagiove, Macerata Campania

Nell’area di Napoli Nord l’unico comune interessato dal problema è quello di Villaricca

Le condotte all’interno dei comuni, quelle che raggiungono ogni singola strada, non possono essere in cemento-amianto perché su questo tipo di condotta non si possono realizzare derivazioni. Possono essere in cemento amianto, invece, le condotte principali, (le adduttrici) cioè quelle che alimentano gli acquedotti comunali.  L’amianto, però, non fa queste distinzioni, così,  trasportato dall’acqua è capace di raggiungere qualsiasi rubinetto.  Sono oltre 112 i chilometri di condotte realizzate con tubazioni fatte in cemento-amianto. Il dato è certificato all’interno del piano (pagina 136) redatto dallo stesso Ambiato; un dettagliato studio realizzato fra luglio 2002 e marzo 2003, ancora oggi valido. Un ulteriore allarme che si aggiunge alle concentrazioni elevatissime di arsenico in diversi pozzi che alimentano l’acquedotto. Nelle zone a rischio sismico le condotte in amianto possono subire fratture che possono favorire una maggiore diffusione delle fibre di amianto nell’acqua potabile di decine di comuni. La diffusione dell’amianto nell’acqua potabile avviene attraverso diverse modalità. Il caso più comune di contaminazione, secondo Vito Totire, medico dell’AEA (Associazione Esposti Amianto) è quello dovuto alla corrosione delle tubature che, attraverso lo scorrimento dell’acqua, determina il trasporto delle fibre di amianto fino alle nostre case, dove possono essere ingerite o inalate dal consumatore. In Australia, ad esempio, è stato compiuto un esperimento rilevante sulla contaminazione domestica, riguardante il lavaggio di biancheria con acqua proveniente da condutture di cemento-amianto. È stato monitorato il rilascio di fibre da asciugamani che erano stati puliti in lavatrici collegate a condutture in amianto ed è così stato dimostrato che essi rilasciano fibre d’amianto ogni volta che vengono strizzati o utilizzati. I centododici chilometri di tubazioni potenzialmente pericolose si snodano nel sottosuolo dei 136 comuni che compongono l’Ato2; fra loro ci sono tutti i 104 comuni della provincia di Caserta e trentadue municipi della provincia di Napoli.  I primi tubi di cemento amianto risalgono al periodo 1913-1921 tutti prodotti dalla Eternit spa di Genova; da quell’epoca essi hanno avuto un impiego assai diffuso, sia nel funzionamento in pressione (condotte irrigue e d’acquedotto) che in quello a gravità (condotte di scarico). Le condotte in cemento-amianto vennero impiegate anche sulla base di  relazione tecniche che indicavano un bassissimo rischio per la salute umana. Un pericolo che diventa però altissimo con la cessione di fibre di amianto che è a sua volta connessa alla perdita di compattezza del manufatto in cemento amianto che si realizza per una lunga esposizione (alcuni decenni) agli agenti atmosferici o per danneggiamento ad opera dell’uomo. E’ quindi importante verificare che il manufatto sia in buone condizioni per escludere i rischi derivanti dalla dispersione di fibre.   Ogni anno vengono prelevati 520milioni di metri cubi di acqua, una parte da sorgenti naturali, il resto da pozzi realizzati in zone strategiche. Circa 245milioni di metri cubi sono gestiti dalla Regione Campania. Il 56% delle risorse regionali proviene dalle sorgenti (Biferno) fuori ATO e Torano e Maretto (in ATO). Circa 168 milioni di metri cubi di acqua, ogni anno, sono gestiti dall’Eniacqua (concessionario per la gestione dell’Acquedotto Campania Occidentale); di essi, circa il 60% proviene dalle sorgenti (Gari e Sammucro) ed il restante 40% da pozzi (Peccia e Montemaggiore). Dal campo pozzi del Montemaggiore (situato a Pontelatone) vengono prelevati ogni circa 20milioni di metri cubi di acqua ed immessi nelle condotte che arrivano nelle case di migliaia di persone. Le analisi svolte dalla TetraTech per conto della Nato hanno messo in evidenza concentrazioni altissime di arsenico – a volte quattro volte il limite imposto dalla legge. Stessa cosa per le sorgenti laziali e per i pozzi del Tavano e Galleria (Cancello – Maddaloni).

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un commento

  1. Nicola Pacelli

    Cosa aspettano i nostri politici (sic) nel bonificare questi acquedotti?