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ISERNIA – Paleolitico, quando il Molise era una savana. Il museo nazionale di Isernia

ISERNIA – Zanne di elefante, canini di ippopotami, le corna ramificate dei megaceri e quelle ritorte dei bisonti, gigantesche vertebre rotte per succhiarne il midollo. Sono i resti degli incredibili pasti consumati oltre 600 mila anni fa dai primi uomini europei, accampati sulle alture dell’attuale Molise che allora aveva l’aspetto assai meno tranquillizzante di una savana.   Frutto di una campagna di scavo avviata alla fine degli anni Settanta da Alberto Solinas dopo il primo fortuito ritrovamento durante la costruzione della superstrada Napoli-Vasto, questi reperti, tesoro del Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia, raccontano da domani anche ai più piccoli, con gli 800 metri quadri del nuovo Padiglione Didattico, l’avventura straordinaria della vita alle origini della nostra storia. Mentre un’eccezionale passerella sospesa consente di seguire dall’alto gli scavi ancora in corso.  Considerato tra i giacimenti paleontologici più importanti, meta da decenni di un fitto pellegrinaggio scientifico internazionale, questo sito così unico ha di fatto già all’attivo un paio di miracoli. Perché ad un anno e mezzo dall’apertura del primo padiglione (dedicato alla ricostruzione del paleosuolo) ha già richiamato 11 mila visitatori, certo non pochi per una città che ne conta in tutto 22 mila. E grazie a un progetto condiviso tra ministero, enti locali e università, sottolinea il direttore regionale Mibact Gino Famiglietti, ”si è anche impedita la fuga di cervelli” offrendo lavoro a 25 giovani archeologi molisani (cinque nel museo di Isernia, gli altri 20 in altri siti della zona da Sepino a Venafro).   Atmosfera un po’ scandinava e allestimento puntato su una comunicazione divertente e scientifica, con reperti e ricostruzioni  di ogni tipo ( l’allestimento è firmato da Key Communication e dall’ archeologa Massimiliana Pozzi) il nuovo grande padiglione didattico spalanca le porte sulla vita, faticosissima, dei nostri più lontani progenitori. Dei quali al momento possiamo solo ipotizzare le fattezze (nello scavo, insieme a tante prove della presenza dell’uomo non sono ancora stati trovati scheletri) ma che con tutta probabilità facevano parte del grande gruppo di Homo heidelberngensis, comparso nell’areale europeo almeno 600 mila anni fa. Di loro si sa comunque che per difendersi dai mille pericoli della savana, terra di grandi erbivori e dei loro predatori (tra i tanti c’erano anche gli orsi)  si accampavano su piccole alture circondate da acqua. E che si nutrivano di carne cruda e del midollo estratto dalle vertebre di quei bestioni, dopo averne trascinato le parti più ‘redditizie’ delle loro carcasse il più vicino possibile ai loro insediamenti.  Nel Padiglione Didattico il percorso di visita, organizzato in tre sezioni, accompagna il pubblico (anche i bambini che possono contare su pannelli dedicati a loro, oltre che su laboratori di scavo per toccare con mano la ricerca archeologica e imparare le abilità dell’uomo primitivo) in un viaggio che dal Paleolitico arriva fino all’età del Bronzo. Seguendo il fluire del fiume Volturno, ricostruito con un tappeto di led blu, si incontrano sulle sponde reperti originali e fedeli ricostruzioni delle abitazioni primitive, in capanna e in grotta, e delle prime attività artistiche di incisione nella roccia. Costruito a partire dal 1999 e finanziato da Stato e Regione Molise con circa 10 milioni di euro il Museo Paleolitico di Isernia conta oggi tre padiglioni inseriti nel parco archeologico. Il progetto, firmato da Benno Albrecht dello studio Associati di Brescia, ha vinto un premio (il Palladio) nel 1988, prima ancora di essere realizzato. Ora punta a diventare un modello  e un’occasione di rilancio, anche per l’occupazione culturale. (ANSA).

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