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CASERTA – Acqua all’amianto, Picierno interroga il Ministro

CASERTA – Acqua all’amianto, l’onorevole Pina Picierno, interrogazione a risposta orale Al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. – Per sapere – premesso che: da quanto emergere da alcune inchieste giornalistiche, tra cui quella condotta dal Corriere del Mezzogiorno, in alcuni comuni della provincia di Napoli e di Caserta, le aree cioè afferenti l’Ato 2, sarebbero ancora in uso, perché mai sostituite, condotte d’acqua realizzate con tubature in cemento e amianto (C/A), vale a dire il pericolosissimo Eternit; l’utilizzo di siffatte condotte ha riguardato vaste aree del Paese e si tratta di tubature che hanno in media circa cinquant’anni. Le prime tubature in cemento e amianto risalgono al periodo 1913-1921, tutte prodotte dalla Eternit SpA di Genova. In Campania sarebbero oltre 112 i chilometri di condotte realizzate con tubature in cemento e amianto, vale a dire circa il 7 per cento della rete, così come certificato dal piano d’ambito redatto dall’Ato 2 Napoli-Volturno; i 112 chilometri di tubature all’amianto, potenzialmente pericolose, si snodano nel sottosuolo di 136 comuni, che comprendono tutti i 104 comuni della provincia di Caserta; da quanto risulta, l’Ato 2 aveva approntato un piano finanziario per una serie di interventi sulle vecchie condotte che individuava, a partire dal 2003, in circa 5 anni il tempo necessario per sostituire le tubature in amianto. Tuttavia non sarebbe competenza dell’Ato 2 intervenire materialmente per sostituire tali condotte d’acqua, ma sarebbero gli stessi Comuni interessati, per la rispettiva tratta, a dover sostituire le tubature in cemento e amianto; secondo il direttore dell’Ato 2, l’ingegner Ugo Bruni, <<non è possibile, senza uno studio preciso, stabilire in quali comuni e in che misura sono state eliminate le condotte>>; la presenza della condotte in amianto, proprio nel territorio tristemente noto come “Terra dei Fuochi”, martoriato dall’interramento di rifiuti tossici, desta, se possibile, ulteriore allarme per la salute dei cittadini, in quanto le fibre di amianto nell’acqua si aggiungono alla elevatissima concentrazione di arsenico in diversi pozzi che alimentano l’acquedotto. La diffusione dell’amianto nell’acqua – come spiegato dal dottor Vito Totire, medico dell’Associazione Esposti Amianto (Aea) – avviene mediante corrosione delle tubature che, attraverso lo scorrimento dell’acqua, determina il trasporto delle fibre di amianto nelle abitazioni, dove possono essere ingerite o inalate dal consumatore. Peraltro, nelle zone a rischio sismico le condotte d’acqua possono anche subire fratture che farebbero impennare la concentrazione dell’amianto nelle acque; non sembrerebbe del tutto convincente quanto riferito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui <<non esiste alcuna prova seria che l´ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell´acqua potabile>>. Il D.M. 14 maggio 1996, all’Allegato 3, pur rimandando alle citate considerazioni dell’OMS, pone l´attenzione sul possibile rilascio di fibre da tubazioni o serbatoi in C/A. Il d.lgs. 2 febbraio 2001, n.31, attuativo della Direttiva Europea 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano (Water Quality for Human Consumption), non stabilisce, all’art. 4 (Obblighi generali), alcun obbligo inerente alla presenza di amianto nell’acqua e, di conseguenza, non definisce alcun limite – così come fanno gli Allegati I, II e III per le altre sostanze contaminanti – per tale parametro -: se e quali iniziative, per quanto di sua competenza, e d’intesa con gli enti locali interessati, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di fare finalmente chiarezza sul tema e tutelare il diritto alla salute dei cittadini, anche intervenendo, eventualmente di concerto con i Dicasteri competenti, per la sostituzione delle condotte d’acqua in amianto.

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