Teano / Alife / Sessa Aurunca – Ci sono parroci che sfoggiano costosissime auto, capi firmati e conducono una vita dispendiosa. Altri, ancora, capaci di impiegare grosse somme di denaro per ristrutturare immobili di proprietà personale o familiare, cifre importanti che la gente comune non riesce ad accumulare nemmeno in una intera vita lavorativa. Questo tipo di parroco non è certamente un buon esempio di cristianità, di ministro di Dio al servizio dei fedeli; soprattutto non è in linea con i valori raccomandati da Papa Francesco. Purtroppo il “prete” firmato, quello attaccato alle cose terrene, appare in “aumento”.
Ci sono altri preti, invece, che conducono una vita perfettamente in linea con le loro entrate economiche e con la loro missione, preti che come ogni altro padre di famiglia, devono fare i conti al centesimo per arrivare a fine mese.
Così, come capita in molti paesi delle diocesi prese in considerazione (Teano Calvi Risorta, Alife Caiazzo, Sessa Aurunca Mondragone) si vedono parroci in “gran spolvero” e parroci “modesti”.
Ma come fanno certi parroci a mantenere un tenore di vita degno di un valente imprenditore? Non si capirà mai fino in fondo. Probabilmente “trovano” le risorse necessarie in altre “strade”, in altre “faccende”.
Eppure i conti sono semplici di fare. Partiamo da un concetto numerico molto semplice: lo stipendio mensile (sostentamento) di un parroco è di circa 1.200 euro al mese mentre quello di un vescovo di circa 2.000 euro al mese. Poi ci sono le offerte dei fedeli, ed altre entrate simili. Per quanto riguarda le offerte dei fedeli esse dovrebbero essere trattenute dal prete solo in piccolissima parte, il resto dovrebbe arrivare nelle casse della Diocesi.
E qui entra in ballo l’onestà del prete nel dichiarare ogni centesimo ricevuto e sul quale ha diritto da una percentuale. Se è onesto lo fa, altrimenti incassa tutto per se e pace e bene a tutti.
La parrocchia è la circoscrizione territoriale più piccola ed è gestita dal parroco, a cui spetta la responsabilità della cura spirituale dei fedeli. Il parroco celebra Messa, compie tutti i compiti del ministero pastorale e vive in una parrocchia di cui è responsabile. La remunerazione mensile dei sacerdoti, così come quella dei vescovi, si basa su un sistema a punteggio che varia in base all’anzianità e all’ufficio ricoperto.
Saprà il vescovo Cirulli, persona onesta e per bene, porre un freno a questa deriva?
