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DRAGONI – Giovane prete trucidato dai nazisti, settanta anni fa l’uccisione di Biagio Mugione

DRAGONI –  Il  sacerdote don Biagio Mugione, fu trucidato dai nazisti a Dragoni nell’ottobre del 1943.  Ecco il ricordo di Nicola Pacelli: ” Sono trascorsi 70 anni dalla barbara uccisione del giovane sacerdote don Biagio Mugione avvenuta in Dragoni (18 ottobre del 1943). Il corpo fu ritrovato in un fossato adiacente la stradina comunale di fronte a palazzo Palmieri. Per il riconoscimento, fu chiamata anche mia zia, Maria Calacone che riconobbe il corpo, già in avanzato stato di decomposizione che mi racconta quanto segue: “nei giorni precedenti l’assassinio, fu visto, piangente, prigioniero su un carro armato dei tedeschi! Qualche giorno prima, gli avevano strappato un’orologio d’oro dal suo braccio, così confidò a mio padre. Il sacerdote si fermava spesso presso la casa paterna e mio padre, Nicola, gli diceva di non farsi vedere, perché le SS rastrellavano la zona, portando con loro uomini e donne che trasferivano poi a Cassino. In quello scorcio della seconda guerra mondiale, quasi tutte le persone giovani s’erano portati in collina, a ridosso del Paese, per sfuggire ai rastrellamenti dei militari nazisti. C’era un comando di tre tedeschi nel palazzo dei de Magistris nella frazione di S. Marco di Dragoni. Venne nel nostro Paese, presso il suo confratello, Antonio Capezzuto, parroco di S. Biagio alla frazione di S. Giorgio, quando la sua chiesa fu minata. Giornalmente, dopo aver celebrato la Messa, si recava a fare visita ai suoi genitori ospitati dalla famiglia del sig. Simeone Rotondo alla frazione Aschettini.
Era un sacerdote colto, parlava l’inglese e il francese, gli piaceva la musica e suonava bene il piano, che s’era portato da Cardito, suo paese natio. Cercava di salvare i giovani dall’ignoranza, insegnando non solo catechismo, ma anche greco e latino. Ci accompagnava in gita per i santuari. Usava la macchina fotografica e sviluppava e stampava le foto. Scrisse e musicò un canto “Il suo celeste impero” che ancora oggi è introdotto fra le preghiere della Messa. Compose inno e parole al patrono, S. Ferdinando. Con lui l’associazione di Giovani di Azione Cattolica rifiorì. Era buono, sorridente, ottimista. Bastava il suo sorriso per rincuorarci degli affanni e della durezza che si viveva in quell’epoca. Ricordo che istituì il pranzo dei poveri, in occasione della festa di S. Ferdinando. Stava cambiando, con il suo speciale modo di fare, la cultura ed il modo di vivere di tutti noi. Fu una grave perdita! Ne conservo un’ottimo ricordo”.  Mi ha raccontato anche altri episodi della sua breve, ma intensa e proficua vita pastorale nei nostri Paesi. Non l’ho conosciuto, ma anche se sono e rimango critico nei confronti d’una Chiesa sorda ai dettami del Vangelo (spero che con questo Papa la…musica cambia…), mi piace scrivere su questo prete illuminato (tradusse, “Il conforto del Sig. Du Perrier sulla morte di sua figlia”, di Francois De Maleherbe), d’infinità bontà, attento ai bisogni profondi dell’uomo, quali il sapere, senza il quale l’uomo è destinato al degrado morale, economico, sociale. Onore a don Biagio Mugione e a tutte le persone che riescono a portare l’uomo verso il progresso”.

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