Roccaromana – Il processo a carico dell’imprenditore – Scipione Di Matteo, titolare della struttura ricettiva Donna Fausta – entra nel vivo. Nell’ultima udienza svoltasi davanti al giudice monocratico di Santa Maria Capua Vetere, è stato ascoltato il perito tecnico nominato dalla Procura della Repubblica. Le parti in causa hanno acconsentito all’acquisizione della perizia redatta dal tecnico. Subito dopo il giudice ha rinviato il prosieguo alla prossima udienza fissata per maggio 2025 quando saranno ascoltati altri testimoni. Nel giudizio il comune di Roccaromana si è costituto parte civile attraverso l’avvocato Angelo Musco.
Tutto parte da una indagine condotta dai carabinieri forestali che nell’aprile del 2022 diedero esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari, della struttura di ristorazione e catering per eventi sita in Roccaromana, per plurime violazioni urbanistiche inerenti il complesso ricettivo ricadente in zona agricola vincolata, sottoposta a vincolo idrogeologico e paesistico. L’indagine è scaturita da un servizio di controllo del territorio nel mese di settembre del 2019 dai militari forestali che notarono l’esecuzione di lavori in corso di un’area verosimilmente pertinente al fabbricato di ristorazione, ove era stato realizzato un viale alberato con fondo rialzato rispetto alla quota del terreno, ed erano in esecuzione lavori di scavo e sbancamento di materiale calcareo e terroso nonché eradicazione di soprassuolo boschivo e conseguente scavo e sbancamento del sottostante strato di terreno. Alla luce delle prime risultanze investigative e degli esiti della relazione di sopralluogo e di accertamento tecnico descrittivo di tutte le opere, la Procura disponeva una consulenza tecnica che consentiva di accertare l’esecuzione di lavori in zona sottoposta a vincolo idrogeologico e paesistico, in totale difformità dai titoli rilasciati e senza darne preavviso al competente ufficio della Regione, in carenza della preventiva autorizzazione sismica. Sulla base degli elementi acquisiti la Procura chiese il sequestro preventivo della struttura, richiesta accolta dal Gip. Successivamente il giudice per la convalida dissequestro la struttura permettendo la prosecuzione dell’attività.
