Carinola – Il clan Cipolletta avrebbe gestito una piazza di spaccio nel carcere di Carinola rifornito di droga con droni. Questa mattina i carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo Castello di Cisterna hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 27 persone (di cui 23 sottoposte alla custodia in carcere, 4 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate secondo gli organi inquirenti, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di tentata estorsione, estorsione, detenzione e porto di armi, pubblica intimidazione con uso di armi, incendio, tentato omicidio, ricettazione, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione a fine di spaccio di droga, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, rapina, usura, sequestro di persona, delitti aggravati dal “metodo mafioso” e dalla finalità di agevolare le due cosche. Sono coinvolti nell’indagine: Salvatore Ferretti, Raffaele Carretta, Luigi Di Fenza, Nunzio Esposito, Aniello Ferretti, Felice Ferretti, Domenico Forino, Felice Pirozzi, Carmine Ambra, Beniamino Cipolletta, Olindo Cipolletta, Salvatore Cipolletta, Pasquale D’Onofrio, Raffaele Pio Esposito, Diego Ferraro, Francesco Cipolletta, Sabatino Edificante (alias ‘o malese), Armando Tammaro e Vincenzo Basso.
Dall’inchiesta è emersa una ‘faida’ fra le due organizzazioni criminali con lo scopo di stabilire il predominio sul territorio e, in particolare, sul mercato della droga. I due clan avrebbero realizzato azioni di fuoco, incendi e tentati omicidi in danno di appartenenti al gruppo rivale.
In manette anche quattro minorenni, sarebbero stati assoldati dal clan Cipolletta “sia come partecipi dell’associazione sia come ‘manovalanza’ per il compimento di specifici reati volti ad agevolarne il programma criminale”, spiega la Procura. Questa manovalanza sarebbe stata reperita facilmente e a basso prezzo: risulterebbe, infatti, dagli esiti investigativi che il pagamento “a cottimo” dei partecipanti prevedesse per i minori un compenso ridotto rispetto a quello dei maggiorenni. Malgrado questa “minore considerazione” da un punto di vista remunerativo, tutti gli indagati – precisa la procura – avrebbero mostrato una particolare violenza ed efferatezza, spesso eccessiva rispetto allo scopo, di cui si sarebbero poi vantati, probabilmente con l’intento di accreditarsi agli occhi del capo.