SESSA AURUNCA / CELLOLE – Hanno deciso di andare a caccia di cinghiali nonostante la chiusura della caccia (avvenuta lo scorso 30 gennaio). Quindi non si trattava di una battuta di caccia bensì di un’azione di bracconaggio, in violazione della legge che regola l’attività venatoria. La vittima. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare se le regole fossero state rispettate.
Ma le violazioni in questa triste vicenda sono davvero diverse e tutte gravissime. Antonio Padolone, la vittima, 60enni di Sessa Aurunca, avrebbe preso dalla sua casa due fucili, regolarmente detenuti, consegnandone uno nelle mani del suo amico, Antimo Palmieri, 47enne di Cellole, sprovvisto di porto d’armi e di regolare permesso per la caccia. Si sono avviati nei campi in attesa dell’arrivo di qualche cinghiale. Purtroppo è partito un colpo che ha ucciso all’istante Antonio. Ora Antimo è indagato per omicidio colposo, porto abusivo di arma da fuoco e violazione della legge che regola l’attività venatoria. Secondo la sua versione fornita ai carabinieri, sarebbe avvenuto tutto per una tragica fatalità, il colpo sarebbe partito accidentalmente durante una caduta. Antonio Padolone sarebbe morto sul colpo. Era a caccia nei pressi del Garigliano, verso la ex centrale nucleare, quando sarebbe stato raggiunto da un colpo di fucile esploso, in maniera accidentale, dall’amico di battuta. Il corpo di Antonio è stato trasferito al reparto di Medicina legale dell’ospedale Civile di Caserta dove nelle prossime ore si terrà l’esame autoptico.
